Bimba uccisa in lavatrice, fermata la madre.

Sconvolta ha gridato agli investigatori: "Salvate la mia.....................(1)  Vittoria". E' accusata di omicidio aggravato: perizia psichiatrica

 

DA UNO DEI NOSTRI..........................................(2)  INVIATI

SONDRIO - Ha brevi lampi di lucidità in un mare di nebbia. "Salvate la mia.....................(3)  Vittoria", ha esclamato improvvisamente mentre gli inquirenti scena di tragica pazzia: "Ho fatto il bucato - mormora - adesso devo portare a letto la mia.....................(4)  bambina...", ed è sprofondata nella prostrazione. Insieme con il bucato, nello sportello della lavatrice, domenica sera - era la festa della mamma e tanti parenti si erano riuniti in casa della madre di lei, Onorina - Loretta aveva infilato la "sua.....................(5)  Vittoria", la secondogenita di otto mesi, schiacciando poi il bottone dell'avvio. Quando più tardi il marito, Venanzio Compagnoni e l'altra figlioletta Elisa, 11 anni, sono rientrati nella casa sui monti di Valfurva, Loretta era inchiodata, gli occhi fissi nel vuoto, davanti all'elettrodomestico che aveva completato il programma, compresa la centrifuga.

Per Vittoria, morta annegata nella lavatrice, la madre Loretta Zen, 32 anni, è ora piantonata nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Sondrio con l'accusa di omicidio aggravato. Il fermo, disposto dal sostituto Elvira Antonelli, dovrà essere convalidato dal gip, ma pare difficile che l'infanticida dall'ospedale passi in carcere: "Dobbiamo procedere ad ulteriori accertamenti comprese le perizie psichiatriche - ha spiegato il procuratore Gianfranco Avella - ma bisogna che la donna sia curata. In queste condizioni può compiere qualsiasi gesto". Nessuna parentela con Cogne, precisa il procuratore Avella, sottolineando che la magistratura ha agito in sintonia con le forze dell'ordine. Poi, interviene il comandante dei carabinieri Francesco Capone: "Sono stati gli stessi familiari a indicare Loretta come unica responsabile. "Soffriva di crisi depressive - hanno detto - e pochi giorni prima l'aveva visitata lo psichiatra". A parte le frasi smozzicate di Loretta, la verità su quel pomeriggio si è riusciti a ricostruirla soprattutto con i racconti dei parenti. Eccola dunque la ricostruzione della tragica giornata: gia di prima mattina i coniugi Compagnoni con le figliolette lasciano l'abitazione e raggiungono, sempre a Valfurva la casa di Onorina, in un'altra frazione del Comune. Venanzio pero si allontana subito: va a Morbegno per una corsa podistica. Al rientro, sono le 15, da nonna Onorina c'e gente: la mamma di Venanzio, i due fratelli di Loretta, Artemio e Giuseppe. C'e la torta, si chiacchiera. Loretta è appartata, triste, dopo la morte di papà Vittorio - alla figlioletta per ricordarlo hanno dato lo stesso nome - non sembra capace di riprendersi. Ogni tanto pero cerca di partecipare alla festa: "Mamma, ti voglio tanto bene", esclama rivolta a Onorina, un che di forzato nella voce. Alle 17 Venanzio va in auto a fare il pieno a Livigno, zona franca e si porta dietro Elisa. Un po' alla volta se ne vanno tutti. Ultima a lasciare la casa Onorina, per la messa delle 18. Per mezz'ora mamma Loretta e Vittoria restano sole. Alle 18,30 tornano Lorenzo ed Elisa. Loretta è in piedi rigida davanti alla lavatrice. Poi scoppia in lacrime quindi ricade nello stato catatonico. Che cosa è successo? Elisa urla. "Vittoria è qua dentro" e punta il dito verso l'oblò. Venanzio si aggrappa allo sportello, ma non riesce ad aprirlo. Chiama un cognato e in due riescono ad estrarre la piccola che per 10 minuti era rimasta sballottata nel cestello con la biancheria e il detersivo. Non respira, dalla bocca escono acqua e schiuma. Accorre gente, qualcuno porta via Elisa, un altro chiama il 118. Loretta è come se non ci fosse. Arriva l'ambulanza, poi l'Elisoccorso con il medico che constata la morte di Vittoria. Alle 19 i carabinieri trovano Venanzio stravolto, incredulo. La ricostruzione insieme con tutti gli altri familiari continua fino alle 4 di lunedì. Per sottoscrivere i verbali tutti in caserma a Bormio. Solo di poche righe quello di Loretta. Alle 6 un'ambulanza trasferisce l'infanticida all'ospedale di Bormio. Nel pomeriggio a lei il pm contesta reato di omicidio aggravato. Loretta sembra non rendersene conto.

 

[Andrea Biglia - CORRIERE DELLA SERA, 14 Maggio 2002]