MALI CULTURALI - PROBLEMI DI STRAORDINARIA BUROCRAZIA

Per sistemare Pompei ci vuole il generale

Dipendenti che non parlano inglese, traffici sospetti di biglietti omaggio, continui ostacoli sindacali: il city manager degli scavi più importanti del mondo getta la spugna. E il ministro invia un militare.

 

Quando ha letto il suo curriculum, Giuliano Urbani ha tirato un sospiro di sollievo: «Laggiù ci vuole proprio uno come lui, un militare». Finalmente: dopo............................(1)  sei mesi di tentativi a vuoto, il ministro per i Beni culturali aveva trovato la persona che cercava. E soprattutto, dopo............................(2)  tanti rifiuti, aveva trovato un uomo disposto a correre il rischio: il generale dell'Aeronautica militare Giovanni Lombardi, che da venerdì 11 gennaio è il nuovo city manager (una sorta di direttore generale della zona) per gli scavi di Pompei. Quella che gli ha affidato il ministro Urbani è quasi una missione impossibile: una guerra contro..........................................(3)  la burocrazia opprimente, il filibustering sindacale e la malavita organizzata, già combattuta, e purtroppo persa, dal predecessore, un manager di vasta esperienza come Giuseppe Gherpelli, diessino della scuola emiliana, a cui il governo dell'Ulivo aveva affidato il compito di salvare dal degrado il patrimonio archeologico più ricco del mondo.

Dopo............................(4)  tre anni di fuoco vissuti in prima linea, nel giugno scorso Gherpelli si è dimesso. Non se l'è sentita di continuare a combattere contro..........................................(5)  i mulini a vento. «Dovevo gestire gli scavi di Pompei come un'azienda privata, ma con personale che non voleva perdere lo status di dipendente pubblico. E dovevo contrattare ogni cosa con una miriade di sindacati e sindacatini che non avevano voglia di contrattare un bel nulla» dice a Panorama, raccontando la sua storia. Il difetto, come si dice, era già nel manico. E Gherpelli se ne rende conto appena sbarcato in Campania, il 25 marzo 1998. C'è arrivato sospinto dalla volontà dell'allora ministro per i Beni culturali, Walter Veltroni, promotore di un progetto pilota, unico nel suo genere, che concede autonomia amministrativa e gestionale alla soprintendenza archeologica di Pompei. Ma la relativa legge, appena approvata dal Parlamento, è un orrendo pateracchio, frutto di un compromesso imposto dai parlamentari e dai sindacati napoletani. «Il paradosso» ricorda Gherpelli «era che io dovevo dirigere con i criteri di un'azienda privata, ma di fatto senza...................................(6)  alcun potere sul personale, rimasto alle dipendenze del ministero. Io dovevo tirare su quella baracca senza...................................(7)  poter assumere, licenziare, trasferire, affidare qualifiche e mansioni». Quando si insedia, il city manager ha davanti a sé un quadro catastrofico. L'incuria, nel corso degli anni, ha provocato danni ingenti. Crolli all'interno degli edifici antichi. Vengono giù anche gli affreschi, o si sbiadiscono per mancanza di interventi di restauro conservativo. I casi più tristemente famosi sono quelli della Casa del Labirinto, dove il soffitto è rovinato sulle colonne del peristilio, e della Casa dei Vettii, dove si è aperta una voragine nella zona rustica. Gli scavi sono minacciati anche dalle piante infestanti: in molti casi, rami e radici hanno squarciato i mosaici di pavimenti e affreschi. L'erba secca copre vaste aree, col rischio di incendi (nel 2000 se ne sono verificati due, per fortuna senza...................................(8)  conseguenze drammatiche). E poi i danni provocati dagli stessi visitatori (quasi 2 milioni e mezzo l'anno), costretti a concentrarsi nelle poche aree aperte al pubblico e, in qualche caso, alle prese con i disagi dovuti alla carenza di servizi igienici. Il susseguirsi anche di furti e atti di vandalismo ha riacceso l'attenzione sulla vulnerabilità del sito e sull'inadeguatezza dei sistemi di sorveglianza. Particolari di affreschi, pezzi di calchi ricavati dall'impronta lasciata dalle vittime dell'eruzione, lapidi e statuine (per fortuna solo riproduzioni di originali conservati al Museo archeologico di Napoli) sono stati trafugati o distrutti. La sorveglianza, affidata ai soli custodi, non basta. E Gherpelli, fra i primi atti della sua gestione, fa montare un sistema di telecamere a circuito chiuso. Ma l'impianto, inaugurato in pompa magna, non entrerà mai in funzione per l'impossibilità di raggiungere un accordo sindacale sul personale da destinare alla centrale di controllo. Il personale: il problema dei problemi. Nel parco archeologico più visitato del mondo da turisti di tutti i paesi, pochissimi dipendenti parlano l'inglese: alcuni se la cavano con poche frasi di circostanza, la stragrande maggioranza non conosce neppure una parola. Ma riuscire a convincere i sindacati che il personale deve riqualificarsi, che oltre alle lingue bisogna imparare anche l'uso del computer e nozioni di marketing, si rivelerà un'impresa impossibile. Il city manager passa giorni interi davanti alla biglietteria per capire che cosa non funziona. Si accorge che non esiste neppure un responsabile del servizio perché il contratto non lo prevede. Scopre un giro impressionante di biglietti omaggio (1.500 al giorno) e di biglietti falsi venduti sul mercato nero. Tutti introiti sottratti alle casse della soprintendenza e al fisco. E che vanno invece a rimpinguare le tasche di alcuni boss locali che hanno esteso il proprio controllo ai parcheggi e alle bancarelle intorno agli scavi. Gherpelli prepara un dossier e lo invia alla magistratura. Ma l'unico risultato è quello di accrescere l'ostilità dei sindacati. Scattano scioperi improvvisi. Oppure, per evitare il danno economico ai dipendenti, vengono convocate assemblee sindacali: così, nei momenti di maggior afflusso di visitatori, gli scavi rimangono chiusi. A volte si arriva persino a provocare incidenti per tenere in scacco gli amministratori. Il quadro è allucinante. L'unico servizio che sembra funzionare è il Ristorante internazionale, dal 1950 in gestione a una famiglia napoletana e anche l'unico presente all'interno degli scavi. Esercita la propria attività (oltre alla ristorazione, vendita di guide e gadget) su un'area di oltre 1.500 metri quadrati senza...................................(9)  versare neppure una lira alla soprintendenza. Gherpelli pone il problema, ma nulla cambia. Il city manager riesce comunque a combinare qualcosa. Informatizza la biglietteria e crea alcuni servizi (dall'organizzazione di mostre all'apertura di una libreria) che affida in gestione a gruppi privati dopo............................(10)  regolari gare d'appalto. Organizza anche un servizio informazioni agli sportelli con giovani laureati dalla buona conoscenza delle lingue. Ottiene anche un notevole aumento degli incassi. Fa quel che può, contando sull'aiuto di quella parte dei dipendenti che capiscono l'importanza dell'impresa. Ma non è molto. Non è quanto sarebbe necessario. Sollecita Giovanna Melandri (che nel governo di Massimo D'Alema ha preso il posto di Veltroni al ministero per i Beni culturali) a mantenere la promessa di trasferimento del personale alle dirette dipendenze del city manager. Ma non succede niente. Dopo............................(11)  le elezioni dell'11 maggio, Gherpelli si dimette. Spiega a Panorama: «Ho deciso di andare via due anni prima della scadenza del mio contratto, nonostante......................................................................(12)  gli inviti del ministro Urbani a restare. Ero stanco, molto stanco. E avevo anche problemi personali». Camorra? Gherpelli non lo dice. Ora a Pompei sta per arrivare un generale dell'Aeronautica.

(ha collaborato Laura Cesarano )

 

[Giovanni Fasanella – PANORAMA, 18 genn. 2002]