IL MESTIERE DI STORICO.
IL MESTIERE DI STORICO.
"La diversita' delle testimonianze storiche e' quasi infinita. Tutto
cio' che l'uomo dice o scrive, tutto cio' che costruisce e che
tocca, puo' e deve fornire informazioni su di lui. E' curioso
constatare quanto inesattamente le persone estranee al nostro
lavoro valutino l'ampiezza di quelle possibilita'. Cio' e' dovuto al
fatto che esse rimangono fedeli a un'idea antiquata della nostra
scienza: quella del tempo in cui si sapevan leggere soltanto le
testimonianze volontarie. Paul Valery, rimproverando alla 'storia
tradizionale' di lasciare nell'ombra 'fenomeni considerevoli', e
purtuttavia 'piu' gravidi di conseguenze, piu' capaci di modificare
la vita avvenire di tutti gli eventi politici', proponeva come
esempio 'la conquista della terra' mediante l'elettricita'. Su di che
si puo' pienamente consentire. E' sventuratamente sin troppo
vero che questo immenso soggetto non ha ancora dato occasione
a nessun lavoro serio". Ad oltre cinquanta anni da quando Marc
Bloch scriveva queste considerazioni (Apologia della storia,
Torino 1969,
pp. 70-73, passim) la ricerca storica ha ampiamente esplorato i
'fenomeni considerevoli' per i quali Vale'ry reclamava attenzione,
e le aziende elettriche, con "i loro archivi, le loro statistiche dei
consumi, le loro carte di diffusione delle reti" e quant'altro sono
ben divenute oggetto di studio, e fonti per la storia. Ci si puo'
anzi domandare se l'attenzione per queste fonti a lungo
sottovalutate non si esponga al rischio di divenire esclusiva,
attenuando l'interesse per 'tutti gli eventi politici', per i fenomeni
culturali, sociali che sono strettamente connessi, dipendendone
ma anche interferendovi, con i 'fenomeni considerevoli'. La
specializzazione delle ricerche produce certamente risultati
significativi, che tuttavia tendono a porsi come assoluti, interni -
pur nel loro farsi- a saperi conclusi e paralleli, interindipendenti e
non comunicanti. Puo' dunque sembrare ancora attuale il
richiamo di Bloch: "Sarebbe una grande illusione immaginare che
a ciascun problema storico corrisponda un tipo unico di
documenti, specializzato per quell'uso. Al contrario, quanto piu'
la ricerca si sforza di cogliere i fatti profondi, tanto meno puo'
sperare luce da altra fonte che dai raggi convergenti di
testimonianze di natura assai diversa. <...>E' bene -anzi a mio
parere e' indispensabile- che lo storico possieda almeno
un'infarinatura di tutte le principali tecniche del suo mestiere:
magari soltanto per saper valutare a priori la forza dello
strumento e le difficolta' del suo uso. <...> Tuttavia, per grande
che sia la varieta' di conoscenze dei ricercatori meglio preparati,
esse troveranno sempre, e di solito assai presto, i loro limiti. Non
c'e' allora altro rimedio fuorche' quello di sostituire alla
molteplicita' delle competenze di uno stesso uomo un'alleanza
delle tecniche praticate da studiosi diversi, ma tutte rivolte
all'illustrazione di un solo tema. Questo metodo presuppone il
consenso al lavoro per squadre. Esige anche la definizione
preliminare, ottenuta di comune accordo, di alcuni grandi
problemi dominanti. Siamo ancora troppo lontani da simili
conquiste. Eppure esse determineranno in gran parte, non v'e'
dubbio, l'avvenire della storiografia". Sono trascorsi oltre
cinquanta anni da quando queste parole sono state scritte, ma per
la ricerca storica e per la ricerca scientifica, l'obiettivo che vi e'
indicato pare sempre lontano.