INDAGINE SUL DOTTORATO IN STORIA DELLE DOTTRINE ECONOMICHE
Giorgio Lunghini, che è stato tra i primi in Italia a riflettere sull'esperienza del Dottorato di ricerca, ha usato questa efficace metafora per segnalare la rilevanza dell'argomento: "L'università è uno dei tanti specchi della società, e il Dottorato lo è dell'Università". (G. Lunghini, Il Dottorato di ricerca: Ph.D. o borse di studio?, in Economia politica, aprile 1989, n.1, p.3). Per il vero sarebbe arduo sostenere che l'esperienza del Dottorato possa specularmente riflettere elementi rilevanti del processo di cambiamento in atto nella società italiana. Però, che si possa istituire una qualche associazione tra i caratteri involutivi che tale processo ha mostrato nell'ultimo decennio e l'innegabile usura che l'idea e la pratica del Dottorato hanno subito nel medesimo periodo non è affatto da escludere. In effetti, a giudicare dai primi bilanci che sono stati compiuti dell'esperienza del Dottorato, non c'è da esserne molto soddisfatti. La più completa analisi sul dottorato di ricerca in Italia è quella effettuata da S. Cesaratto, S. Avveduto, M.C. Brandi, A. Stirati, Il brutto anatroccolo. Il Dottorato di ricerca in Italia tra Università, ricerca e mercato del lavoro, Milano, Franco Angeli, 1994, i quali hanno minuziosamente indagato sui molti aspetti particolari di questa esperienza, includendovi anche un'utile comparazione con i modelli seguiti all'estero. Oggetto specifico di questo scritto è il Dottorato di ricerca in Storia delle dottrine economiche (SDE), che ha in Firenze l'unica sede italiana e a cui fu dato vita da un consorzio di cinque Università. Il primo concorso di ammissione si svolse nel 1986, in corrispondenza del secondo ciclo dell'esperienza generale del Dottorato in Italia. E' il caso di avvertire che nel formulare le seguenti cosiderazioni ci si è avvalsi dello spoglio di un questionario che è stato spedito ai 29 partecipanti al Dottorato in SDE. Nella ricostruzione dell'identikit del dottorando in SDE che si può tracciare dai questionari ritornati (93,1% del totale) si constata una diversificata provenienza di studi dei partecipanti al Dottorato, per cui forse ci si potrebbe interrogare sulla genuina aspirazione a intraprendere studi di storia del pensiero economico; se cioè, per taluni di essi, il nostro dottorato non abbia per caso costituito una sorta di second best, a fronte dell'impossibilità di accedere ad altri Dottorati. Al contrario per la provenienza geografica, intesa come sede universitaria in cui i dottorandi hanno conseguito la laurea, si ha una localizzazione eccessivamente centripeta, che rappresenta un limite del Dottorato stesso. Può essere interessante notare che l'età media di accesso al Dottorato è di 28 anni - valore sostanzialmente in linea con il dato medio nazionale;- e che il tempo intercorso tra la data del conseguimento della laurea e la data di accesso al dottorato è stato mediamente di 2 anni e 7 mesi, con una significativa diminuzione di tali tempi fino a 2 anni e 2 mesi. Se a questo sommiamo le lungaggini nell'espletamento dei concorsi, i ritardi organizzativi che si verificano nel coordinare le varie attività di docenza e il tempo che occorre alla Commissione esaminatrice per esprimere il suo giudizio più quello per il rilascio del titolo, si può facilmente comprendere l'innalzamento dell'età media in cui il dottorando consegue il titolo di dottore che è, nel caso della SDE, all'incirca di 32-33 anni. La qualità dei dottorandi al momento dell'accesso è senz'altro elevata, con un voto di laurea di 110 e lode nel 71% dei casi, ben superiore alla quota che si riscontra mediamente fra i laureati che è del 38%. Tramite il questionario si è appurato che oltre l'80% dei dottorandi vorrebbe intraprendere la carriera accademica; e alla richiesta di pronunciarsi sui vari aspetti della didattica è risultato che a far difetto non è tanto la qualità bensì la sua organizzazione, nonché una certa mancanza di sistematicità dei programmi didattici. Per una rivitalizzazione del dottorato in SDE, dato che Firenze è l'unica sede in Italia, la soluzione potrebbe risiedere nell'allargare, formalmente e sostanzialmente, il consorzio, in modo che un numero maggiore di sedi universitarie possa essere responsabilizzato nella conduzione del Dottorato stesso.Sebbene questa indagine non ambisca ad esaurire la complessa problematica del nostro dottorato, essa non può esimersi dal considerare alcuni aspetti legati al profilo scientifico-culturale dei partecipanti al Dottorato in SDE e in particolare quale orientamento metodologico essi abbiano prediletto. In sintesi sembra che il giovane storico di oggi sia più orientato verso la contemporaneità piuttosto che verso l'antichità del pensiero economico; e sia più attento agli sviluppi squisitamente analitici della teoria economica. Al riguardo si può avanzare la seguente interpretazione, vale a dire che tali orientamenti sono il frutto della ricerca, da parte dei giovani studiosi di SDE, di un confronto molto più serrato di quanto sia avvenuto fino ad oggi con il mondo degli economisti. Venendo a parlare degli sbocchi professionali dei dottori di ricerca si avverte il rischio di esporre una lunga e tediosa lista di note dolenti e paradossali. Basti pensare che una volta acquisito il titolo di dottore in SDE raramente è concessa la possibilità di partecipare ai concorsi per ricercatore di area economica, perché nei bandi di concorso viene di solito esplicitamente richiesto che i candidati possiedano certi tipi di laurea ad esclusione di altri tipi, mentre si è visto come sia variegata la provenienza di studi dei partecipanti al Dottorato. Cosicché, mentre un tipo di normativa permette ad un laureato di specializzarsi in una data materia, un'altra normativa gli impedisce di poter effettuare il mestiere per cui si è specializzato. Insomma, non si fa fatica a comprendere che dal punto di vista degli sbocchi professionali, la situazione che abbiamo sotto gli occhi non è delle più esaltanti. E' quindi necessaria una forte presa di coscienza del problema da parte della nostra piccola comunità, pena il graduale decadimento della disciplina.