L'inferno


Da una porta su cui compaiono parole di colore oscuro si entra nell'inferno, la voragine a forma di un imbuto rovesciato, collocato sotto la superficie dell'emisfero settentrionale, si formò per volontà divina dopo la ribellione di Lucifero, quando Dio aveva creato solo enti di natura immortale. Dice la scritta sopra la porta infernale:

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne ed io etterna duro

Dunque l'inferno esiste da prima che Dio creasse gli elementi naturali (aria, fuoco, acqua e terra) e l'uomo.

All'inferno si entra per una porta e ci si immette nell'antinferno il cerchio pi grande dei nove concentrici su cui sono punite le anime dei dannati, ordinati secondo la dottrina di Aristotele, che Dante desume principalmente dall'Ethica nicomachea, che tuttavia modifica, introducendo tre categorie di peccatori, i vigliacchi, i non cristiani, gli eretici.

Tre sono comunque le grandi categorie dei peccati, come già enuncia Aristotele: l'incontinenza, la violenza e la frode, che si suddividono a loro volta in un ampio ventaglio di specifici errori nella cui varietà prende forma l'esercizio del male.

Un demone, cui è demandato di esercitare il potere sui dannati, presiede ognuno dei nove cerchi.


La mappa dell'inferno

L'ordinamento morale dell'inferno

L'ordinamento morale dell'inferno emerge dal racconto stesso, mentre i protagonisti della storia discendono nella voragine infernale. Soltanto nell'XI canto, quando già un tratto della discesa è compiuto, Virgilio e Dante stanno per passare dal sesto al settimo cerchio. Ma un puzzo tale li investe che il maestro pensa di fare una sosta affinché l'olfatto possa abituarsi. Perché la sosta non sia inutile, Dante esorta il suo maestro ad utilizzare comunque questo tempo morto; così Virgilio delinea al suo discepolo l'ordinamento morale del primo regno dell'aldilà.