I motivi legati della fabula non necessariamente compaiono nell'opera secondo l'ordine logico, temporal/causale.
Il racconto è il prodotto di una manipolazione o della sequenza logica dei fatti, o della loro durata, o di entambe le cose.
Nei Promessi Sposi della scellerata scommessa di don Rodrigo con il conte Attilio, suo cugino noi lettori sapremo soltanto nel terzo capitolo del romanzo, allorché Lucia manifesta il sospetto che può spiegare agli sconvolti Renzo e Agnese lo strano comportamento di don Abbondio.
Il tempo del racconto non coincide dunque col il tempo della storia, quest'ultimo subisce una manipolazione dell'ordine degli eventi e della loro durata; una manipolazione che rende questa struttura narrativa particolarmente ricca, densa di significato: il lettore sarà infatti indotto a domandarsi perch lo scrittore abbia voluto dilatare o viceversa restringere il tempo della sua storia; sarà insomma indotto a domandarsi che significato abbia questo modo di raccontare.
Sempre nei Promessi Sposi la vicenda di Gertrude: l'esame del vicario delle monache è raccontato con un' attenzione minuta alle reazioni emotive di Gertrude che mente contro se stessa. Mentre l'incontro con lo scellerato Egidio, che è all'origine di una lunga sciagurata relazione, si risolve nella celebre, lapidaria, frase: - La sventurata rispose -.
Nel primo caso l'ampio racconto dell'esame subito da Gertrude in cui essa stessa collabora così bene alla sua definitiva condanna è interessante per la finissima e inquietante analisi di quel "guazzabuglio" che è il cuore umano. E nel secondo caso la nudità della frase, la sua allusività, l'assenza insomma di particolari sulla relazione di Gertrude con Egidio ingigantisce l'orrore del comportamento dell'uno e dell'altra.
Non si tratta dunque si motivi secondari: se fossero eliminati dal testo, esso perderebbe la sua fisionomia, quei tratti cioè che lo rendono assolutamente unico.
GREGORIO MAGNO UN EPISODIO DELLA VITA DELL'ABATE EQUIZIO Un giorno una serva di Dio dello stesso monastero entrò nell'orto; vide una lattuga, le venne desiderio, dimenticò di benedirla col segno della croce e la morse avidamente; ma subito fu afferrata da un diavolo e cadde a terra. E poiché si dibatteva fu mandato a dire al padre Equizio che venisse presto e che soccorresse con la preghiera. Il padre era appena arrivato nell'orto, quando il diavolo che aveva afferrato quella, cominciò, quasi scusandosi, a gridare dalla bocca di lei: - che ho fatto? Che ho fatto ? Ero seduto sulla lattuga, lei è venuta e mi ha morso -. Con grave indignazione l'uomo di Dio gli ordinò di andarsene e di non restare più in una serva di Dio onnipotente.
ANONIMO SENESE: CONTI MORALI (XIII sec. ?) Entro queste storie sì metto uno contio di grande profitto. Fue una monaca di santa vita ed era abadessa del munistero. Ma lo diavolo ebbe invidia di lei perciò ch'elli la perdea per i beni ch'ella facea. Intorno da lei spesse volte riparava per farla cadere en peccato, s'elli avesse potuto. Avenne un die ch'ella introe nel giardino e guardando dinnanzi da lei una bella cima di cavolo, sì le prese volontae di mangiarla. Molto fue lo diavolo sottile, che si mise dentro ne la cima del cavolo. E colei ch'avea volontae di mangiarla, la prese senza segnare; e incontanente che l'ebbe mangiata si arabbiò. E cosie fue ingannata, ch'ella fue fuore del senno per lo veneno ch'ella avea mangiato. Verso la casa se n'andoe gridando e ciò che trovava sì metteva a male: tanto ch'ella s'imbatteo nella chiesa e andoe rompendo lampane e croci. E l'altre monache vedendo questo, tutte cominciarono a fuggire, pregando Dio che guardasse di male lei e che a loro non potesse far male. Infine avvenne che la presero per forza e legarla in tale luogo che no le potette far danno. Molto n'erano dolenti e piangevano perciò che molto l'amavano; e tutte insieme pregaro Dio che la visitasse in tal maniera che essa tornasse in suo senno. In costume aveva questa abbadessa di comunicarsi ogni semmana; ma ora l'aveva dimenticato per lo Nemico unde ella era ingombrata; e tanto, che 'l capellano che la soleva comunicare lo seppe. Immantinente le portò el corpo di Cristo. El Nemico quando lo sentio di presso , sì dobitoe molto, e volentiere ne sarebbe escito; ma elli se lo sentia sì presso che nonne osava partire. E quanto el pretie piue s'apress, el Nemico si lancioe di sotto; e quella rivenne ratto in suo senno per la voluntà di Gesù Cristo. Apresso si confessò dinanzi a tutte, e conobbe come lo Nemico l'avea ingannata, e com'elli s'era messo ne la cima del cavolo, e com'ella aveva mangiato senza segnare; si cominciò molto a riprendare, dicendo ch'ella era degna di grande pena. E vedendo che Dio l'aveva così visitata, sì prese a fare grave penetenza. Per questo assempro potete vedere che folle ène chi mangia alcuna cosa che no la segna, e potete prendere assempro di non lassarvi ingannare a la gola; per lo quale inganno tutti e' mali procedono se ène fatto disonestamente.