- L'antico astigiano come si vede nelle opere d'Alione del sec.
XVI ha netezar (nettoyer), vernezar per
frequentar le taverne.
Bembo
- Vedi Castelvetro
Biondelli
- Il bergamasco per portamo (che sarebbe il riflesso
fedele del latino) dice amporta. Il Biondelli disse che la
desinenza (am) era stata preposta e il Diez ha accettato
questa opinione. Ma essa è del tutto inaccettabile
già che sarebbe un fatto unico nelle lingue indo-europee.
Questo fatto sottrarrebbe il dialetto bergamasco allo stipite e
questo èimpossibile. Amporta non èaltro che
una terza persona impersonale che sta per uom porta (come
on porte francese) e questo uom essendosi appoggiato
alla parola l'a èstato sostituito all'o per
un cambiamento che si trova anche nel napoletano dove
occiso = acciso.
Bonaini
- Qui trova il suo luogo la parola fiata da alcuni
falsamente connessa con vix, vicis mentre si connette con
via. Da vix, vicis nello spagnuolo e provenzale
s'èderivato vegata, vegada, e nei dialetti de'
Grigioni hassi la forma aferetica gada che non si
puòstaccare da vegata. Negli Statuti Pisani
pubblicati dal Bonaini si ha pure vicata.
Bopp
- Cosìprocedendo si acquista una vera critica
scientifica. Con questa il Bopp prima dei grandi progressi
linguistici avea dimostrato che doveano esistere certe regole
morfologiche, e la scoperta degli inni Vedici hanno pienamente
confermato le sue sentenze.
-
- Cosìil linguista segue una parola nelle sue varie
trasformazioni, e cosìanche avverte le relazioni delle
varie lingue tra loro. Il Bopp che si puòdire il
fondatore della linguistica, avea da questo studio comparativo
devinato che nel sanscrito archaico ci doveano essere certe
forme che la pubblicazione dei Vedi hanno mostrato vere.
Così il Cuvier da un dente di un animale era
capace di indovinarne l'intera struttura, col potente suo
genio.
Buti
- In Dante trovasi anche turbo ma siccome il Buti
chiosò questa parola dicendola forma di grammatica
ciò prova che nemmeno a quel tempo non era popolare.
Canello
- Per esempio alcuni, tra i quali il Canello fa venire da
furare il nome fur, furis. Questo è come chi
facesse venire regno da regnare. Verosimilmente invece da fur,
furis viene furare. E giàche abbiamo questa
parola tra le mani non è inutile osservare che noi troviamo
questa parola furo in Dante:
- e mai non fu mastino sciolto
con tanta fretta a seguitar lo furo.
Ora essendovi questo furo in italiano possiamo
credere che esso stia ad un latino furo, onis, come
ladro sta a latro, onis. Questo poi è confermato dalla
presenza nel dialetto sardo della parola furone per
ladro, fatto tanto piùimportante quanto quel
dialetto conserva piüfedelmente molte voci latine che
andarono perdute nei dialetti continentali. (...)
Furo sarebbe perciò il doppione, le doublet
di fur, furis, chiamandosi dai francesi doublet
questa forma obliqua di un nome.
- Il signor Canello, che scrive nella Rivista di Filologia
Romanza che si pubblica ad Imola vorrebbe connettere il
nome furo ladro col verbo furare; devesi
però notare che i nomi quando hanno valore personale non
vengono da verbi ma solo quando hanno un significato astratto.
E' da credere che anche in latino ci fosse furo, onis,
già che abbiamo furunculus, che si connette con
quello, come latrunculus con latro, onis.
(...)
Furo, onis sarebbe il doublédi fur, ris
come in italiano si ha sarto, sartore ecc... L'esistenza
poi di un furo, onis in latino viene confermato dalla
presenza ne' dialetti sardi di furone, e furuncu
= furunculo. Invece in sardo abbiamo sa fura (il furto),
da connettersi con furare.
Cantù
- Nel friulano pure si ritrova la forma accusativale e il
Cantù parlando delle origini della lingua italiana
errò nell'affermare che questo dialetto conserva la forma
latina; e per provarlo cita in tantis miseriis che secondo
lui in quel dialetto rifletterebbe l'ablativo. Egli non osserva
che nel friulano il latino as = is e per tu monstras il
friulano dice tu mosdris; dunque in tantis miseriis
nel friulano come pure le forme analoghe riflettono l'accusativo
latino.
-
Castelvetro
- Lazzo nel senso d'acerbo adoprato anche da Dante
parlando dei sorbi non è altro che acido = acdo = azzo cui
si concrezionò l'articolo. Il Castelvetro che mostrò
talvolta un certo acume linguistico nelle aggiunte alle prose del
Bembo mise fuori la congettura che lazzo venisse da
acido.
-
Insomma il futuro subisce le stesse trasformazioni che il verbo
avere, e questa derivazione del futuro fu in certo modo intravista
anticamente da Antonio De Nebrija e anche poi dal
Castelvetro uomo d'acume critico.
Cellini
- Così Cellini per esempio invece di scrivere Laocoonte,
scrive Laoconte.
Cittadini
- Il sardo poi più fedele al tipo latino ha la forma del
verbo habere che premette all'infinito del verbo per fare il
futuro. Queste forme trovansi pure nelle iscrizioni del romano
volgare, ed in una citata dal Cittadini si legge: essere
habetis (= sarete). Il simbolo di S. Atanasio ha: resurgere
habent.
Columella
- In italiano poi abbiamo fatto da coperchio coperchiare
di cui non havvi riflesso in latino; si trova solo
operculare in Columella.
Corssen
- In latino abbiamo pure un raddoppiamento radicale in carcer.
Né qui sarà fuori di luogo osservare che è
oramai provato che i latini pronunziavano con suono gutturale
anche il secondo c (quello innanzi l'e ) che noi
pronunziamo con suono palatino. Lo stesso avveniva di
Cicero dove i due c aveano suono gutturale. Chi
volesse ben conoscere questa materia potrebbe consultare il
Corssen sulla trattazione della pronunzia latina.
-
- Prendiamo ad esaminare sedare. La radice
indo-europea di questa parola èsad. A proposito
di questa radice si sono fatte alcune osservazioni. Alcuni
linguistici la vorrebbero ritrovare anche in sido, e tra
questi il Corssen che sostiene il cambiamento dell'a in
i. Ma si oppone a questa sentenza il fatto che noi
troviamo questo cambiamento dell'a in i solo nei
composti; come da facio viene conficio o nei
raddoppiamenti come can di cano diventa
cin in cecini. Ma se la radice non fa che passare
da una lingua in un'altra, ciònon avviene. Perciò
noi sosteniamo che sido èforma raddoppiata al
pari di gigno, e che perciòsido sta per
sissido = sisdo = sido.
Ritornando a sedare, esso viene da una forma sanscrita
sadaja, che vuol dire "far sedere" e subito si vede il
nesso logico fra sedare e far sedere.
- Imitari perciò deriverebbe da una radice
ma indo-europea che ha il significato di "misurare",
logicamente connesso con imitare. Il Corssen non ammette questa
aferesi per dissimilazione, e fa venire imitari da una
radice ic che si trova in una parola icmes, donde
imus, che si ritrova in aemulus ed
aequus.
- Vi è un verbo intorno al quale devonsi fare speciali
osservazioni. Questo èjubere che si sarebbe
tentati di far venire da una radice iub. Ma questa
radice non avrebbe alcun riscontro con altre indo-europee. Noi
seguendo il Corssen lo faremo venire da habere, a cui
è stato apposto il prefisso ju come a
dicere è stato apposto lo stesso prefisso in
judicare. Vi sarebbe stato adunque in origine un verbo
jushibeo col significato di "comandare"; e veramente tra
l'avere il diritto e il comandare c'è un nesso logico
evidente, perché si comanda a colui sopra il quale si ha
jus.
- C'è il suffisso eto che dà pure
origine a molti nomi locali, e non ha un'origine indo-europea
ma latina. Il Corssen forse a ragione vede in tali nomi una
forma participiale latina come consuetus. Infatti i
participi passivi latini sono formati per mezzo del suffisso
to (= ta indo-europeo) che viene unito alla
radice per mezzo di a, e o i; quindi amatus
consuetus, auditus. Quindi i nomi in eto sarebbero
sostantivi participiali come fatum, e tale opinione
troverebbe una conferma nella forma che assumono di nomi propri
secondo i vari dialetti, rispondendo sempre alla forma del
participio quale si rinviene in quel dato ambiente dialettico.
Se un dialetto dice ad es. amà per amato,
dirà pure Castegnà per
Castegnata.
- Aemulus è un nome la cui etimologia fu
studiata dal Corssen il quale connette questo nome con una
radice iom donde sarebbe venuto aiomulus , e poi
aemulus ; si avrebbe la stessa radice che in
aequus , e la stessa pure che in imitari o
piuttosto in imari la cui esistenza dal sostantivo
imago ci èprovata, giàche imago sta
ad imari come vorago sta a vorare .
Pulcer ha dato pulcellus che dobbiamo pronunziare
gutturalmente come i latini secondo vuole il Corssen il quale ha
provato che la gutturale avea durato fino al IV o V secolo.
vedi Curtius
- Capistrum da capio ha pure un s .
Quest's da alcuni è stato considerato come
epentetico ma non si vede la ragione di questa epentesi. Il
Corssen vede in queste forme delle forme nominali rispondenti
ad un sincopamento analogo a quello che ha luogo in
faustus , sincopato come fotus da fovere
.
Intorno a vestibulum non tutti sono d'accordo; il
Corssen ci vede la radice vas sanscrito col suffisso
ti e poi col suffisso bulo.
Il Corssen nel suo Critische Beitrage mette innanzi
invece della forma greca issa, delle forme etrusche come
quelle che avrebbero prodotto nel latino la forma issa e
quindi nell'italiano essa e cita le forme etrusche
Apicesa e Latinisa con che si indicano le mogli di
Aepico e di Latino. Ma questa idea del Corssen non ha tanto valore
da potere distruggere la grande probabilitàe quasi certezza
che la forma essa rifletta il suffisso greco.
- A questa teoria dell'accusativo sostenuta
dal Diez è stata opposta la teoria del
nivellamento propugnata dal Pott, dal Corssen e da
altri. Questi sostengono che la forma del nome italiano
è una coincidenza delle tre forme nominativo, accusativo
e ablativo abbandonate a sé stesse e trasportate nel
campo dei dialetti. Questa teoria del Corssen ha un valore
logico innegabile ma gli argomenti che stanno per la prevalenza
dell'accusativo sono tali da non lasciar più dubbio come
si è visto. Dunque l'accusativo è quello che
somministra la forma del nome italiano ed anche nelle lingue
dell'Europa occidentale l'abbandono dell'm accusativale
è regolare.
Curtius
- Stilla non viene come vorrebbe il Curtius da
stiria che farebbe stiriola, ma ben s'appone il
Corssen facendola venire da una forma stira
(stirula = stirla = stilla).
Cuvier
- vedi Bopp
Dante
- vedi Canello
-
- L'u lungo non diventa mai o. Abbiamo solo un
esempio in Dante che adopera sovente lome per "lume" , e
sebbene molti dicano che l'Alighieri non fece mai nulla a
cagione della rima, pure non temiamo di affermare che dobbiamo
alla rima questa parola che Dante prese dal dialetto bolognese,
e che invano avrebbe cercato nel dialetto toscano, il quale
è più fedele alle regole fonetiche nel prendere
parole dal latino.
- Così pure il verbo ferre èpassato alla
quarta, come si vede in offerire che prima era
offerere. Troviamo in Dante Par. XIII, 140:
Per veder un furare altro offerere.
- Il c altre volte si tramuta in z come in bezzicare
da becco, e spiluzzicare che si connette con
pilare dove si può notare la forma pil e
non pel la quale è propria della vocale
accentata; perciò dicesi pelo dove l'i si
è rinforzato in e; ma Dante poi usa piloso che
non è un ripristinamento della forma latina bensì
effetto della trasposizione dell'accento dalla prima alla
seconda sillaba (come doliciccare per
dolere).
- Il verbo cogitare latino sta per cumagitare;
(...) in Dante trovasi coto che è forma passata
pel crogiuolo popolare. Si ritrova nel verbo oltracotare,
tracotanza = ultracogitare.
Conciare viene da comptiare che deriva da
comptus per mezzo dell'i, e infatti vuol dire "ornare",
"ordinare". Dante c. 15 par. v. 101 usa il participio
contigiato , forma derivata come alterigia da
altiero.
vedi Castelvetro
- Da monco s'è fatto moncherini per
significare i bracci mozzi e così l'usò
Dante:
levando i moncherin per l'aura fosca
- Del neutro sono rimaste qua e là alcune forme
sporadiche come in ciò il cui o non è
eguale a quello che abbiamo in lupo; ciò
viene da ecce hoc, come però viene da
per hoc. Nella Divina Commedia Dante usa
introcque per "intanto" , ma riprova questa voce nel
volgare eloquio; viene da inter hoc col complemento di
que; così dunque si considera nato da tunc
e da que.
- Oltre questo ci mostra due fenomeni morfologici ossia il
cambiamento di genere e il cambiamento di declinazione.
Candelo fu usato al maschile da Dante ed è forma
sanese.
vedi Fanfani
Vedi Buti
- Fu difficile ad introdursi pei feminini della terza la
forma i perché c'era lotta tra il genere e la forma.
Ripugna meno la forma e al singolare sebbene anche qui si
osserva che molti aveano preso la forma a soprattutto in bocca
al popolo che segue la coscienza linguistica. La forma i
ripugnava più perché i al plurale è tipo
maschile; e quindi nel trecento il popolo che sentiva questa
ripugnanza diceva: le force, le prece e gente turpa
ecc.... che si trovano anche in Dante.
De
Nebrija
- vedi Castelvetro
Dehlius
- I verbi della I conjugazione si sono mostrati in italiano
più fermi degli altri ed abbiamo forse un solo esempio di
un verbo della I conjugazione che sia passato alla seconda. Questo
èarrogere che viene da arrogare . Il Dehlius
lo vorrebbe far venire da adjungere cangiando il d
in r, e ammettendo un processo che presenta serie
difficoltà.
Diez
- Il verbo andare secondo il Diez, non sarebbe che un
frequentativo cioèaditare. Vi si è introdotto
l'n come in adito divenuto andito. Quindi
anditare = andtare = anddare = andare.
-
Il Diez ha dato del verbo cozzare una etimologia che ha
molta apparenza di vero ma che non resiste dinanzi ad un altra
etimologia. Vorrebbe il Diez connettere cozzare con un
verbo icere (cfr. ictus) preceduto da cum,
cioècumicere il quale, nello stesso modo che da
cumagere viene cogere e poi coactus, farebbe
al participio coictus = coctus = coctius donde coctiare
= cozzare. Secondo altri invece che ci sembrano aver ragione,
cozzare si connetterebbe con coccia che non sarebbe
che il conca latino colla perdita dell'n avvenuta in
coquille francese.
- Viene ora il verbo ammazzare al quale i dotti hanno
dato varie etimologie. Il Diez lo deriverebbe da mazza
venuto da matea latino che non esiste in questa forma,
ma solamente nel suo diminutivo mateola il quale ci
dà a vedere l'esistenza anteriore di matea, come
plateola viene da platea, donde piazza.
Così da mazza, ammazzare "uccidere con mazza". A
noi sembra che ammazzare si connetta molto meglio con
admactiare (mactare), da cui verrebbe il mattator
spagnuolo e il mattatoio dell'italiano.
- L'aggettivo sozzo viene da sudicio e non da
sucido come vorrebbe il Diez colla caduta del d;
perchéda sucio verrebbe sozzo collo
z forte, e invece è debole.
La pronunzia in genere è una buona regola per
argomentare la derivazione d'una parola. In dozzina, per
esempio, dobbiamo notare che gli z sono deboli. Questa
parola viene da dodicina donde dodcina e qui ha
avuto luogo una assimilazione progressiva molto interessante;
per la quale il d ha comunicato al gruppo zz la
propria debolezza; se invece, supponiamo, si avesse avuto
dotcina il gruppo zz sarebbe stato forte.
- Così il piemontese ha
martlé per martellare; se fosse divenuto
marclé si avrebbe avuto march in
piemontese. Secondo il Diez il nome marcia si connetterebbe con
un nome teutonico Marca divenuto anche nome di una parte
d'Italia. Lo Sheller ha messo fuori una nuova etimologia
connettendolo appunto con martellare nel senso di
"battere"; c'è pure un trapasso logico come diciamo:
"battere la campagna": questo è confermato anche
dall'esistenza nell'antico francese di marcher nel senso
di "battere".
- Nell'Emilia infatti è
Bril o Brel. Ma siccome nell'emiliano c'è
metatesi quando l'e è disaccentata (e si trova
nello stesso dialetto che freddura diventa
ferdur; fregare diventa fergar) ne
consegue che necessariamente si dee avere Berleda.
Questa parola significa quelle parti delle sponde che le acque
d'un fiume ritirandosi lasciano scoperte. E' ciò che
dicesi comunemente "greto" che non è altro che un
glaretum da glarea (glareto = ghiareto
come glarea = ghiaia). Mal s'appose il Diez volendo
vedere del teutonico in questo greto. Il Galvani
parlando di questa parola Barleda, la farebbe venire da
bar che vorrebbe dir "nudo", e da leda che egli
connette con landa; vorrebbe quindi dire "nuda terra". E' del
tutto assuda questa derivazione.
- Nel romano volgare esisteva vinciculum donde
l'italiano vinciglio. Il Diez nell'italiano vinco
vorrebbe vedere un primitivo di cui vinculum sarebbe un
diminutivo. Questa opinione non è giusta, già che
è più verosimile che vinco sia una forma
apocopata di vincolo come lama di lamina.
Questa forma tronca è generale e regolare in alcuni
dialetti, come nel sardo che per umbraculum ad esempio
fa umbracu.
- Sucido italiano non ha dato luogo secondo che il
Diez crede a sozzo ma èsudicio che ha
prodotto sozzo (sudicio = sudcio = sozzo) e si
conosce dal suono dolce degli z; così in
dozzina è dolce il suono degli z
perché viene da dodicina = dodcina e quindi
dozzina.
- Seguitando a fare qualche ossevazione sui nomi foggiati pel
suffisso ido, notiamo che il Diez vorrebbe che
ratto nel senso di "veloce" venisse da raptus,
mentre che è molto più verosimile che venga dal
sincopamento di rapido con assimilazione reciproca
quantitativa e qualitativa.
C'è un uccello detto in latino motacilla, in
italiano cottrettola e il Diez lo farebbe venire da
coda retta. Ma è proprio di quell'uccello non di
avere la coda retta ma di dimenarla e infatti i vari nomi che
ha ne' vari paesi indicano tutti il dimenar della coda;
così il toscano lo chiama coditremola e il
francese hochequeue. Quindi crediamo che
cottrettola non sia altro che coditrepidola che
sincopandosi deve dare necessariamente cottrettola.
Invece da coda retta non sarebbe regolare la trasformazione in
cottrettola giàche bisognerebbe supporre che
d in contatto di r si rinforzasse e questo non
è regolare perchédr non ripugna al genio
della lingua.
- Il Diez vorrebbe che partigiano e artigiano
venissero da partitus e da artitus; ma questo non
si puòammettere perché abbiamo troppi esempi in
italiano che riconducono la nostra forma igiano ad
ensiano e ne abbiamo parlato nella precedente lezione.
Questa supposizione del Diez non varrebbe per tutti i casi;
abbiamo per esempio planities che dà regolarmente
pianigia (perchéitia = igia); eppure non
possiamo far venire pianigiano da planities,
perché abbiamo per esempio alpigiano che viene da
alpensianus; montigiano che viene da montensianus
e quindi dobbiamo concludere che anche pianigiano viene
da planensianus. E che cortigiano sia derivato da
una forma cortensianus apparisce dalle forme
courtisan, cortesan del francese e provenzale. Infatti
cortensis ha dato cortese come offensa ha
dato offesa. Concludiamo che l'opinione del Diez non
è ammissibile.
- Accennammo nella passata lezione alla forma complessa
itano subordinata all'influenza greca, e quindi si hanno
Panormitanus, Constantinopolitanus, ecc....; ora
dobbiamo notare alcune forme del sardo il quale chiama
golfitano un tonno che sta ne' golfi dalla forma greca
kolpites donde colpitanus = golfitano. Il sardo
ha anche torritano. Da ciò si rileva che
partitus e artitus avrebbero dato
partitano e artitano e questa è nuova
ragione fonologica contro il Diez.
- Vi ha un nome feminino provana che non è
altro che una corruzione di propaggine; cade il g
come in maestro, saetta, e rimane probaina donde
provaina = provana; cosìfragilis = frale,
e propago diventando provana fu tirata alla prima
declinazione dal genere feminino. In italiano vi è poi
anche la forma di propaggine; e così hannosi le
due forme di borraggine e di borrana. In quanto
alla parola frana che il Diez vorrebbe fare venire da
fragmina, crediamo essere invece una derivazione da
vorago. Come propagine ha dato provana
cosìvoragine dàprima vorana, poi
questo si sincopa in vrana come ne' dialetti
corona dàcruna. Ma il toscano non vuole il
gruppo vr; l'r aspirativa rende aspirata la
semivocale e la trasforma in f; e quindi si ha
frana; non altrimenti paraveredus divenendo
paravredus ha dato parafreno e
palafreno. Ognuno vede la
connessione logica tra vorago e frana, e, se ben
ci ricorda, Quinto Curzio dice in un luogo d'un
esercito: "implicatur voraginibus" e sembra che voglia
dir "frana".
Fastello secondo il Diez sarebbe fascettello
sincopato; ma non è perché la sincope non
può fare scomparire il suffisso etto. Invece
fastello viene dalla forma fasciatello o
fascitello dove il t è solamente un
elemento di derivazione come l, r, c e allora la sincope
non produce alcun fenomeno irregolare.
In quanto agli altri suffissi ardo,
aldo, esco, possono farsi le stesse osservazioni e con
ciòchiudiamo la trattazione dei temi rimandando per la
parte latina allo Schweizer-Sidler (Teorica dei suoni e
delle forme ecc....) e per la parte neo-latina al Diez.
Vedi Corssen
Vedi Biondelli
Ducange
- Si aggiunge poi ino ad altri diminutivi come:
gonnellino, campanellino, ghiotterellino, bambolino e il
già citato marmlin piemontese che riflette
minimellimus che si trova nel vocabolario del medio-evo del
Ducange.
Durando
- Così non è del tutto regolare la forma di
Canavesano, nome piuttosto recente, la cui forma toscana
sarebbe Canavigiano. Alcuni danno come forma latina
Canapisium da cui Canavese sarebbe derivato; ma
basta leggere gli scritti del Durando sulla marca d'Ivrea per
vedere come sia fittizia questa forma; la vera forma
èCanapensis = Canabensis = Canavensis donde
Canavese e da Canapisium non sarebbe mai venuta la
forma vernacolare Canaveis.