Giovanni Flechia - Università di Torino 1872-73
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Flessione

 

Il caso: teorie sulla derivazione del nome italiano


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Ora passiamo alla importantissima questione del caso, che è la principale nella trattazione della flessione nominale al punto di vista grammatico-storico.

Si credeva prima che quello che aveva dato la forma del nome italiano fosse l'ablativo, e vedendo p.e. lupo, amore si diceva che uno fosse l'ablativo latino di lupus, l'altro di amor.

Questa teoria è stata professata dal Vannucci; ma non c'è che l'apparenza di verità e la critica che non se ne appaga giunge con attenta osservazione a conoscere che l'accusativo latino è il caso che ha avuto più influenza e talvolta il nominativo.

Dell'influenza dell'accusativo abbiamo una prova nel plurale di alcune delle lingue occidentali come nello spagnuolo e nel francese. Nello spagnuolo si trova: los amicos, las amicas, sos montes ed altre forme che ci manifestano chiaro l'accusativo latino ed anche in francese troviamo un resto di questo accusativo nell's che prende il plurale.

L'i che abbiamo nel plurale italiano anche per i nomi che come mente, sorte serbano la forma della III declinazione si potrebbe credere nato dalla forma is che corrisponde ad es, ovvero da es con aferesi di s e allora rimanendo mente questo passerebbe in menti come tarde in tardi; demane = dimani.

Nel friulano pure si ritrova la forma accusativale e il Cantù parlando delle origini della lingua italiana errò nell'affermare che questo dialetto conserva la forma latina; e per provarlo cita in tantis miseriis che secondo lui in quel dialetto rifletterebbe l'ablativo. Egli non osserva che nel friulano il latino as = is e per tu monstras il friulano dice tu mosdris; dunque in tantis miseriis nel friulano come pure le forme analoghe riflettono l'accusativo latino.

Il sardo ci dà degli argomenti anche più convincenti. La varietà sarda più importante è il logodurese che riflette più perfettamente il latino, ed è perciò considerata come la più perfetta. Noi non sappiamo veramente se sia una perfezione obbedire a principi che condannano quel dialetto all'apatia e all'immobilità. Ora quel dialetto comincia a trasformarsi e viene a maggior consonanza coi dialetti italiani; così per il latino ipsorum il logodurese ha ipsoru, ma da qualche tempo s'è svolta la forma issoru. Come che sia, questo dialetto non trasforma la vocale finale latina e conserva spesso anche la consonante finale come corpus, latus ecc.... e la mantengono anche i dialetti alpini i quali appunto perché partecipano ai dialetti gallici furono detti italo-gallici o gallo-italici.

Nel sardo resta la consonante della lingua latina perché non ha tendenza come il toscano all'una o all'altra forma, né come il siciliano all'u finale per o facendo ad esempio cannu per quando, lupu per lupum; e questo fenomeno del siciliano è direttamente opposto a quello del toscano che conserva i finimenti in o e trasforma l'u in o, come in petto, capo, corpo, molto, meco ecc....

Il logodurese differisce grandemente e si mostra generalmente impassibile tranne in qualche caso come in thesaurum ed aurum che diventano tesoro, oro per assimilazione dell'o precedente sul seguente, già che si nota in genere che due vocali separate da r tendono ad assimilarsi e questo si trova anche per l'osco.

Il logodurese, tranne in questi casi eccezionali ci mostra l'u per il nome e questo ci prova che viene dal'accusativo, e non dall'ablativo che in quel dialetto avrebbe dato o. Nemmeno può la forma u del logodurese venire dal nominativo perché il logodurese che conserva us, in corpus, latus l'avrebbe conservato in lupus. Infatti sporadicamente prende qualche forma dal nominativo come sitis e alora conserva la desinenza latina.

Questo dialetto è tanto conservatore che conserva anche il suono delle consonanti, come per esempio cito in logodurese è chito, certare è chertare secondo che pronunziavano i latini; per dunque il sardo ha illo in cui ha conservato l'o dell'ablativo e corrisponde logicamente ad ideo.

A questa teoria dell'accusativo sostenuta dal Diez è stata opposta la teoria del nivellamento propugnata dal Pott, dal Corssen e da altri. Questi sostengono che la forma del nome italiano è una coincidenza delle tre forme nominativo, accusativo e ablativo abbandonate a sé stesse e trasportate nel campo dei dialetti.

Questa teoria del Corssen ha un valore logico innegabile ma gli argomenti che stanno per la prevalenza dell'accusativo sono tali da non lasciar più dubbio come si è visto.

Dunque l'accusativo è quello che somministra la forma del nome italiano ed anche nelle lingue dell'Europa occidentale l'abbandono dell'm accusativale è regolare.


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