Giovanni Flechia - Università di Torino 1872-73
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Principi generali

 

Oggetto del corso

La materia di quest'anno sará la comparazione del latino coll'italiano al punto di vista linguistico, e per conseguenza anche coi dialetti italici.

Infatti la lingua italiana in quanto è un prodotto dello spirito umano, in quanto cioè è parlata s'identifica coi dialetti, e rappresentante vero della lingua italiana è il dialetto toscano.

Ed in vero ciò che vi è d'italiano negli altri dialetti è toscano, e ciò che non vi è di toscano non è nemmeno italiano.

Nondimeno osserviamo sempre che si parla della lingua materiale, ossia dei vocaboli e non della letteratura la quale è patrimonio dell'Italia tutta e non della Toscana. (...)

Esposti questi preliminari daremo alcune nozioni necessarie al confronto morfologico fra il latino e l'italiano. Parleremo prima dei temi nominali e poscia dei temi verbali tanto nel latino che nella lingua nostra. Ed anzi tutto non tralasciamo di osservare che molti temi neo-latini non sono passati come si crederebbe nell'italiano ma sono rimasti a dir così improduttivi nel latino. Per fare il confronto tra le due lingue dovressimo fare di esse la storia. Ma se del latino volessimo fare la storia ascendente fino alla lingua madre, troppo in lungo ci condurrebbe questa trattazione. Quindi del latino faremo una storia discendente, e dell'italiano una ascendente.

 

Il metodo comparativo

Le lingue indo-europee sono quelle parlate prima d'ogni monumento storico, circa due mila anni av. Cristo, da un popolo che diede origine agli Indiani, Persiani, slavi, celti ecc.... Quindi è che indicando l'estremo da cui partirono fino all'estremo a cui giunsero diconsi anche indo-germaniche. I popoli che ora parlano le lingue indo-europee le ricevettero per trasmissione da quei popoli che le parlavano i quali si sparsero dall'altipiano dell'Asia centrale fino a tutta l'Europa.

Queste lingue indo-europee ci dimostrano colla loro affinità la loro comune derivazione da un solo stipite come il neolatino ci manifesta la sua discendenza dal latino. E quindi come la grammatica neolatina ci manifesta le relazione che fra il neo-latino ed il latino furono trovate, così la grammatica delle lingue indo-europee col mostrare l'affinità di queste tra loro, mostra eziandio la loro discendenza comune da quella lingua primitiva che dai dotti fu detta ariana.

Ma di questa lingua madre non esistono più traccie se non quelle che si scorgono nelle lingue da essa generate, né si potrebbe sperare di rinvenirla nell'altipiano dell'Asia centrale, perché ivi più non abitano quei popoli, ma altri che usano i dialetti mongolici. Quindi il popolo primitivo o emigrò tutto o i pochi avanzi che ne restarono si assimilarono cogli abitanti venuti dopo.

Noi perciò solamente per induzione possiamo ricostruire la lingua madre, e molti dotti con autorità incontestabile hanno dichiarato che allorquando una voce si trova in tutte le lingue indo-europee è necessario che essa si trovi anche nella lingua madre, sebbene questa non si conosca.

Il sanscrito fra le lingue indo-europee è certo quello che meno dalla lingua madre si diparte. Eppure sarebbe grave errore il credere che essa sia la lingua madre perché non è che una derivata. Nelle montagne dell'India vi sono ancora dei dialetti dravidici parlati da quelli che abitavano l'India prima dell'invasione sanscritica e che furono costretti a rifugiarsi nei monti dove pure conservarono nel loro linguaggio forme e maniere proprie. Il sistema morflogico delle lingue indo-europee è certo anteriore alla separazione.

 

Definizione di linguistica

La linguistica è stata creata in questo secolo ed alla creazione di questa disciplina molto giovò la conoscenza del sanscrito, per mezzo del quale si è visto come le lingue si raggruppano a vari stipiti secondo i loro caratteri morfologici.

La linguistica non devesi confondere colla filologia la quale si occupa della storia degli antichi popoli, mentre la linguistica si occupa delle lingue in quanto sono parlate. Onde è che non si cura se una lingua possiede o no letteratura, poiché essa ha riguardo al materiale vocabolo più che al concetto che in esso è racchiuso.

Fino ad ora troppo spesso si è confuso la linguistica coll'Oratoria, la Rettorica ecc... considerando le parole più ad orecchio che scientificamente. Ciò viene provato da una osservazione del Monti il quale seriamente affermava che la parola abbonazzare avea una significazione in certo modo più forte che abbonacciare. Egli non avvertiva che la differenza fra queste due parole era solamente dovuta alla diversa forma fonetica che assumono secondo che in dialetto toscano o napoletano o marchigiano vengono pronunziate. Tale è la differenza fra l'abbracciare toscano e l'abbrazzare napoletano.

 

Dialettologia e dialetti

Ora ci è necessario fare una digressione sulla dialettologia, perché come già si disse la lingua in quanto è parlata si confonde coi dialetti. Vedremo ciò che si è altrove accennato, cioè la toscanità della lingua italiana non al punto di vista dell'unità della lingua, ma al punto di vista storico-comparativo.

Infatti non bisogna procedere qui con la fantasia, e rammentarsi che noi trattiamo della lingua in quanto è parlata, e in quanto fornì agli scrittori del 300 e 400 il loro stile, perché essi lo presero dal popolo. La lingua si formò prima a Firenze che altrove come si vede dalla copia di scrittori che apparse prima quivi che in altre parti. (...)

Né sarà inopportuno far notare come sia assurda cosa ciò che alcuni vorrebbero, cioè di subordinare i dialetti alla lingua. Non osservano costoro che i dialetti furono anteriori a ciò che chiamiamo lingua nazionale, la cui formazione non è certo dovuta alla plebe, ma agli scrittori che dai dialetti la cavarono. Il piemontese per esempio è nato direttamente dal latino e perciò è inutile subordinarlo al toscano.

 

Suddivisione delle lingue in tre gruppi

Le lingue in genere secondo il loro organismo sono state divise in tre gruppi:
  1. Monosillabiche
  2. Agglutinanti o juxtaponenti
  3. Flessive

Diconsi monosillabiche nel primo loro stadio le lingue e poche sono quelle che a giorni nostri sono rimaste in questo stato. La cinese e le lingue chamitiche restano nondimeno monosillabiche anche ai giorni nostri.

Non è nostro ufficio d'investigare l'origine del linguaggio, la quale essendo intimamente connessa coll'origine dell'idee è studio convenevole più tosto all'antropologia che alla linguistica. Leyde disse che il parlare è un pensare sonoro. Senza perciò occuparci dell'origine del linguaggio e lasciando tal questione ai metafisici, osserveremo che il parlare è un effetto d'imitazione, come chiaro apparisce da questo che ognuno parla la lingua che ne' suoi primi anni ha sentito parlare ad altri.

Fatto nondimeno indiscutibile è che il primo periodo del linguaggio è stato il monosillabismo. Quelle interjezioni enunziavano le prepotenti idee e quasi infantili che l'uomo aveva nei primi tempi.

Passano poscia le lingue al secondo stadio dell'agglutinazione, la quale ha luogo coll'unione che si fa di più monosillabi insieme in modo però che ciascun monosillabo serbi ancora il suo valore (mecum, farmi).

Le lingue flessive delle quali più specialmente parleremo si dividono in due gruppi: semitico e indo-europeo. Questi due gruppi differiscono principalmente nella radice, che nel gruppo semitico soffre inserzione di vocali, mentre nel gruppo indo-europeo la radice è sempre monosillabica.

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