Talvolta come abbiam visto la radice è pura, talvolta è rinforzata, e questo rinforzamento si rinviene in tutte le lingue indo-europee.Ora passiamo a quella specie di nomi che alla radice aggiungono un elemento formativo. Esaminiamo prima quelle che aggiungevano una vocale: è noto come nell'indo-europeo non ci fossero che le tre vocali a, i, u, i quali infatti sono suoni semplici mentre che e ed o sono suoni composti.
L'a indo-europeo è riflesso in latino da un o pei mascolini da un a pei feminini. Per es. mergus latino (che vuol dire un uccello che va a prendere i pesci tuffandosi sott'acqua, e che perciò in italiano è tuffolino) ci dà la radice merg del verbo mergere e il suffisso o = u.
Così coquus ha per radice coqu e poi lo stesso suffisso o, giacché coquus anticamente era coquos, come dominus era dominos ecc.... Non va questo coquus confuso con forme quali sono irriguus, nocuus nei quali c'è un suffisso indo-europeo va, e perciò l'u di irriguus ha l'aspetto di un post-suono ciò che i tedeschi chiamano "nachklang".
Tra i nomi che hanno il suffisso indo-europeo a = o latino c'è il nome acus spezie di pesce da non confondersi con acus "ago" della quarta declinazione, in cui l'u è originario, mentre noi ci occupiamo dell'u che era originariamente un o.
Oltre a questi nomi ne abbiamo altri che ci lasciano in dubbio se veramente appartengano a questa categoria; sono quelli che hanno una radice complessa e non hanno riscontro conosciuto con radici indo-europee: tali sono ad es. avus, bulbus, focus, fuccus, glubus, malus ("albero della nave"), modus, mundus, rogus, rugus ecc.... Tra i feminini alga, bucca, clava, barba, cuppa. In quanto ad alcuni nomi mascolini in a alcuni suppongono che in essi sia rimasto l'a indo-europeo. E' da osservare per altro esservi nomi feminini in us ossia con forme maschili.
Tra i neutri che alla radice aggiunsero il suffisso formativo o abbiamo aurum radice ur, che in sanscrito ha la forma di ausa = auso = auro; jugum che in conjux si ritrova; ferrum, lorum, sagum, telum, tergum. Vi sono poi dei nomi aggettivi: magus, malus, aequus, divus, rufus, omniscius, vivus, verus, vagus ed altri.
In composti si trovano spesso radici semplici come profugus, carnifex, perfidus, sacrilegus, carnivorus, malignus, benignus = benigenus, fedifragus, puerpera; a proposito di questo ultimo aggettivo si è notato come sovente per influenza di un r postonico l'a si cangi in e e perciò puerpera e non puerpara. I verbi passivi i quali sono sull'attivo fondati come vedremo, ci porgono esempio di ciò: come da legis dovrebbe venire legiris e invece abbiamo legeris; così in italiano abbiamo margherita, catterina ecc...: dal greco
(parola non comprensibile)
ha fatto camera; al greco non ripugna tanto l'a dinanzi all'r. Il toscano ci dà severare da separare.Si può in genere stabilire una dinamica fonetica:
1) ar = er;
2° er = ar secondo i vari dialetti; il sanese ad esempio dirà Gasparo, il fiorentino dice Gaspero.Possono sembrare di poca importanza queste cose a coloro che la scienza del linguaggio stoltamente dispregiano. Giovano però queste considerazioni anche per l'arte di scrivere, onde potersi mettere d'accordo coi grandi scrittori che sono e debbono essere nostri esemplari.
I temi si distinguono in primitivi e derivati; vedemmo i temi primitivi; dei derivati troviamo pochi esempi in questa categoria di temi formati per mezzo del suffisso a. Aurora radice aus = us è tema derivato essendo un aggettivo passato a significato di sostantivo e derivato da un nome come aurus, oris, nella stessa guisa che decorus, honorus, canorus, odorus; il nome flora è un aggettivo feminino sostantivato.
Passiamo ora ai nomi derivati per mezzo del suffisso i. Scabis ("raschiatura") trudis ("pertica" radice trud: cioè "arnese da sospingere") navis, puppis, ratis, unguis, maris, retis, che danno a vedere chiaramente il modo di loro formazione.
Tra i nomi derivati per mezzo del suffisso u abbiamo acûs, nurus, quercus, domus, manus, impetus (cfr. greco PETOMAI) pinus, arcus, lucus, genu, cornu.
Gli aggettivi come gravis, levis, tenuis, suavis, brevis, mollis, pinguis, si connettono a questa categoria. Infatti per esempio gravis corrisponde al greco BARUS e sta per garu, in sanscrito guru: così suavis corrisponde al greco HDUS e sta per svadu donde svadui = svadvi = suadvi= suavi; mollis sta per mardu = maldu = maldui = moldvi = molli.
Queste ricerche che noi facciamo non sono senza ragione. Imperò che una storia della lingua italiana non consiste solo nell'indicare fenomeni fonetici ai quali andò soggetto il corpo della lingua; ma bisogna fare altresì una sorta d'inventario o statistica del fondo latino e del fondo neolatino per vedere cosa sia rimasto improduttivo nel campo latino e cosa no. Ora nelle tre categorie da noi esaminate molti nomi non sono passati nell'italiano. Appartengono alla prima, scirpus, scrupus, sparus; alla seconda tra i nomi passati all'italiano abbiamo nave poppa rete ecc....: per l'u ci sono rimasti molti nomi come ago, duomo, nuovo ecc....