L'idioma nazionale sempre più diffuso, solo il 24% usa il dialetto
L'82% dei ragazzi parla italiano. Veneto, Campania e Calabria le regioni legate all'idioma locale.
Roma. A quasi 140 anni dall'unità d'Italia circa il 94% dei nostri connazionali parla l'italiano in almeno un ambito relazionale (famiglia, amici, estranei), ma in maniera esclusiva solamente il 44,6% lo parla in famiglia e il 47,3% con gli amici, mentre la percentuale sale a 71,5% quando l'interlocutore è un estraneo. E infatti non si è dimenticato il dialetto, tanto che circa il 60% della popolazione lo conosce e lo usa. Comunque in alcune regioni, come la Toscana, la lingua nazionale è praticata da circa il 90% della popolazione, invece in Veneto è il dialetto a farla da padrone, lo parlano esclusivamente quasi la metà degli abitanti sia in famiglia che con gli amici e sfiora il 20% il numero di quelli che lo usano sempre anche con gli estranei.
Questo, in sintesi, quanto emerge da un'indagine dell'Istat sull'uso della lingua italiana e i dialetti svolta nel 1995. La stessa indagine è stata realizzata tra la fine del 1987 e l'inizio del 1988, così l'Istituto di Statistica ha potuto cogliere alcune trasformazioni nelle abitudini linguistiche avvenute in un arco di tempo tutto sommato breve. In otto anni, spiega l'Istat, si è verificato un significativo aumento dell'uso dell'italiano e un corrispondente calo dell'uso esclusivo del dialetto. Comunque l'indagine ha stabilito che parlano soltanto o prevalentemente l'italiano circa 23 milioni 900 mila individui (44,6%), si esprimono esclusivamente, o quasi, in dialetto 12 milioni 600 mila persone (23,6%), e 15 milioni 100 mila alternano dialetto e italiano.
Ma cosa ha determinato questo cambiamento che, in termini percentuali, è pari ad un aumento dell'uso dell'italiano di circa 5 punti, con picchi che arrivano a 12 punti percentuali se si considerano i bambini tra i sei e i dieci anni? Certamente non i libri e nemmeno i giornali che nel nostro paese sono sfogliati da una percentuale di persone molto vicina a quella rilevata nel Terzo Mondo. E' evidente che il merito maggiore va alla televisione. Non a caso sono proprio i bambini (una precedente indagine ha stabilito che passano in media intorno alle tre ore al giorno davanti al televisore) quelli che negli ultimi anni hanno accresciuto l'uso della lingua italiana: con gli estranei, per esempio, nell'87-88 lo parlava il 69,8% dei ragazzini, ma nel 1995 si è arrivato all'81,7%.
Naturalmente precisa l'Istat anche se la televisione ha avuto particolare importanza nel modificare il comportamento linguistico dei piccoli e in generale di tutti gli italiani, «l'influenza del titolo di studio rimane ancora nettissima». Quindi «il contributo delle istituzioni scolastiche» non si discute e rimane chiaramente il punto di partenza «per la crescita della competenza linguistica delle persone». Infatti è proprio il passaggio dalla condizione di analfabetismo a quella del possesso di un primo titolo di studio a determinare un balzo nella percentuale di quelli che parlano solamente o prevalentemente l'italiano. La progressione poi, continua fino ad arrivare a circa il 77% nel caso dei laureati.
Per quanto riguarda infine le abitudini linguistiche nelle diverse aree di residenza, l'Istat ha rilevato che Toscana, Liguria e Lazio sono le regioni dove, nei tre contesti considerati, si parla maggiormente l'italiano. Al contrario Veneto, Calabria e Campania sono le regioni dove si parla di più il dialetto.