Il 94% degli italiani ha imparato a parlare in italiano, in casa, con gli amici, con gli estranei, ma cresce il numero (60%) di quelli che non disdegnano di usare il dialetto, alternandolo con la lingua ufficiale. E' quanto risulta da un'indagine dell'Istat, condotta alla fine del '95 su un campione di circa 21000 famiglie. In famiglia, dove l'uso del dialetto resiste maggiormente (23,6%), parlano la lingua madre il 44,6% degli italiani, e sono il 28,3% quelli che alternano i due idiomi. Naturalmente con amici ed estranei la percentuale di chi parla «correttamente» sale: cerca di farsi capire nella lingua per così dire ufficiale il 47,3% con i conoscenti e il 71,5% con gli sconosciuti e l'uso del dialetto scende, in questo tipo di conversazioni, al 16,6%. Ma rimane consistente il numero di quelli che intercalano frasi in dialetto e in italiano in famiglia (28,3%) e con gli amici (32,1%), probabilmente, sostiene l'Istat, per maggiore padronanza del linguaggio e per il desiderio di non abbandonare del tutto le proprie radici. In buona sostanza il 94% delle persone sa ed usa la lingua (in casa o con amici o con estranei), ma il 60% usa anche il dialetto.
L'uso maggiore dell'italiano si nota soprattutto (complice, con tutta probabilità, la tv) nei bambini tra i sei e i dieci anni: in una precedente indagine Istat del 1988 il 58,5% parlava italiano in casa (ora si sale al 66,9%), il 60,9% lo usava con gli amici (ora il 68,6%, il 69,8% con estranei (ora l'81,7%). E sono le femmine ad avere imparato più in fretta. Ma l'influenza del titolo di studio rimane comunque nettissima: tra gli analfabeti solo il 7,8% parla esclusivamente italiano, tra coloro che sanno leggere e scrivere, ma non hanno studiato, la quota sale al 14,4%, e l'uso della lingua raggiunge il 23,9% per quelli che hanno frequentato la scuola elementare, il 42,9% le medie inferiori, per finire con il 77% di laureati che usano quasi esclusivamente l'italiano. Naturalmente l'uso della lingua di casa nostra è molto più diffuso nelle grandi metropoli che non nei comuni con meno di 2.000 abitanti, e differenziazioni ci sono anche in relazione ai contesti regionali. Parla sempre l'italiano l'83,8% dei toscani, il 60% dei liguri, il 57,8% dei laziali, mentre al di sotto della soglia nazionale, tra il 20% e il 30%, troviamo pugliesi, friulani, abruzzesi, marchigiani, molisani e lucani. A Bolzano il 66,9% parla tedesco o ladino. In Sicilia, Calabria, Campania, Veneto e nel Trentino parla italiano solo il 20%. Per Giovanni Nencioni, Presidente dell'Accademia della Crusca, si tratta di una «buona notizia», ma restano i dubbi sulla qualità della lingua.