LA RICCHEZZA
DEL BILINGUISMO
E DEL BICULTURALISMO
Pubblichiamo un estratto del discorso di Amalia Bernardini, consigliere del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero - rappresentante Messico - Centro America - Caraibi, tenuto in apertura del “Convegno sulle iniziative per l’insegnamento e la diffusione della cultura italiana all’estero nel quadro della promozione culturale e della cooperazione internazionale”, svoltosi a Montecatini dal 26 al 28 marzo 1996 ed organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero con la partecipazione della Regione Toscana.
Il cittadino italiano che vive all’estero ha sperimentato una profonda evoluzione. Molti di noi oggi posseggono una sufficiente coscienza da non voler essere oggetti passivi di una politica culturale assistenzialistica, bensì soggetti attivi, collaboratori, o naturali interlocutori all’estero di iniziative culturali, linguistiche e pedagogiche.
Noi non siamo necessariamente dei disadattati culturalmente parlando; siamo persone di fatto biculturali, le quali, ricevendo cultura e scuola dall’Italia, possono restituire a loro volta cultura biculturale e multiculturale che, in un mondo ormai globalizzato, può arricchire l’Italia nel campo umanistico, scientifico, civile, etico e politico.
Il biculturalismo, che nasce dal confronto con la diversità, può, come ogni circostanza esistenziale, essere vissuto passivamente, persino come fonte di instabilità personale e di insoddisfazione, oppure attivamente, come rottura di provincialismi e ampliazione della coscienza. La biculturalità e la multiculturalità, oggi, si protendono verso il futuro che è sempre più internazionale e cosmopolita. Pertanto investire in cultura biculturale può essere produttivo e non necessariamente a lunga scadenza. I giovani italiani all’estero, sono un potenziale di gioventù, produttività e apertura culturale per l’Italia.
Da tutto ciò nascono conclusioni concrete, anche se generali. C’è bisogno di scambi di docenti, ricercatori e studenti universitari con l’Italia che completino e amplino i vincoli con i programmi di scambio già esistenti (vedi programma Erasmus): ciò aprirebbe un grande spazio di specializzazione e ricerca a studenti, educatori, docenti e ricercatori d’origine italiana residenti nelle nostre aree. I docenti infatti sono pochi e sovente hanno una formazione non adeguata, la formazione e l’aggiornamento dei docenti non devono ridursi ad alcune esperienze sporadiche, ma dovrebbero richiedere uno sforzo ben maggiore e più organico. Si dovrebbero fondare succursali delle Università italiane per Stranieri, sostenute in loco da docenti universitari qualificati di origine italiana e con visite periodiche di specialisti delle Università stesse.
Si dovrebbero costituire, da parte delle case editrici e dei “media “ italiani linee di produzione che offrano testi per l’insegnamento della lingua e della cultura rispettando la differenziazione per aree geografiche dei destinatari e che diffondano la multiculturalità offrendo spazi alle produzioni degli italiani all’estero.
Si dovrebbero utilizzare in forma coordinata e iscritta in progetti precisi, spazi nelle reti informatiche condivisi tra i Ministeri degli Esteri e della Pubblica Istruzione, le istituzioni accademiche e di ricerca e gli italiani all’estero.
Gli organismi ufficiali italiani dovrebbero accogliere e appoggiare con flessibilità anche quegli sforzi e risultati non ufficiali ma che promuovono comunque l’insegnamento e la cultura italiana. Le autorità italiane dovrebbero inoltre intervenire per permettere che possa accedere al ruolo, mediante concorsi in loco, l’insegnante presso le scuole italiane all’estero laureato in lingua e letteratura italiana presso Università Straniere.
La scuola e l’insegnamento della lingua e della cultura italiana devono essere considerati un servizio pubblico che lo Stato ha il dovere di assicurare anche ai cittadini che risiedono all’estero.
Solo in questo modo si potrà arrivare ad una definizione globale di una politica della cultura, della scuola e della lingua italiana all’estero nel quadro della promozione culturale e della cooperazione internazionale.
Saremo forse animati da uno spirito utopistico, ma è questo il modo in cui intendiamo guardare al futuro.
Amalia Bernardini