L’attività

del centro-scuola

di toronto

 

 

Continuando il filo diretto con il Canada, al quale S.I.&N.A. ha dedicato lo speciale del numero Uno, abbiamo intervistato Alberto Di Giovanni, fondatore e instancabile animatore del Centro Canadese di scuola e cultura italiana di Toronto.

 

Il Centro Scuola è una delle realtà più vivaci della grande comunità italiana di Toronto. Quali sono le iniziative per la promozione della lingua?

Il Centro Scuola e Cultura Italiana, sin dal 1976, anno della sua fondazione, si è dedicato con grande impegno alla promozione dello studio della lingua e della cultura italiana: oggi ben 24.000 studenti delle scuole elementari e medie seguono corsi inseriti nel normale orario scolastico; obbiettivo, questo, raggiunto solo a Toronto e in alcune località in Australia. Va sottolineato che l’inserimento di tali corsi nell’orario scolastico riveste una notevole importanza dal punto di vista sociale e pedagogico, in primo luogo perché conferisce all’insegnamento della lingua quella legittimità e quello status che solo il riconoscimento a livello istituzionale riesce a garantire. Altri 8.000 studenti frequentano i corsi di lingua italiana offerti di sabato; partendo dal presupposto che esiste una strettissima connessione tra la motivazione personale dello studente e l’apprendimento della lingua straniera, il Centro Scuola offre una serie di attività extrascolastiche che includono sport, musica, canto, teatro e arti figurative. L’insegnamento dell’italiano collegato a tali discipline si è dimostrato della massima funzionalità in quanto consente agli allievi di applicare in attività concrete e quindi di interiorizzare più facilmente le nozioni linguistiche acquisite.

Il Centro cura anche l’organizzazione di corsi di formazione di aggiornamento professionale per il personale docente e l’elaborazione di libri di testo e di materiale didattico con due collane di testi scolastici, Echi del nostro mondo e Io amo l’italiano, adottati da insegnanti operanti su tutto il territorio nazionale e anche in alcune scuole degli Stati Uniti.

Grande importanza, infine, attribuiamo all’organizzazione di scambi culturali e corsi residenziali in Italia che ogni anno vedono la partecipazione di circa 200 studenti.

 

Da poco sono stati festeggiati i venti anni di vita: come è nata l’idea di un centro e come si sono sviluppate negli anni le numerose iniziative?

Il Centro Scuola nacque per rispondere a specifiche esigenze pedagogiche. Fino ad allora, infatti, l’organizzazione dei corsi d’italiano era demandata a piccoli gruppi ognuno dei quali gestiva in proprio tali attività didattiche, lasciando all’insegnante l’arduo compito di sviluppare un programma senza adeguati sussidi didattici e, in molti casi, senza neppure l’ausilio di un libro di testo. Fino ad allora le uniche organizzazioni che erano riuscite a proporre programmi di provata serietà erano state la Società Dante Alighieri di Toronto e la Commissione Pastorale Italiana, mentre altri gruppi avevano lasciato un po’ tutto all’improvvisazione. Si pensò dunque di fondare un’organizzazione ombrello, il Centro Scuola, che potesse coordinare le attività dei vari gruppi e dare voce presso le autorità locali alle esigenze della comunità italiana.

I risultati furono immediati: si riuscì subito ad ottenere l’uso gratuito delle aule scolastiche e l’apporto finanziario delle commissioni locali; ma un vero e proprio salto di qualità si verificò nel ‘77 allorché nelle scuole dell’Ontario venne introdotto l’Heritage Language Program, ora denominato International Languages Program, un programma per l’insegnamento non solo dell’italiano ma di ben 52 lingue diverse. Il Centro Scuola ebbe un ruolo di primo piano per la realizzazione di tale programma e riuscì a divenire la forza trainante per tutti i gruppi etnici interessati a promuovere lo studio delle lingue d’origine, divenendo un punto di riferimento costante, un modello con un’organizzazione all’avanguardia nel campo delle nuove strategie didattiche adottate per motivare gli adolescenti.

Il Centro Scuola è riuscito a instaurare rapporti di collaborazione con le varie commissioni scolastiche locali per l’organizzazione dei programmi di lingua e cultura italiana e di corsi di formazione professionale e di aggiornamento degli insegnanti di tutte le lingue straniere. A tale scopo, organizza un simposio cui annualmente partecipano ben 1.200 insegnanti in rappresentanza di 50 gruppi linguistici.

Tra le iniziative culturali, per le celebrazioni del XX anniversario, abbiamo realizzato La Cenerentola di Rossini presentata dalla Canadian Opera Company, un concerto del Toronto Mendelsshon Choir e la World Boys & Girls Art Exhibition, una mostra internazionale di 400 disegni e dipinti di bambini provenienti da 160 paesi, organizzata in collaborazione con l’UNESCO.

 

Da più parti si teme una contrazione della domanda di italiano, dalle scuole elementari all’università. A suo giudizio, che momento sta vivendo la lingua italiana in Canada?

Effettivamente il pericolo di una forte contrazione nella richiesta di corsi d’italiano esiste e c’è una ragione ben precisa che giustifica la preoccupazione degli operatori nel settore: la stragrande maggioranza degli studenti che frequentano questi programmi è composta ormai da alunni di origine italiana della terza o addirittura della quarta generazione. Allo stato attuale lo studio dell’italiano in Nord America sembra attraversare una fase particolare: infatti, da una parte, si assiste a una crescita dell’interesse per la lingua e cultura italiana e alla conseguente creazione di nuovi programmi, mentre dall’altra ci si trova a lottare per difendere l’italiano, soprattutto in ambienti culturali in cui il suo studio veniva dato per scontato per via dell’alta concentrazione della popolazione di origine italiana. Il Canada e Toronto in particolare possono essere considerati validi esempi di entrambe le tendenze: si è verificata, infatti, una notevole contrazione nel numero degli iscritti ai corsi d’italiano soprattutto a livello universitario e di scuola superiore, mentre a livello di scuola elementare e media si è riusciti a contenere, sia pure con grandi difficoltà, la diminuzione di studenti. Grazie al connubio stabilitosi tra la comunità e gli insegnanti, è stato possibile superare il momento critico, mentre laddove - come è avvenuto all’università e nelle scuole superiori - si è creduto di poter operare da soli, arroccati nelle proprie torri d’avorio, attuando un vero e proprio scollamento con la comunità, si è andati incontro ad un traumatico ridimensionamento.

Tengo a precisare che in gran parte il risultato positivo ottenuto tra alunni che frequentano le scuole materne, elementari e medie va attribuito al Centro Scuola, che grazie, a numerose attività extrascolastiche e di supporto alle forme di insegnamento tradizionali, è riuscito ad invertire le tendenze e a riconquistare studenti, molti dei quali non si sarebbero mai avvicinati allo studio della lingua e della cultura italiana. Riteniamo di aver intrapreso la strada giusta per evitare un’irreversibile caduta nella domanda di corsi d’italiano. Esistono certamente molte difficoltà da superare, non ultime le resistenze di genitori o di taluni insegnanti abituati a considerare con diffidenza strategie didattiche alternative e nuove metodologie. Va anche sottolineato, però che, una volta vinte le resistenze iniziali, i risultati sono subito ben tangibili ed evidenti a tutti.