La Expectancy
Grammar
Uno degli elementi fondamentali per il processo di apprendimento di una lingua è quello della comprensione orale, abilità che è sempre preceduta da una fase più o meno lunga di “silenzio”, durante il quale il soggetto attiva meccanismi di riconoscimento e di discriminazione dei suoni, di associazione suono-significato.
Nel 1979 Oller ha introdotto il concetto di Expectancy Grammar come elemento che sta alla base dei processi di comprensione. Con questo termine Oller intende la capacità di ipotizzare quello che verrà detto o scritto in un dato contesto. L’Expectancy Grammar opera essenzialmente su tre parametri:
a) sulla base della consapevolezza situazionale, soprattutto in ordine all’argomento e agli scopi degli interlocutori;
b) in base alla ridondanza, cioè ai supplementi di informazione reperibili nel contesto, nel cotesto e nel paratesto;
c) sulla base della conoscenza del mondo, o enciclopedia, che permette sia di creare ipotesi e anticipazioni su quanto verrà detto o scritto, sia di disambiguare gli elementi polisemici.
Si nota spesso che la difficoltà di comprensione che uno studente straniero ha è legata alla difficoltà a creare ipotesi adeguate più che a generiche carenze linguistiche. Inoltre, i tipi di previsione fatti dipendono anche dal tipo di comprensione che ci proponiamo. Tutti ascoltiamo prefiggendoci degli scopi, ed in base a questi adottiamo strategie di comprensione differenti. Attiviamo una comprensione intensiva quando, per esempio, leggiamo o ascoltiamo una poesia, di cui cerchiamo di capire ogni parola; una comprensione estensiva, quando cerchiamo di cogliere il senso generale o di cogliere uno o più dettagli.
Di fondamentale importanza è il contesto, uno degli elementi cardine su cui si basa l’Expectancy Grammar. Qualunque enunciato si pone in una situazione comunicativa determinata e dunque chi deve decodificarla lo fa in base a quel tipo di situazione. In altre parole, il fruitore dell’enunciato fa un’analisi che non è soltanto formale: per decodificare un testo non basta soltanto l’analisi linguistica, del lessico e/o delle strutture. Questo perché il discorso è un processo dinamico che implica necessariamente l’aspetto pragmatico, cioè la relazione fra testo, cotesto e utenti.
In realtà dietro ogni enunciato ci sono dei referenti pragmatici che agiscono. Brown e Yule ne hanno individuati quattro: la referenza, la presupposizione, l’implicatura e l’inferenza.
Referenza: relazione fra la lingua e il referente extratestuale, cioè quando ci si riferisce a qualcuno o a qualcosa che non viene detto esplicitamente.
Presupposizione: l’assunto che l’emittente compie con ciò che è condiviso dall’interlocutore, implica una comune conoscenza del mondo.
Implicatura: ciò che l’emittente suggerisce o intende separatamente da ciò che dice letteralmente.
Inferenza: ciò che viene indotto dal fruitore relativamente all’enunciato. Di solito si fanno inferenze che hanno qualche probabilità di essere giustificate, nel caso che altre informazioni arrivino a dimostrarci che l’inferenza era errata, siamo pronti a modificarla.
L’altro elemento fondamentale per l’attivazione della expectancy grammar è laconoscenza del mondo.
Esistono dei principi di interpretazione utilizzabili da parte del fruitore che lo mettono in grado di determinare un’interpretazione pertinente e logica. Uno di questi principi è quello di interpretazione locale. In base a questo principio si tende a non costruire un contesto più ampio di quanto è necessario per giungere ad una interpretazione. Se qualcuno mi dice “Chiudi la porta” io andrò a cercare la porta aperta più vicina, anche se ciò non mi è stato detto. Questo poggia sulla capacità di utilizzare la conoscenza del mondo e l’esperienza passata di eventi analoghi e dunque fornisce certe aspettative e certe ipotesi. Secondo Bartlett, uno dei fondatori della moderna psicologia, l’individuo in base al principio dell’analogia ha una decisa tendenza a rilevare semplicemente l’impressione generale del tutto, e su questa base poi costruisce i particolari probabili.
La conoscenza del mondo permette dunque di decodificare un messaggio riconoscendone la funzione e il tipo di atto linguistico, al di là del significato degli elementi lessicali e delle strutture. Aiuta cioè a decodificare dall’alto in basso. La sola analisi lessicale e strutturale permette invece una decodificazione dal basso in alto. E’ soltanto la decodificazione dall’alto in basso che consente di comprendere tutti gli elementi non grammaticali di un testo. Ora, se la decodoficazione dall’alto in basso dipende dalla possibilità di attivare ogni volta una porzione della nostra conoscenza del mondo, tale conoscenza deve essere organizzata e immagazzinata in modo tale da permettere un facile accesso.
Minsky, Shank e Johnson-Laird hanno dedicato gran parte della loro ricerca a capire come si organizzano e immagazzinano le nostre conoscenze.
Minsky propone la teoria dei quadri di riferimento, per cui la conoscenza è immagazzinata nella forma di strutture di dati (i quadri di riferimento) che rappresentano situazioni stereotipate. Quando ci si trova di fronte a una situazione nuova si seleziona dalla memoria un quadro di riferimento che adattiamo alla nuova situazione, modificandone i particolari fin dove è necessario. Shank propone la teoria dei copioni, in base alla quale i significati delle frasi sono rappresentati in termini concettuali, fornendo così una rete di dipendenze concettuali che Shank chiama Diagramma C. Prendiamo ad esempio l’enunciato “Silvia mangiò il gelato con un cucchiaino.” In termini concettuali significa che Silvia ingerì il gelato trasferendolo su un cucchiaino e portandolo alla bocca. Tale concetto è implicito verbalmente. Secondo Shank le nostre aspettative sono di natura concettuale, non verbale. Il copione, dunque, incorpora una sequenza standard di eventi che descrive una situazione.
Johnson-Laird propone la teoria dei modelli mentali secondo cui l’individuo è capace di scomporre il significato lessicale (ad esempio “uomo” viene scomposto in “umano”, “maschio”, “adulto”), ma non è capace di scomporre frasi. Una frase come “Questo libro colma una lacuna molto necessaria” per la maggior parte delle persone, ad una prima fruizione, ha senso come elogio del libro, mentre, se esaminata, si scopre che è la lacuna ad essere necessaria, non il libro. Perché? E’ successo che le parole della frase sono state utilizzate come suggerimenti per costruire un modello mentale familiare. Interpretando la frase come elogio del libro non abbiamo fatto altro che adattarla al modello mentale familiare (un libro colma una lacuna e dunque è necessario) e immagazzinarla nella nostra mente.
Quanto detto finora è utile nell’atto didattico: in base a queste informazioni l’insegnante può agire in modo da facilitare la comprensione e da fornire strategie utili allo studente per la sua autopromozione. Si può banalmente concludere che: il testo dovrebbe essere contestualizzato e preceduto da una fase di elicitazione; è consigliabile la presentazione del paratesto e l’esplorazione delle parole-chiave; il testo dovrebbe essere non solo coeso ma anche coerente; la lettura o l’ascolto dovrebbero essere fatti con uno scopo dichiarato, perché questo è quanto si fa nella realtà.
Sabrina Maffei