didattica

dell’italiano

come LS/L2

 

 

Pubblichiamo alcune osservazioni sull’insegnamento dell’italiano come LS/L2 inviateci da una nostra Socia, Coordinatrice per l’Australia, docente alla Australian Catholic University, Sydney.

 

In questo breve articolo si riportano per sommi capi alcuni dei problemi riscontrati nell'insegnamento dell'italiano a livello universitario in Australia, con particolare riferimento al Nuovo Galles del Sud, e si tenta di proporre qualche suggerimento atto a migliorare l'approccio didattico.

 

L'istruzione e l’apprendimento

dell’Italiano

In quest'isola continente, nonostante l'interesse per l'apprendimento dell'italiano a livello universitario sia costante, si risentono in modo particolare la distanza, in termini geografici, e l'isolamento dall'Europa e soprattutto dall'Italia. Da un punto di vista didattico questa situazione acutizza le difficoltà per i discenti che si ritrovano con una limitata opportunità di potere praticare l'italiano all'esterno di quelle che sono le strutture scolastiche/universitarie.

L'italiano, quindi, non viene appreso o rinforzato attraverso contatti quotidiani o saltuari con parlanti nativi ma è guidato per un percorso ragionato di avvicinamento alle strutture formali della lingua. Il dominio in cui possono interagire gli studenti è spesso ristretto e per quanto riguarda gli italo-australiani non di rado coincide da un lato con quello famigliare (nonni, genitori, zii che sono spesso dialettofoni) e dall'altro con quello dei club e associazioni (Bettoni 1993).

Un ulteriore problema che si riscontra nell'apprendimento dell'italiano in questo paese è quello dell'eterogeneità dei discenti. La loro provenienza varia e si potrebbe suddividere in 3 categorie o gruppi:

• gli anglofoni, che non sono necessariamente anglo-celtici, e che studiano l'italiano per motivi professionali (insegnanti, assistenti sociali, musicisti, architetti) o che la scelgono come materia complementare per motivi culturali;

• gli italo-australiani di seconda generazione, che nella maggioranza dei casi sono dialettofoni. Per questi ragazzi, figli di immigrati, la situazione è complicata ulteriormente dal fatto che il dialetto parlato in casa è spesso caratterizzato da interferenze e prestiti dall'inglese;

• il terzo gruppo è composto da discenti di origine italiana di terza o quarta generazione che hanno perso l'uso del dialetto a casa e si ritrovano, in pratica, in una situazione analoga a quella dei loro coetanei australiani.

Per venire incontro a questa nuova realtà che si è venuta a creare, gli insegnanti d'italiano del Nuovo Galles del Sud hanno proposto al Provveditorato agli Studi che venisse elaborato un nuovo sillabo più consone a quelle che sono le mutate esigenze nella didattica dell'italiano che sta diventando sempre più lingua straniera anche per gli italo-australiani.

 

Il materiale didattico

La scelta del manuale di grammatica è necessariamente legata a considerazioni metodologiche e di curriculo.

Qui in Australia, a livello universitario, sono spesso stati adottati testi pubblicati negli Stati Uniti che difficilmente riflettono le esigenze locali. Recentemente si è avvertita una lieve inversione di tendenza verso l'uso di grammatiche pubblicate in Italia che spesso sono mirate a portare il discente ad esprimersi rapidamente in lingua italiana con l'ausilio di materiale autentico sia audio che visivo. La riflessione grammaticale non è di solito accompagnata da spegazioni esplicite. Questo tipo di testo, benchè validissimo perchè avvia lo studente nella direzione dell'uso (Benucci, in stampa) a volte presenta dei problemi ai discenti del 1° anno, spesso abituati a modelli più tradizionali utilizzati nelle scuole. Ne risulta spesso un senso di smarrimento che è stato rilevato dalle schede di valutazione dei nostri corsi, dovuto alla mancanza di riferimenti grammaticali specifici, anche se spesso rigidi e artificiali.

D'altro canto, le grammatiche descrittive di tipo tradizionale, indipendentemente dalla loro provenienza, anche se offrono un modello statico legato all'italiano scritto, sono spesso rassicuranti sia per i discenti che per alcuni docenti perché offrono un punto di riferimento e di appoggio.

Per tenere maggiormente conto dei destinatari e delle realtà locali, sono state pubblicate diverse grammatiche e testi di vario genere in Australia: Bettoni,  Vicentini (1986); Marmini, Totaro (1987); Katis,  Piccioli (1981); Savoca, Piccioli, Katis (1983); Totaro, Zanardi (1991); Carsaniga (1996). Per le scuole invece è molto attivo il CIS di Melbourne (Centro italiano studi).

 

Metodologia: riflessioni e

suggerimenti

Per quanto riguarda il nostro istituto ci si appoggia a un paradigma glottodidattico collaudato, di tipo comunicativo descritto da Nunan (1989) e Melrose (1995), pur tentando simultaneamente un approccio sperimentale e flessibile.

A parte l'uso dei corsi multimediali, si tende ad incoraggiare gli apprendenti ad avere un ruolo attivo e di comunicare il più possibile in italiano anche all'esterno dell'ateneo. Ci si è resi conto che spesso il solo contatto formale con la lingua standard e quella dei testi letterari spesso provoca un senso di inadeguatezza per gli studenti e tende ad evidenziare lo stigma sociale collegato al non parlare bene l'italiano. Per questo motivo si sono sviluppate le seguenti iniziative atte a motivare i discenti a non abbandonare lo studio della lingua:

• CBEE - Alla nostra università dal piano di studi è prevista la possibilità di seguire programmi di immersione linguistica, che contano ai fini del conseguimento della laurea. Questi possono essere effettuati presso ditte italiane che hanno sede in Australia o completati anche in Italia dove abbiamo stabilito rapporti di collaborazione con diverse ditte disposte ad ospitare i nostri studenti.

• Per favorire lo sviluppo orale, sia spontaneo che guidato, si promuove l'uso della video-conferenza che prevede uno scambio comunicativo bidirezionale a distanza, faccia a faccia con coetanei che studiano l'italiano in altri campus della nostra Università. La dinamica della socializzazione crea un ulteriore stimolo che facilita l'apprendimento in condizioni prive di intimidazioni o timori (Piccioli, Pasquini).

• La realizzazione di una Home page da inserire sull'internet, in collaborazione con l'Università di Sydney.

• Attività apparentemente extracurricolari svolte dagli studenti all'esterno dell'ateneo: mini-conferenze nelle scuole primarie e superiori, partecipazione a programmi radiofonici in italiano su argomenti specifici, attività sperimentate dalla docente Pasquini.

L'ideazione di queste attività è nata per motivare maggiormente gli studenti, in modo particolare gli italo-australiani, inclini spesso alla fossilizzazione nei livelli di partenza linguistica.

I problemi riscontrati devono essere affrontati in maniera costruttiva e le difficoltà possono essere mitigate in modo tale da offrire al discente un ruolo attivo che gli/le permetta una maggiore esposizione alla lingua, anche in Australia.

 

Maria Teresa Piccioli

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Benucci A., L'Italiano e gli errori degli stranieri, I Problemi della didattica dell'italiano Come LS e L2, in Educazione Permanente (in stampa).

Bettoni C., L'Italiano fuori d'Italia, in A. Sobrero (a c. di) Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Roma, Laterza, 1993.

Bettoni C., Vicentini G., Imparare dal vivo, Roma, Bonacci, 1986.

Marmini P., Totaro M., Facciamo Italiano, Sydney, Holt, Rinehart & Winston, 1987.

Melrose R., The Communicative Syllabus. A Systemic Approach To Language Teaching, London, Pinter, 1995.

Nunan D., Designing Tasks for the Communicative Classroom, Cambridge, Cambridge Press, 1989.

Totaro M., Zanardi N., Quintetto Italiano, Roma, Bonacci 1991.