LA LETTERATURA:

PAROLE E IDEE

PER UNA ESISTENZA

 

 

Dallo scrittore Ernesto Sabato riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza, alla quale uniamo un suo pensiero sul linguaggio.

 

 

Nella mia contraddittoria e tumultuosa esistenza, la letteratura si è andata imponendo perché le mie crisi spirituali, psicologiche e politiche esigevano parole e idee, anche se erano idee compromesse da violente passioni. Tuttavia, durante il quasi mezzo secolo dedicato ai libri, ho sempre sentito una dolorosa nostalgia per la pittura, per la rappresentazione figurata della realtà.

Questo sentimento si è andato accentuando a Parigi, prima della seconda guerra mondiale, quando lavoravo nel Laboratorio Curie e mi intrattenevo con i surrealisti, come se una buona e onesta donna di casa si concedesse di notte alla prostituzione. E’ stato il periodo nel quale ho mantenuto stretti rapporti con Wilfredo Lem, Tristan Tzara, André Breton, ma soprattutto con Oscar Dominguez, poco dopo il terribile episodio con Victor Brauner. Qualche tempo prima Dominguez, ebbro e infuriato, aveva lanciato un bicchiere rotto contro un conoscente che era riuscito a scansarsi a tempo. Il bicchiere rotto, però, si era schiantato contro Brauner, presente alla scena, accecandolo a un occhio. Il fatto ha avuto una profonda ripercussione nel movimento surrealista perché, dieci anni prima, Brauner aveva dipinto un autoritratto con un occhio accecato da una specie di freccia sulla quale era impressa una D maiuscola. La rivista “Minotaure”, diretta da Breton, ha avuto modo così di approfondire il fenomeno e di renderlo conseguenziale a una sorta di premonizione, di ermeneutica dell’arte della figurazione.

La scienza fisico-matematica era stata per me una compagna di strada, o piuttosto un paradiso artificiale, quando ho sofferto la grande delusione dello stalinismo. Intanto scrivevo nell’intento di affezionarmi alla letteratura.

Quando è scoppiata la guerra, sono tornato in Argentina e mi sono dedicato alle nature morte e a dipingere una copia dell’autoritratto di Van Gogh, con l’orecchio bendato.

Nel 1943 ho deciso di abbandonare definitivamente gli studi e le ricerche di fisica - matematica. Il professor Hossay, premio Nobel di fisiologia, che mi aveva proposto per una borsa di studio presso il Laboratorio Curie, non ha approvato la mia scelta. Mi sono poi ritirato in un rancho della sierra di Córdoba, dove, nel 1945, ho scritto Uno y el Universo. Nel 1948 ho pubblicato Il tunnel, auspice Albert Camus, allora lettore di spagnolo presso Gallimard. Nel 1961, ho pubblicato Héroes y tumbas e successivamente Abadón el Exterminador. In Héroes y tumbas si riflette in parte la coscienza inquieta degli immigrati - italiani, in particolare - in un periodo di profondi sconvolgimenti ideologici e istituzionali.

 

Ernesto Sabato