L’ITALIANO

FUORI D’ITALIA

Un esempio greco

 

Vorrei esporre in forma veramente sintetica alcune considerazioni riguardo alle difficoltà che più frequentemente incontrano gli studenti di lingua greca che frequentano l’Università per Stranieri di Siena. Queste considerazioni, pur tenendo conto dei risultati che in tale campo sono stati raggiunti dall’analisi contrastiva, sono ricavate da una indagine che intende affrontare il problema dell’errore da un punto di vista non strettamente grammaticale e linguistico, ma preponderatamente di tipo psicologico, affettivo e sociale. Prima di riportare esempi relativi a studenti greci è quindi opportuno che vengano illustrate, almeno per sommi capi, le linee di tale ricerca che, essendo già abbastanza avanzata riguardo al greco, ha per oggetto anche altre lingue.

 

Esistono due categorie di diffusione dell’italiano fuori d’Italia di cui fino ad oggi si è tenuto poco conto e che soprattutto non sono ancora state esaminate riguardo a ciò che hanno di peculiare e di comune. Si tratta della lingua degli emigrati, che si va lentamente perdendo a favore di quella del paese ospitante, caratterizzata da spontaneità ma generalmente non standard - e di quella degli studenti stranieri, standard ma libresca, in continua evoluzione e faticosamente conquistata - con regole che non sono particolari di un solo individuo ma vengono condivise da altri con un bagaglio culturale, scopi e storia linguistica simili.

All’interno della grande varietà di questi soggetti sono stati scelti per l’indagine che viene presentata in queste pagine gruppi con una posizione socioculturale simile per poter osservare le varietà sociolinguistiche da essi possedute in concomitanza con l’idea di queste varietà che essi si sono fatta e confrontarle con quelle di parlanti nativi nella stessa posizione: i soggetti studiati sono dunque studenti che frequentano i corsi dell’Università per Stranieri di Siena e emigrati italiani (ma non ci occuperemo qui di questi ultimi soggetti).

Una ottica sociolinguistica aiuta infatti ad affrontare la eterogeneità, molteplicità, variabilità della descrizione dell’italiano fuori d’Italia perché considera l’utenza e l’ambiente sociale in cui si è sviluppato partendo dalla premessa che la lingua varia perché i parlanti hanno a disposizione diversi modi per dire più o meno la stessa cosa e che la selezione di un modo rivela qualcosa degli utenti e allo stesso tempo definisce la situazione sociale in cui viene selezionato.

Nell’italiano di oggi ci sono vari fattori di tipo strutturale piuttosto che lessicale che mostrano come il concetto di norma sociolinguistica stia cambiando. Questi fenomeni sono tali che richiedono una consapevolezza del rapporto tra varietà linguistica e contesto situazionale e sociale per poter giungere a opzioni adeguate e in cui anche l’uso dei parlanti colti può oscillare. Esistono interessanti affinità tra l’oscillazione nell’uso di parlanti colti, alcuni errori di stranieri che studiano l’italiano e fenomeni sui quali l’italiano di emigrazione richiama la nostra attenzione: lo studio di questi fenomeni dall’”esterno” può dare un’idea dei punti nodali dell’italiano anche dall’”interno”.

L’esame vuole mostrare l’importanza del fattore sociolinguistico per la diffusione dell’italiano all’estero e le principali caratteristiche di questo tipo di interlingua - o dialetto idiosincratico, secondo la terminologia adottata da Corder (1971) - ma soprattutto quale sia la varietà di italiano più diffusa fuori d’Italia in una fase in cui l’emigrazione è quasi ormai ovunque di terza generazione e in cui lo studio dell’italiano non viene più intrapreso soltanto per generiche motivazioni culturali, come è il caso della Grecia.

Si ritiene che nell’uso di una lingua sfondi socioculturali portino a gradi e tipi diversi di apprendimento linguistico e che questi si possano distinguere in termini di effetti dello sfondo socioculturale sulla lingua del discente e in termini di relazione esistente tra il discente e la comunità della lingua obiettivo e di rispettivi indicatori linguistici di queste relazioni e identità. A tal fine sono stati preliminarmente studiati i bisogni e le motivazioni di impiego dell’italiano da parte di emigrati e da parte di generici apprendenti con un questionario che mirava a rilevare il rapporto fra tali motivazioni e l’idea della varietà più prestigiosa da apprendere o possedere secondo tali parlanti. Con un altro questionario sono stati rilevati i tipi di errore in cui i soggetti ritengono di incorrere più frequentemente: tali dati offrono utili indicazioni sulla percezione soggettiva dell’apprendente poiché sono parte delle ipotesi che l’apprendente formula intorno alla lingua di arrivo e al rapporto di quest’ultimo con la lingua di partenza. Si tratta di una ipotesi di natura psicolinguistica che serve a sviluppare il rapporto contrastivo e in cui ha notevole importanza l’idea sociolinguistica dell’italiano che possiede l’apprendente. I dati di questi due questionari sono stati poi incrociati con quelli ricavati dalle produzioni scritte dei due tipi di soggetti studiati nel corso di questa indagine.

L’esame della situazione sociolinguistica porta anche ad includere le variabili motivazionali generiche che influenzano l’apprendimento linguistico. Si parte dall’assunto che i tipi di apprendimento linguistico raggiunti sono direttamente connessi al ruolo della lingua rispetto ai bisogni ed alle percezioni del discente. Poiché tale esame ha come presupposto la considerazione del tipo di relazione esistente tra il discente e la comunità della lingua obiettivo è sembrato logico prendere in considerazione le performance di apprendenti adulti con interlingua già abbastanza avanzata e che siano in grado di esplicitare la loro competenza metalinguistica.

 

Gli studenti greci che giungono nella nostra università possiedono generalmente già un livello soglia in italiano, si trovano a loro agio nei corsi dei primi livelli e presentano caratteristiche abbastanza omogenee di competenza di partenza tali da far pensare che la proposta didattica in italiano offerta in Grecia sia grosso modo standardizzata. Possiedono una competenza nella produzione orale mediamente al di sopra di quella dei corrispondenti apprendenti di altre lingue materne e una generale abilità nello svolgere esercizi di tipo grammaticale (elementi di cui si è trovata conferma nella relazione di Paola Bassoli, Serres 1995). Ritengono inoltre che per loro sia abbastanza facile lo studio dell’italiano, ciò che spiega in parte come, pur essendo tra i migliori studenti dei primi livelli, non sempre progrediscono in maniera tale da esserlo anche in quelli avanzati ma mantengono invece gran parte degli errori che possedevano nelle fasi iniziali dello studio. Ciò è probabilmente spiegabile con il fatto che la maggior parte di essi ha motivazioni allo studio dell’italiano di tipo strumentale, per poter accedere alle università italiane o per potersi specializzare in particolari settori (linguaggio della medicina, della giurisprudenza, dell’economia e del commercio ecc.). La maggior parte di tali studenti si trova in Italia infatti per motivi di lavoro, di carriera o per proseguire gli studi.

Questo gruppo di studenti si prestava particolarmente all’indagine avendo una competenza abbastanza avanzata da potersi occupare dell’italiano dal punto di vista metalinguistico esteriorizzando le proprie idee sull’italiano e sulle più frequenti difficoltà che incontra nel suo apprendimento.

Non potendo riprodurre i questionari riporto comunque a scopo esemplificativo tre esempi di “esteriorizzazione” di studenti greci riguardo al loro rapporto con l’italiano. Come si osserverà l’idea che essi hanno delle principali difficoltà che incontra un greco nello studio dell’italiano sono abbastanza reali per ciò che riguarda l’aspetto morfo-sintattico e fonologico-fonetico, manca invece una competenza per quanto riguarda gli aspetti della variazione linguistica. Le loro produzioni scritte e orali hanno infatti confermato tale discrepanza che viene da essi indirettamente attribuita (tramite le risposte ai questionari) al tipo di lingua a cui sono stati esposti durante lo studio dell’italiano e all’approccio adottato.

 

(Gli esempi sono riportati integralmente senza correzioni)

 

Quali sono gli errori dei greci

quando parlano in italiano?

 

Suffissi, morfologia, grammatica, fonologia-fonetica

1. Mettiamo l’aggettivo davanti al sostantivo.

2. Usiamo la dislocazione qualche volta in modo sbagliato perché in greco le dislocazioni sono più libere.

3. Usiamo in modo sbagliato le preposizioni e le particelle perché in greco c’è la declinazione dei nomi e dei sostantivi perciò le usiamo meno.

4. Sbagliamo il genere dei nomi perché abbiamo in greco tre generi di nomi (maschile, femminile e neutro).

5. Usiamo il futuro semplice al posto del presente indicativo.

6. Non avendo il passato remoto in neogreco non siamo abituati ad usarlo in italiano.

7. Avendo in greco i verbi personali, di cui facciamo molto uso, ci è difficile usare la particella “si” impersonale.

8. Non ci viene naturale usare le forme grammaticali come “ho fame/sete/sonno/torto/fiducia/mal di” perché nel greco ci sono i corrispondenti verbi.

9. Per dire “fammi una telefonata” traduciamo dal greco parlato “fammi un telefono” oppure “prendimi telefono”.

10. Qualche volta usiamo il che in modo sbagliato, per esempio, per dire “il ragazzo a cui è stato dato il libro” noi diciamo “il ragazzo che è stato dato il libro”.

11. Non avendo il congiuntivo in greco lo sbagliamo in italiano.

12. Diciamo “apri/chiudi la luce” al posto di “accendi/spegni”.

13. Non avendo l’accento sdrucciolo in greco ci è difficile ricordare le parole con questo tipo di accento in italiano, per esempio andarsene.

14. Pronunciamo i termini greci che si usano in italiano con la pronuncia greca.

15. Non pronunciamo le doppie perché non esistono in neogreco.

16. Ci è difficile pronunciare i seguenti fonemi: le vocali /o/, /e/; le consonanti affricata alveopalatale /t / e l’affricata alveolare/ts/.

(risposte di Georgia Stefanudachi e Panaghiota Manninu)

 

Quale idea avete delle differenze tra il greco e l’italiano nello scritto?

 

Tendenza all’anteposizione dell’aggettivo anche per quelli di colori, di forme o relativi a qualità fisiche, più che nel parlato.

In greco l’aggettivo va prima del sostantivo sempre.

Un elegante uomo.

Maria ha una rossa macchina.

 

Osservanza degli accordi obbligatori del participio passato con i pronomi.

In greco c’è sempre l’accordo con il participio.

Ventaglio di congiunzioni sinonimiche, per es. però, poiché ecc.

(risposta di A. E.)

 

Quale idea avete delle differenze tra il greco e l’italiano nel parlato?

 

Ricorrenza di pronomi tonici e atoni.

Scarso uso del passivo quando noi parliamo.

Differenti usi del che.

In situazioni passivanti quando si parla il greco si usa la seconda persona singolare:

Una volta arrivati a Siena si può vedere il Palazzo Comunale alla Piazza del Campo = Quando arrivi, puoi vedere.

- In greco non c’è il ci, quando vogliono dare enfasi, per esempio c’ha un mucchio di soldi diamo enfasi ai soldi.

I verbi come mi godo non c’è in greco.

Impiego sovraesteso di così. In greco la parola così nel parlato si usa col significato di vero?, va bene? Si usa moltissimo.

In greco il vi locativo non c’è.

(risposta di N. P.)

 

Parlate della vostra esperienza con l’italiano

 

Il mio incontro con la lingua italiana è stato avvenuto tre anni fa. E’ stato un incontro abbastanza interessante. Ero piena di gioia dal momento che ho iniziato questo apprendimento della lingua italiana perché in Grecia si considera una lingua non tanto difficile.

Secondo me questa impressione non è vera. Non è difficile imparare un livello soglia però secondo me si tratta di una lingua difficile sia per la grammatica sia per i modi di dire e per la sintassi.

Communque le difficoltà che trovo sono le difficoltà normali e potranno essere rissolte con lo studio e l’esercitazione.

Voglio che riesca a comunicare in italiano in tutti i livelli, in tutte le circostanze comunicative. Non basta per me soltanto studiare ma anche parlare.

Il mio problema in Grecia è che oltre all’Università in cui si parla in italiano non c’è più possibilità sentirlo o comunicare in registro informale perché all’università le materie che si insegnano sono precise, il che, non aiuta il modo di comunicarsi in una situazione informale.

Per quanto riguarda la grammatica faccio tantissimi sbagli alla concordanza dei tempi. E cosi complicato! Usare il trappassato prossimo o congiuntivo che specialmente il secondo si usa raramente nel parlato.

E poi la collocazione del aggettivo che in italiano si mette dopo il sostantivo mentre  in greco prima.

Inoltre ci sono un sacco di elementi dialettali che si usano fra amici ed è necessario che si abbia un idea di queste cose. Però sono troppe e ti fanno bloccare.

Le preposizioni poi è un altro incubo indiscuttibile.

Alla fine vorrei sottolineare quelle differenze fra il parlato e lo scritto che io li ho notate quando sono venuta qui in Italia. Non mi è stato mai insegnato una cosa del genere dato che la mia professoressa aveva studiato in Italia. E io dopo questa esperienza di un anno accademico in Italia mi sento più ignorante di prima.

(risposta di N. P.)

 

Cenni Bibliografici

 

Benucci A., Chi sono gli stranieri che studiano l’italiano, Educazione Permanente, gennaio-febbraio n. 1, 1994: 41-53.

Benucci A., L’italiano e gli errori degli stranieri, Educazione Permanente (in corso di stampa).

Bettoni C., Italiano fuori d’Italia, in A. Sobrero (a c. di) Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza, 1993: 411-460.

Burge J., Di Nuovo S., Differenziazione psicologica e apprendimento di una lingua straniera, Laboratorio degli studi linguistici, 2, 1989, Università degli Studi di Camerino: 111-117.

Cardona G. R., Introduzione alla sociolinguistica, Torino, Loescher, 1987

Giacalone Ramat A., Vedovelli M. (a c. di), Italiano lingua seconda/lingua straniera, Atti del XXVI Congresso della SLI, Roma, Bulzoni, 1994.

Tedesco D., Problemi psicosociolinguistici della seconda generazione di emigrazione, RILA, sett-dic, 1980: 253-277.

 

Antonella Benucci