LA DIFFUSIONE

DELL’ITALIANO

IN ISRAELE

 

Riceviamo e pubblichiamo dal nostro Socio e Coordinatore in Israele, Lucio Izzo, Lettore di Italiano presso l’Università di Tel Aviv, una descrizione sulla situazione dello studio dell’italiano e sulle sue prospettive di diffusione in Israele.

 

Israele è senz’altro un paese unico in virtù della sua storia plurimillenaria e delle grandi religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e islamismo, che qui sono nate o hanno trovato un centro di riferimento e di irradiazione. La particolarità delle vicende storiche di questa terra si manifesta anche nella sua situazione linguistica attuale. Infatti accanto all’ebraico e all’arabo, le lingue parlate dai suoi abitanti in un bilinguismo strutturale ed interno, coesistono altre lingue in un bilinguismo temporaneo ed esterno.

Con l’espressione bilinguismo strutturale ed interno ci si riferisce alla situazione di fatto in cui, anche se il bilinguismo ebraico-arabo non è ufficialmente sancito, i componenti di ciascuna comunità sono particolarmente sollecitati ad imparare ed usare ai fini della comunicazione quotidiana la lingua dell’altro gruppo.

Con bilinguismo temporaneo ed esterno ci si riferisce invece ad un fenomeno che riguarda la popolazione ebraica immigrata, la quale costituisce la maggioranza degli abitanti del paese. Le lingue materne degli immigrati sono generalmente europee (coloro che provengono da paesi arabi vanno naturalmente ad integrarsi subito nel fenomeno del bilinguismo strutturale-interno) e inevitabilmente continuano ad essere parlate nell’ambito di ciascuna comunità di immigrati. Questa forma di bilinguismo è temporanea in quanto dura generalmente lo spazio di due generazioni per le quali sia l’ebraico appreso a scuola, sia la lingua originaria appresa in famiglia sono lingue d’uso. Il bilinguismo temporaneo può avere aspetti culturali rilevanti. Attualmente, solo per citare l’esempio della stampa, sono numerosissimi i giornali quotidiani in russo, inglese o spagnolo, per non parlare dei periodici che appaiono in un centinaio di altre lingue.

Questo fenomeno, ovviamente, non è peculiare di Israele, ma è tipico di tutti i paesi d’emigrazione, dagli Stati Uniti all’Australia, dall’Argentina al Canada. Tuttavia ciò che lo rende unico in Israele è proprio il fatto che interessi la stragrande maggioranza dei suoi abitanti e non alcune minoranze, e che il flusso migratorio non abbia subito negli ultimi tre decenni nessuna flessione significativa.

Nella realtà del paese i due tipi di bilinguismo interagiscono spesso sovrapponendosi: succede così che molti cittadini appartengano o frequentino tre gruppi linguistici contemporaneamente. A tutto ciò bisogna aggiungere la presenza dell’inglese, obbligatorio come seconda lingua nelle scuole e la cui conoscenza a livelli più che avanzati è indispensabile, anche dal punto di vista giuridico, per l’accesso all’istruzione universitaria che può essere impartita in questa lingua. Insomma è praticamente la norma che ogni israeliano parli almeno due o tre lingue fluentemente.

In questo contesto la diffusione dell’italiano si colloca in una posizione ugualmente particolare rispetto a quanto avviene in altri stati. Di solito lo studio della nostra lingua è diffuso in paesi con grandi comunità di origine italiana o, in assenza di queste, l’Italiano gode dello status prestigioso di lingua di cultura, studiata però da pochi e spesso quasi solo in ambito universitario. In Israele la comunità di origine italiana è numericamente limitata (circa 6000 persone con passaporto italiano, cui si aggiungono i figli ed i nipoti di italiani che soltanto oggi cominciano a riacquistare la cittadinanza) anche se qualitativamente rilevante dato che i suoi esponenti occupano posizioni di prestigio. La maggior parte di essa si è stabilita nel paese tra gli anni Trenta e i Sessanta con flussi ridotti negli ultimi decenni. Peraltro occorre tener presente che nell’ambito della comunità di lingua italiana esiste una differenza di modelli e comportamenti linguistici tra coloro i quali sono emigrati direttamente dall’Italia e quanti, e sono numerosi, si sono trasferiti qui dalle colonie italiane e in particolare dalla Libia e dall’Eritrea. Per i primi infatti l’italiano era la sola lingua utilizzata, per i secondi era spesso soltanto la lingua familiare e d’istruzione che coesisteva comunque nel quotidiano con l’uso di altre parlate locali.

L’italiano è dunque oggi in Israele una lingua di cultura ma anche, come vedremo, una lingua che s’impara per motivi pratici.

Occorre ricordare infine che un altro tradizionale canale di diffusione della conoscenza dell’italiano per molti decenni, sono state le scuole cattoliche gestite da religiosi italiani, situate soprattutto nelle aree con popolazione arabo-cristiana. Si tratta di istituti ancora molto attivi, che dispongono di un ciclo completo di formazione dalla scuola materna alla superiore, dove l’italiano, insieme all’arabo e all’ebraico, è soprattutto una lingua veicolare per l’insegnamento delle diverse materie.

 

I corsi d’italiano

 

L’insegnamento dell’italiano a livello di scuola primaria è impartito attualmente in 2 scuole elementari parificate, dal terzo al sesto anno, per un totale di circa 120 alunni ed in 4 scuole medie di cui 2 statali, per tre anni, per un totale di circa 100 alunni.

Nelle superiori invece si studia in 3 istituti di cui uno statale, per quattro anni, con complessivi 200 alunni circa. Occorre ricordare che l’italiano, così come le principali lingue europee, si studia nella scuola statale come terza lingua straniera facoltativa dopo l’inglese e l’arabo (o l’ebraico) che sono invece obbligatori.

Rilevante è sia quantitativamente che qualitativamente l’insegnamento impartito a livello universitario e nell’ambito di corsi promossi da istituzioni private.

L’italiano si insegna oggi in maniera organica, con corsi pluriennali, in tre università statali: Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa (rispettivamente con 190, 200, 120 studenti), nell’università privata Bar Ilan (con 80 stuenti) e in numerosi altri centri di formazione parauniversitaria i cui diplomi cominciano ad ottenere dei riconoscimenti ufficiali da parte del Ministero dell’Istruzione israeliano. Il Politecnico di Haifa organizza corsi di livello elementare, semestrali, con un numero complessivo di studenti che si aggira intorno ai 70 all’anno. L’Università Ebraica di Gerusalemme è l’unica a disporre di una cattedra di lingua e letteratura. In tutte le altre istituzioni esistono soltanto corsi di lingua e talvolta di cultura, in quanto l’ordinamento accademico locale privilegia, nello studio delle letterature straniere, l’approccio comparativistico e dunque non vi sono cattedre di lingua e letteratura straniera secondo il modello prevalente in Italia. Gli studenti affrontano lo studio delle lingue separatamente da quello delle varie letterature che avviene nell’ambito delle cattedre di letteratura comparata. Inoltre il sistema di isolare l’insegnamento della lingua consente l’utilizzo dei medesimi corsi a studenti provenienti da indirizzi e facoltà non letterari, analogamente a quanto avviene in Italia nelle facoltà di Scienze politiche, Economia e commercio o in altre a carattere tecnico-scientifico. I dipartimenti di lingue straniere sono dunque dei dipartimenti al servizio degli studenti di tutte le facoltà.

Tra le istituzioni parauniversitarie che godono del riconoscimento statale si distingue l’Università Aperta che negli ultimi anni ha accresciuto il numero delle sue sedi in tutto il paese, cercando di sviluppare anche un discorso organico sulla cultura italiana, e che conta oggi una decina di corsi in varie sedi ed un centinaio di studenti all’anno.

Per quanto riguarda la presenza di enti ed istituzioni private, il ruolo guida e di punto di riferimento spetta all’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv ed a quello di Haifa. Soltanto nell’anno scolastico 1995-96 I corsi (47 a Tel Aviv e 19 ad Haifa) hanno avuto un numero complessivo di 855 iscritti. Segue la Società Dante Alighieri che dispone di tre sezioni, rispettivamente a Gerusalemme, Natanya ed Haifa con un totale di 12 corsi e circa 120 studenti nello stesso anno. Infine le scuole di lingua private organizzano corsi della durata di poche settimane e con finalità spesso settoriali.

 

Tipologia dei corsi e motivazioni

degli studenti

 

I corsi che si tengono nelle scuole elementari parificate hanno lo scopo di avvicinare gli alunni alla lingua ed alla cultura italiana. Alle medie ed alle superiori l’italiano non è considerato soltanto come lingua straniera ma anche lingua di insegnamento di alcune materie. Queste scuole infatti godono del doppio riconoscimento sia del governo italiano sia di quello israeliano, sicché hanno l’obbligo di svolgere i loro programmi in entrambe le lingue oltre che in arabo, la lingua materna degli alunni.

Nelle due scuole medie statali l’italiano è stato introdotto per la prima volta quest’anno in via sperimentale come lingua straniera facoltativa, dunque il corso mira a fare acquisire ai discenti una competenza comunicativa soprattutto orale e ad un livello di principianti.

La scuola superiore statale, un liceo a più indirizzi, dispone di un corso di italiano come lingua straniera da diversi anni e il livello di competenza degli alunni giunge fino allo stadio avanzato. Anche in questo caso, come nei precedenti, c’é una prevalenza dell’apprendimento della lingua parlata sulle forme proprie della lingua scritta che comunque vengono ampiamente introdotte.

In ambito universitario l’approccio è ribaltato. Qui infatti, in corsi biennali, viene data, nei programmi dei dipartimenti di lingue straniere, l’assoluta priorità all’insegnamento della lingua scritta, in particolare per fini accademici. Ciò perché si ritiene che gli studenti delle diverse facoltà debbano soprattutto utilizzarla per la lettura di testi di formazione nelle rispettive discipline. Nel caso dell’italiano la maggior parte degli studenti proviene dalle facoltà di storia dell’arte, di storia e filosofia e dalle accademie di musica, e utilizza l’italiano (considerato insegnamento obbligatorio in tali corsi di laurea) per accedere ad una vasta bibliografia, principalmente manualistica, che non viene tradotta in ebraico.

Solo presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, in virtù della presenza della cattedra di lingua e letteratura italiana, è possibile attuare uno studio della lingua con finalità più squisitamente letterarie e linguistiche. Presso il Dipartimento di Lingue Straniere dell’Università di Tel Aviv esiste poi un corso annuale di Cultura e Letteratura Italiana aperto agli studenti che hanno completato il biennio di italiano.

I corsi elementari e intermedi tenuti dagli Istituti di Cultura mirano a sviluppare soprattutto una competenza orale; presso l’Istituto di Cultura di Tel Aviv è presente anche un corso di avvicinamento alla letteratura italiana. Il medesimo approccio orale ispira anche i corsi della Dante Alighieri e quelli delle altre istituzioni parauniversitarie e private che però articolano i propri corsi in un biennio, con cadenza trimestrale.

Le motivazioni che ispirano gli iscritti ai corsi dell’Istituto di Cultura sono le più svariate: ci sono gli amanti dell’arte e quelli della gastronomia italiana, i discendenti di italiani sopra menzionati e gli aspiranti cantanti lirici, ma sempre di più sono coloro che desiderano imparare la lingua perché con l’Italia intendono stabilire delle relazioni commerciali. Il numero degli imprenditori e degli uomini d’affari israeliani che si rivolgono con interesse all’Italia sta crescendo, in virtù del fatto che molti vedono nel successo ultradecennale della nostra economia, sempre viva a dispetto delle crisi, e nella sua duttilità a cavallo tra occidente avanzato e Mediteranno, un punto di riferimento ma soprattutto un possibile modello di sviluppo per questo paese che presenta non poche analogie strutturali con l’Italia.

Una categoria a parte che si rivolge per soddisfare la propria “domanda” di italiano sia alle università sia ai corsi degli Istituti di Cultura o a quelli delle scuole private è formata dagli studenti che intendono recarsi in Italia per frequentare le nostre università. Si tratta di un flusso tradizionalmente presente nel paese. Le facoltà più ambite sono Medicina, Veterinaria, Farmacia ed Archittettura. Nell’ultimo quinquennio però il numero degli studenti delle prime tre facoltà ha subito una flessione dovuta in parte al numero chiuso istituito dalle università italiane ed in parte agli aumenti del costo della vita che hanno reso più conveniente per molti giovani recarsi in atenei dell’Europa orientale. Immutato invece il numero di quanti si recano in Italia per studiare architettura, ai quali si sono aggiunti altri diplomati o laureati locali che desiderano specializzarsi in accademie e atelier privati nei settori di punta del design industriale e della moda per i quali il nostro paese è rinomato nel mondo.

Prospettive

 

Sono proprio le ultime due categorie di persone che costituiscono il gruppo più motivato e in più rapida crescita quantitativa. Lo testimonia peraltro la presenza in Israele di scuole italiane di lingua che attraverso accordi con scuole locali, o gestendo direttamente in proprio un certo numero di corsi propedeutici a soggiorni in Italia, ha immediatamente colto e soddisfatto la domanda di mercato. Ora, mentre coloro che puntano a sviluppare rapporti commerciali sono interessati principalmente all’aspetto pratico dell’apprendimento e quindi poco motivati a coronare il loro corso di studi con il conseguimento di un diploma di italiano, quelli che si recano in Italia per motivi di studio sono sensibilissimi a quest’aspetto anche dal punto di vista amministrativo, dato che già adesso molte università riconoscono la validità parziale o totale delle certificazioni di lingua per stranieri rilasciate da enti italiani. La possibilità che tale riconoscimento si estenda a tutte le università italiane, lascia intravedere un ulteriore ampliamento della domanda, in quanto molti studenti che oggi optano per altri paesi tornerebbero a guardare al nostro se avessero la possibilità di ottenere in patria un diploma che gli assicuri l’accesso alle università italiane. Analogamente l’aumentata domanda di docenti di italiano comporterebbe la necessità di una conferma della loro qualità professionale.

In conclusione si può senz’altro affermare che la diffusione dell’italiano in Israele sta conoscendo in questi ultimi anni una tendenza decisamente positiva a tutti i livelli.

L’introduzione della nostra lingua in altri istituti statali di istruzione media e superiore è stata già programmata per il prossimo triennio, così come è allo studio da parte delle autorità accademiche la creazione di cattedre di italianistica nelle università più importanti.

 

Lucio Izzo