PER L’INTRODUZIONE DELL’ITALIANO

NELLA SCUOLA

STATALE GRECA

 

 

Evangelos Petrounias è professore di Linguistica al Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana all’Università “Aristotele” di Salonicco.

 

 

Utilità della lingua italiana

 

Malgrado l’italiano sia una delle cinque lingue ufficiali della Comunità Europea, nel 1985 solo tre paesi comunitari non avevano ancora introdotto la lingua italiana come materia facoltativa nel programma della scuola statale e, fra questi, vi era la Grecia.

Lo studio dell’italiano si rivela utile perché l’Italia è il nostro maggiore partner commerciale dopo la Germania (per questa ragione centinaia di Greci che conoscono l’italiano lavorano presso società commerciali italo-greche) e costituisce il ponte con il resto della Comunità Europea; ogni anno giungono in Grecia migliaia di turisti italiani e pertanto si aprono delle possibilità di lavoro stabile o part-time per i nostri concittadini che parlano l’italiano.

C’è, anche, un flusso crescente di studenti greci universitari che si recano in Italia o per conseguire un titolo di studio o come fruitori di borse di studio per uno o più semestri.

 

 

La particolare rilevanza

dell’italiano in Grecia

 

In Grecia lo studio della lingua italiana riveste un particolare e specifico interesse: per comprendere meglio la storia di questo paese, per i rapporti con lo stato veneziano dal X fino al XVIII secolo e per la presenza dei grecofoni in diverse aree dell’Italia del sud.

Le origini della letteratura neogreca, con le scuole Cipriota e Cretese, si possono collocare verso la fine del medioevo e durante il Rinascimento; gran parte del suo sviluppo è dovuta al contatto con l’Italia e, in parte, con la Francia. Anche al momento della nascita dello stato nazionale greco la Scuola delle Isole Ioniche, con Solomos, si basava sulla tradizione della letteratura italiana. Così, se veramente intendiamo giungere ad un buon livello di consapevolezza della nostra storia attuale e della letteratura neogreca, lo studio dell’italiano e dell’italianistica riveste un ruolo essenziale.

Inoltre non possiamo continuare a chiedere l’introduzione del neogreco nelle scuole statali degli altri paesi comunitari se la stessa Grecia continua a non inserire nel suo sistema scolastico quella che è considerata per importanza la quarta lingua della comunità europea.

L’introduzione dell’italiano nelle scuole statali potrebbe avere anche dei vantaggi a livello economico attraverso la sovvenzione comunitaria per i programmi di ricerca linguistica, così come è accaduto in precedenza con i programmi LINGUA.

 

 

Il sistema scolastico greco e

l’insegnamento delle lingue straniere

 

Dal momento della sua istituzione il sistema scolastico greco ha cercato di imitare i modelli europei, talvolta con maggiore e talvolta con minore successo; tuttavia in questo settore la Grecia appare costantemente in ritardo di alcuni decenni.

Nel 1836 venne introdotto nelle scuole medie l’insegnamento obbligatorio della lingua francese e parallelamente veniva insegnato il latino e veniva data una grande importanza al greco antico. Un simile insegnamento non solo non ha portato ad uno sviluppo degli studi classici analogo a quello presente in altre nazioni europee, ma ha persino generato una concezione distorta della lingua greca e soprattutto del greco antico. Questa è stata la situazione dominante fino alla riforma scolastica di Karamanlis e di Rallis dopo la fine della dittatura, nel 1975. Nel 1961, nonostante una certa opposizione, era stato introdotto l’insegnamento dell’inglese nelle scuole medie; in seguito nel 1979, e più precisamente poi nel 1988, dopo nuove e numerose resistenze, venne introdotto, sebbene in maniera timida, anche il tedesco.

Nel 1990 viene introdotta la lingua inglese anche nelle scuole elementari, mentre le altre due lingue rimangono, alternativamente, come seconda scelta facoltativa, solo nella scuola media. Tra le lingue ufficiali della comunità europea le grandi assenti sono l’italiano e lo spagnolo.

 

 

Doveri verso i giovani ricercatori

 

La legge che ha istituito i dipartimenti di lingue della Università Aristotele dà ai laureati la possibilità di assumere posti di ruolo nella scuola media. Questa possibilità si è concretizzata per quanto riguarda le altre lingue straniere, ma non per l’italiano. Anzi, degli otto dipartimenti della Facoltà di Lettere, gli unici laureati che non hanno possibilità reale di essere assunti sono quelli del dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana, con tutti gli effetti negativi che questa situazione comporta, sia a livello morale che nel rendimento scolastico.

Di conseguenza, oltre alle ragioni pratiche, esistono anche motivi di natura etica e di discriminazione professionale per i quali si rende necessaria la presenza dell’italiano nella scuola media.

 

 

Effetti della mancata introduzione dell’italiano nella scuola

 

Un altro paradosso è il funzionamento degli esami di ammissione all’università in maniera non conforme alle leggi vigenti. L’italiano viene esaminato come materia principale per i candidati all’iscrizione al corso di laurea in lingua e letteratura italiana. Tuttavia, non esistono per questa materia né un programma analitico, né consiglieri educativi, indispensabili per una obbiettiva valutazione dei candidati. E non ci sono neanche insegnanti di ruolo nella scuola media che possano collaborare alla preparazione dei test per gli esami di ammissione.

Durante gli ultimi anni, i correttori dei test di italiano hanno sottolineato ripetutamente le sostanziali difficoltà che debbono affrontare a causa delle suddette mancanze.

Nel 1994, un consigliere di ruolo presso l’Istituto Pedagogico del Ministero della Pubblica Istruzione, nonostante ci fossero delle resistenze, ha presentato una relazione positiva per l’introduzione dell’italiano nella scuola media. Successivamente è stata realizzata una approssimativa “analisi dei bisogni” relativa all’ultima classe delle scuole elementari, di cui ancora si attendono i risultati e le valutazioni.

 

 

Le potenzialità per l’introduzione dell’italiano

 

Attualmente esistono i presupposti per l’introduzione, in una prima fase, dell’italiano come materia facoltativa nelle scuole medie, negli istituti tecnici, e nei programmi della formazione professionale. Quasi mille persone hanno la laurea in lingua e letteratura italiana ed altri 500 studenti sono iscritti al Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana presso l’Università Aristotele. Inoltre il Dipartimento ha assunto l’impegno verso il Ministero della Pubblica Istruzione di offrire gratis il proprio contributo alla strutturazione del programma analitico per l’insegnamento dell’italiano nella scuola media, in modo che il bilancio pubblico non venga gravato da alcuna spesa per la realizzazione di questo scopo. Al contrario, come è stato detto in precedenza, lo stato avrà addirittura un profitto economico rappresentato dalla elargizione di valuta estera da parte della Comunità Europea, dato che tale ente abitualmente sostiene economicamente questo genere di attività.

 

Evangelos Petrounias