L’ATTIVITà DELLA ESCUELA SUPERIOR DE LENGUAS DI CORDOBA

 

 

Continuando il filo diretto con l’Argentina, al quale S.I.&N.A. ha dedicato lo speciale del numero Due, abbiamo intervistato Felisa Dalla Villa, Vice direttrice della Escuela Superior de Lenguas della Universidad Nacional de Córdoba.

 

 

Quale è il ruolo rivestito dalla Escuela Superior de Lenguas di Córdoba per la diffusione dell’italiano in Argentina e la creazione di figure adeguate per il suo insegnamento?

L’insegnamento dell’italiano in Argentina ha avuto i suoi momenti di difficoltà, uno di questi ha coinciso con la formazione del Mercosur che ha indotto a scegliere il portoghese come seconda lingua straniera a scapito dell’italiano e del francese. Proprio a causa della scarsa presenza della lingua italiana nelle istituzioni argentine restano pochissimi istituti superiori di formazione per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana. La nuova Ley de Educación Superior prevede addirittura la chiusura di tutti gli istituti (terziari, non universitari) di modo che rimarrebbe soltanto la Escuela Superior de Lenguas della Universidad Nacional de Córdoba per la formazione dei docenti.

Nel dicembre 1996 il Ministero della Pubblica Istruzione ha convocato docenti specializzati per elaborare programmi in difesa del plurilinguismo. A seguito di ciò il Ministero della provincia di Córdoba e il Consolato Generale d’Italia in Córdoba hanno firmato un accordo per l’insegnamento dell’italiano in sessanta scuole.

 

Malgrado ciò l’italiano trova in Argentina motivazioni di studio non solo tradizionalmente culturali ma anche strumentali, finalizzate a scopi professionali?

Certamente, comunicare in italiano non risponde più soltanto a motivazioni affettive e latamente culturali ma è anche utile perché l’Argentina in questo momento vede l’urgente necessità di partecipare attivamente agli scambi internazionali, per i quali è indispensabile una completa revisione dei rapporti culturali ed economici. A Córdoba, per esempio, l’insediamento della Fiat con le rispettive sussidiarie ha portato un’ondata rinnovatrice nella richiesta, ogni giorno più forte, di formazione non soltanto tecnico scientifica ma di lingua comunicativa per operai e amministrativi e conseguentemente un riaccendersi delle prospettive per la formazione delle nuove leve di insegnanti, traduttori e interpreti.

 

Quali titoli di studio si possono ottenere per l’italiano nel quadro dell’insegnamento superiore?

A livello terziario o, se vogliamo riferirci a una terminologia italiana, superiore, l’italiano si insegna nei profesora-dos, cioè all’Istituto Nacional Superior del Profesorado “J.V. Gonzáles” di Buenos Aires, al Profesorado de Italiano “Dante Alighieri” di Rosario e all’Istituto Nacional de Enseñanza Superior di Entre Rios. Le diverse Facoltà di Lettere e Filosofia hanno generalmente corsi di lingue classiche (latino e greco), esistendo nelle Facoltà di Lingue Moderne nell’ambito delle Università Statali argentine corsi di Italiano come attività collaterale senza conferire nessun titolo o laurea. Soltanto la Escuela Superior de Lenguas prevede tre tipi di laurea: 1) Professore, 2) Traduttore, 3) Licenciado en Lengua y Literatura. Nata settantacinque anni fa con quattro lingue e una sessantina di studenti, ha oggi un Dipartimento Professionale con sezioni di Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco -  per conseguire il diploma occorrono cinque anni (con 35 materie circa), il Corso post-lauream Magister in Linguistica dura due anni e termina con una tesi -; un Dipartimento Culturale che non rilascia titoli ma solo certificati di partecipazione alle lezioni di lingua straniera (Arabo, Euskera, Ebreo, Francese, Giapponese, Guaranì, Inglese, Italiano, Portoghese, Quechua, Russo, Tedesco); Centri di ricerca, tra i quali il CITAL (Centro de Italianística).

 

Quali sono i maggiori problemi che incontra questa importante istituzione e per i quali auspicherebbe una pronta soluzione?

I problemi che dobbiamo affrontare alla Escuela Superior de Lenguas sono in linea di massima economici, così che la mancanza di fondi non ci permette di fare della nostra Facoltà una istituzione aggiornata in quanto a tecnologia didattica e a scambio di docenti, scambio che avviene quasi sempre unilateralmente. Inoltre la nostra università non ha il numero chiuso e il contributo che versano gli studenti si può dire che è solo simbolico (60 dollari all’anno). Un altro problema, e questo specifico per l’italiano, è che i nostri docenti non possono permettersi di fare corsi di aggiornamento in Italia poiché le pochissime borse inviate a Córdoba dal Ministero degli Affari Esteri (la maggior parte resta a Buenos Aires) sono le uniche a pagare il tutto, c’è la possibilità di ottenerne altre tramite l’Istituto Italiano di Cultura di Córdoba, che deve fare una scelta selettiva tra persone e facoltà. Oltre a tutto ciò si aggiunga che i lettori italiani che abbiamo avuto fino ad oggi, anche se molto ben preparati in letteratura e cultura italiane, non hanno ricevuto una formazione mirata per l’insegnamento delle lingue a stranieri e tantomeno a ispanofoni. Credo che questo ultimo sia un problema non specifico della nostra situazione e tuttavia di fondamentale importanza ma che sia da imputare alle modalità di reclutamento del personale italiano da destinare all’Estero. Occorrerebbe una formazione in glottodidattica e in particolare nell’insegnamento dell’italiano come lingua straniera, che non è esattamente come insegnare l’italiano lingua materna.

 

Può dirci qualcosa a proposito dei piani di studio per l’ottenimento dei tre tipi di laurea rilasciati dalla Escuela?

Il titolo di Traduttore pubblico nazionale di italiano comprende cinque esami di Lingua italiana, Pratica grammaticale dell’italiano, Pratica della pronuncia dell’italiano, due esami di Grammatica italiana, due di Cultura e civiltà italiane; il Profesorado di italiano include anche due esami di Letteratura italiana; la Licenciatura in Lingua e Letteratura italiana, due esami di Cultura e civiltà dei popoli di idioma italiano e un seminario di Letteratura italiana dal dopoguerra ad oggi. Ciascun corso di laurea prevede poi una serie di materie specifiche delle tre aree.

 

Che cosa potrebbe essere fatto per migliorare la situazione della docenza di italiano in Argentina e, di conseguenza, il suo insegnamento e la sua diffusione?

Occorrerebbe una maggiore informazione e collaborazione con gli Istituti italiani di Cultura che dovrebbero costituire il tramite per una formazione continua degli insegnanti. Potrebbero essere potenziati i corsi di aggiornamento come quelli che l’Università per Stranieri ha svolto in varie città argentine i cui programmi dovrebbero tenere conto di quelli esistenti in loco ed essere concordati con le istituzioni interessate. Ma esistono anche altri problemi: l’Estatuto Universitario prevede che i docenti universitari siano in possesso di titoli post-lauream, master e dottorati. Ora, nelle università argentine esistono molti corsi di specializzazione e master (e pochi dottorati) che tuttavia non sono specifici per le lingue straniere e vengono svolti a semi-distanza con incontri ogni 30-40 giorni. Con tale sistema i docenti che vogliono ottenere tali titoli incontrano grosse difficoltà nel conciliare le esigenze dei corsi (con spostamenti di minimo 500 chilometri da una città all’altra) con quelle del regolare svolgimento della loro attività di insegnamento.