La redazione

di un dizionario

cartaceo di lingua

economica italiana

per stranieri

 

Una delle maggiori difficoltà per gli studenti stranieri di una lingua settoriale è rappresentata dal lessico specialistico. La morfologia, la costruzione sintattica e la composizione testuale infatti non costituiscono ostacoli eccessivi, soprattutto considerando che chi si avvicina a una lingua settoriale ha già una buona padronanza della lingua comune. Per questa ragione abbiamo pensato di creare un dizionario di lingua settoriale ad uso di studenti stranieri di italiano (M. Spagnesi, Dizionario dell’economia e della finanza, Bonacci, Roma, 1994). Abbiamo preso in considerazione la lingua dell’economia perché è quella oggi più richiesta dal mercato: l’allargamento degli scambi internazionali, la liberalizzazione del mercato europeo, hanno portato e stanno portando sempre più cittadini stranieri ad usare la lingua italiana non solo per scopi generici, ma anche per scopi economici.

Come primo passo ci siamo preoccupati di individuare l’utenza del nostro dizionario. Aiutati dalla nostra lunga esperienza di insegnamento di italiano L2, abbiamo deciso di rivolgerci a un immaginario utente che avesse anzitutto la padronanza delle basi della lingua comune; abbiamo poi pensato che il nostro utente avrebbe utilizzato il dizionario soprattutto per muoversi alla superficie delle diverse realtà semantiche in cui è suddivisa la lingua dell’economia. In particolare, l’utente avrebbe utilizzato il dizionario soprattutto per informarsi sui fatti economici italiani, per studiare in Facoltà di economia nelle università italiane, oppure per svolgere semplici operazioni economiche in lingua italiana. Cioè, avrebbe consultato il dizionario con i seguenti scopi:

a. comprendere articoli giornalistici o programmi radio-televisivi;

b. comprendere testi universitari o lezioni universitarie;

c. operare in una banca, in un’azienda, in borsa.

E’ evidente che il nostro dizionario è essenzialmente un primo strumento di consultazione. A noi premeva offrire proprio uno strumento di rapida consultazione, qualcosa che rendesse più agevole per uno straniero la comprensione di un discorso su questioni di economia.

Dopo aver delimitato la potenziale utenza del nostro prodotto, abbiamo dovuto individuare le aree semantiche dell’economia da cui estrarre i termini specialistici che, una volta raccolti, avrebbero costituito il dizionario. La parola “economia” racchiude in sè innumerevoli realtà; per questo, con l’assistenza di esperti del settore (docenti universitari e operatori economici) abbiamo selezionato dieci aree di largo interesse per l’utente: la teoria economica, la moneta, la finanza, il commercio, la borsa, l’azienda, la banca, il marketing, il fisco, il sindacato.

A questo punto è iniziato il lavoro operativo vero e proprio. Abbiamo selezionato le fonti da cui trarre i lemmi d’entrata del dizionario. Proprio in base alla natura dell’utenza che ci eravamo prefigurati, abbiamo scelto la seguente varietà di testi:

a. testi scritti di tipo accademico e giornalistico;

b. testi scritti tratti da materiali provenienti da istituti bancari.

c. testi orali radiofonici e televisivi;

d. testi orali tratti da lezioni universitarie;

Per quanto riguarda i testi scritti di tipo accademico, abbiamo utilizzato testi di autori italiani e traduzioni italiane di autori stranieri:

- Screpanti E., Zamagni S., Profilo di storia del pensiero economico, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1989;

- Chigini P., Bussolino S., Tecnica Bancaria, Mondadori, Milano, 1986;

- Denis H., Storia del pensiero economico, Mondadori, Milano, 1977 (2 voll.);

- Garbero P. (cur.), Introduzione alla macroeconomia, Loescher, Torino, 1989;

- Panzeri G. (cur.), Microeconomia, Il Mulino, Bologna, 1988;

- Guarino E., Nello S.S. (cur.), Conversazioni sull’economia, Bonacci, Roma, 1988;

- Cherubini N., L’italiano per gli affari, Bonacci, Roma, 1992;

- AA. VV., La nuova enciclopedia del diritto e dell’economia, Garzanti, Milano, 1989;

- Le ultime due relazioni del Governatore della Banca d’Italia.

 

Per quanto riguarda i testi scritti di tipo giornalistico, abbiamo selezionato:

- 50 numeri del quotidiano economico Il Sole 24 Ore;

- 10 numeri del quotidiano economico Italia oggi;

- 10 numeri del settimanale economico Il Mondo.

Abbiamo ricavato i testi orali da notiziari televisivi di RAI 1, RAI 2, RAI 3, Canale 5, RETE 4, ITALIA 1, e da notiziari radiofonici di RADIO RAI 1 e RADIO RAI 2. Abbiamo poi registrato alcune lezioni universitarie presso la Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie dell’Università di Siena (Istituzioni di diritto pubblico, Istituzioni di economia politica, Tecnica bancaria, Tecnica di borsa, Economia monetaria e creditizia). Infine, abbiamo scelto vari materiali scritti utilizzati nelle operazioni bancarie (moduli, bilanci, avvisi, depliant, ecc.) di aziende di credito diverse.

Dopo la selezione del corpus delle fonti, abbiamo iniziato l’analisi dei testi per calcolare la frequenza dei termini specialistici. Poco alla volta, abbiamo individuato una lista di termini che ricorrevano con maggior frequenza. Durante questa fase del lavoro, ci siamo posti la questione della natura del termine specialistico; cioè, quando un termine è da considerarsi specialistico e quando invece è da considerarsi comune? Ci siamo attenuti al principio secondo cui tutti i termini che avevano anche un’accezione economica sarebbero entrati nella nostra lista, anche quelli (banca, mercato, ditta, ecc.) ormai entrati nell’uso comune.

Al termine della prima analisi del corpus di fonti, affidandoci al criterio della frequenza, abbiamo ricavato una lista di circa 700 termini. A questa abbiamo aggiunto altri termini che non risultavano molto frequenti all’interno del corpus di fonti, ma che erano ugualmente importanti e non potevano essere omessi. E’ stato il caso, ad esempio, di ragioniere, donazione, sponsor, ufficio di collocamento, sportello, cassa, ecc. 

Abbiamo così ottenuto una prima lista piuttosto consistente di termini. Questi hanno costituito il nucleo del dizionario, una sorta di “lievito” per il dizionario definitivo.

E’ così arrivato il momento di creare le prime definizioni dei termini specialistici più frequenti. Questa operazione ci ha portati a individuare altri termini specialistici. Ad esempio, per il lemma intestare  abbiamo optato per la seguente definizione: “registrare a nome di un titolare”; ciò ha portato ad aggiungere alla lista iniziale anche il termine titolare. Attraverso questo procedimento, il nucleo iniziale di lemmi specialistici è cresciuto, potremmo dire, nutrendosi di sé stesso, e ha portato all’identificazione di un nucleo finale di termini consistente ed esauriente, in considerazione dell’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del lavoro.

 

Per ogni lemma di entrata, il dizionario offre, nell’ordine, la trascrizione fonematica, la categoria grammaticale, eventuali osservazioni grammaticali, eventuali sinonimi e contrari,  la definizione, un contesto.

 

Maurizio Spagnesi