Gli Italiani

in Catalogna:

modalità

di integrazione e

fenomeni discorsivi

 

 

Rosa Maria Torrens è Docente presso la Universitat de Barcelona. Si occupa della Didattica dell’Italiano a Stranieri e in particolare dell’Italiano Aziendale e Commerciale. Negli ultimi anni si è interessata all’emigrazione italiana dal punto di vista sociale e sociolinguistico.

 

Lo studio degli italiani in Spagna e più specificamente in Catalogna, benché meno importante in quanto a volume e omogeneità nei flussi rispetto ad altre zone geografiche, risulta particolarmente interessante in virtù della specifica qualità dell’emigrazione, lungi dalle motivazioni economiche di altri flussi (per esempio verso la Svizzera o la Germania dagli anni 40 all’inizio degli anni 70) ben caratterizzata da motivazioni interne e prettamente individuali. Di conseguenza il suo studio attuale in Catalogna permette agli specialisti di tracciare minutamente dei tratti specifici che coincidono in buona parte, oramai, con l’emigrazione italiana in generale (decisamente minore dal 1972 oltreché cambiata qualitativamente) in una zona, del resto, particolarmente ricca linguisticamente, dato lo statuto ampiamente riconosciuto del suo bilinguismo.

 

La presenza degli italiani in Catalogna risale almeno al XIII secolo in virtù dell’importanza degli scambi commerciali intercorsi. Già in età contemporanea, nel decennio 1860-1870 tocca il numero di due migliaia, segno del successivo insediamento in modo organizzato a Barcellona, con la Fondazione della Casa degli Italiani all’inizio del nostro secolo. Attualmente il numero di italiani in Catalogna supera i 6.000 (benché le stime siano superiori), una quarta parte della comunità nell’intero paese.

 

Per quanto riguarda i tratti caratteristici degli italiani in Spagna si è concluso recentemente uno studio (1994-1997) finanziato dal Ministerio de Educación y Ciencia che ha coinvolto una ventina di comunità di emigrati in Spagna, tra cui gli italiani (Torrens, in stampa) volto a determinare le caratteristiche sociali e sociolinguistiche della loro integrazione grazie a una particolare metodologia di raccolta dei dati, vale a dire  mediante tre tipi di registrazioni: due interviste sociolinguistiche in italiano e in spagnolo/catalano e un’altra in situazione familiare (in assenza dell’intervistatore). Quindi si sono analizzati i dati dal punto di vista dei contenuti (motivazione e caratteristiche dell’emigrazione, grado di integrazione percepita) e della forma linguistica (fenomeni di contatto di lingue: interferenze e cambiamenti di lingua),  dal punto di vista dell’analisi del discorso interazionista sia di conversazioni spontanee (Auer 1984, Bettoni 1993, Turell 1993) che in contesto di insegnamento della lingua straniera (Nussbaum 1992, Torrens 1998). Gli intervistati sono undici, dai 28 ai 71 anni, di diverse zone dell’Italia, residenti a Barcellona città o provincia; le registazioni una trentina.

 

Lo studio ha messo in rilievo, sulla scia di Sobrero e Dittmar (1990), che l’emigrazione attuale degli italiani è di tipo “elitista”, vale a dire “un fenomeno di crescita culturale” di cui sono state individuate le motivazioni, per lo più emotive, di preferenza (motivi climatici o urbanistici) o di studio (lingua o corsi di specializzazione), parallelamente alle attività commerciali o ai trasferimenti all’interno di gruppi aziendali.

Rispetto all’integrazione, è favorita già prima del trasferimento da una percezione particolarmente positiva della Catalogna e del suo popolo oltreché dalla conoscenza dello spagnolo e la consapevolezza dell’affinità linguistica tra la propria lingua e quelle della zona di accoglienza, mentre per ciò che riguarda il lavoro esiste una forte convinzione di successo futuro nel campo lavorativo in virtù del proprio impegno, indipendentemente dai contatti prestabiliti o dalle istituzioni del paese di origine. Avvenuto il trasferimento, vengono percepiti invece alcuni ostacoli al consolidamento dell’integrazione, quale il ruolo della lingua catalana rispetto allo spagnolo e all’italiano parallelamente ad altri fattori di minore rilievo come la vicinanza geografica dell’Italia (“un luogo dove si può tornare facilmente se non va bene”) in opposizione alla distanza psicologica (mancanza dei familiari e amici). In questo senso possiamo affermare che la condizione del bilinguismo in Catalogna costituisce, in realtà, più che un elemento conflittuale, quell’ambiente di vita che riesce a trasformare (o a completare) alcuni parametri percettivi interni del contatto tra codici linguistici, tipicamente italiano, in base alla percezione e l’uso da parte dei singoli individui delle varietà regionali e dialettali (o alloglotte) rispetto allo standard italiano. Ciò significa che, distinte tra gli intervistati due tendenze principali nei termini di un codice più basso rispetto allo spagnolo e all’italiano (il catalano, di pari passo alle varietà dialettali italiane), e, d’altro lato, di codici e varietà aventi tutte lo stesso status, le opinioni tendono a diffuminarsi nella consapevolezza condivisa che conoscere il catalano denota “volontà di integrazione”.

 

Da quando detto fin qui si desume che la comunità italiana in Catalogna è particolarmente consapevole della propria integrazione, così come lo studio dei fenomeni di contatto di lingua (italiano, spagnolo e catalano) ha confermato ampiamente.

Effettivamente il passaggio da una lingua a un’altra all’interno del discorso orale svolge in molteplici occasioni la funzione di intensificare; di citare le parole di un altro o le proprie parole in una situazione particolare; di attribuire caratteristiche distintive tra due comunità; di indicare che l’interlocutore ha finito o che cerca di cambiare argomento, tutte quindi funzioni sotto il segno del bilinguismo, come dimostrano gli svariati studi sulla tipologia dei cambiamenti di lingua cui si è già fatto cenno.

 

 

Bibliografia

 

Auer P., Bilingual conversation. Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins, 1984.

Bettoni C., Italiano fuori d’Italia, in A.A. Sobrero L’italiano. La variazione e gli usi, Roma, Laterza, 1993.

Nussbaum L., Manifestacions del contacte de llengües en la interlocució, “Treballs de sociolingüística catalana”, 10, 1992, València.

Sobrero A.A. e Dittmar N., L’italiano in europa: dalla parte di chi emigra, in V. Lo Cascio Lingua e cultura italiana in Europa, Firenze, Le Monnier, 1990.

Turell M.T., Els indicadors sociolingüístics del  contacte interètnic, in Actes del IX Colloqui Internacional de Llengua i Literatura Catalanes, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, 1993, pp. 301-318.

Turell M.T. (a c. di), Multilingualism in Spain, Multilingual Matters, Clevedon-Philadelphia, in stampa.

Torrens R.M., La función del análisis del discurso en la comprensión de las estrategias de enseñanza/aprendizaje de la lengua extranjera: la perspectiva interaccionista de los cambios de lengua (italiano/español), “Anuari de Filologia”, sección G., 8, 1998, Universitat de Barcelona.

Torrens R.M., The italian Community in Spain: Integration and Language Interaction, in Turell M.T. (a c. di), Multilingualism in Spain, Multilingual Matters, Clevedon-Philadelphia, in stampa.

 

Rosa Maria Torrens