L’ ITALIANO

A VIENNA

 

 

Carla Babini, Lettrice per il MAE, insegna presso la Wirtschaftsuniversität e la Hauptuniversität di Vienna

 

La presenza italiana a Vienna è oggi molto forte e così storicamente radicata che la capitale austriaca può certamente essere considerata la città più italiana a nord delle Alpi.

Dai tempi della romana Carnutum le tracce di italianità non sono più andate perdute, rafforzandosi ed arricchendosi nel corso dei secoli: basti pensare ad esempio alla colonizzazione artistica che fece di Vienna la capitale del barocco mediterraneo tra la fine del XVII e il XVIII secolo, o ancora ai compositori, ai musicisti, ai pittori italiani, la cui presenza è testimoniata già dal 1400 e che così fortemente influenzarono la vita culturale della città.

La storia più recente ha visto, dopo una controtendenza durante il Risorgimento e le Guerre di Indipendenza, una ripresa di interesse alla fine del secolo scorso che si trasformò in una comprensibile nostalgia da parte degli austriaci per la perdita dei territori italiani dopo la Prima Guerra Mondiale.

È del 1935 la fondazione dell’Istituto Italiano di Cultura a Vienna, che dal 1946 è ospitato, insieme al Consolato, nel Palais Sternberg, un bell’edificio neo-classico che si trova nel centrale terzo distretto, non lontano dall’Ambasciata.

In considerazione del notevole interesse per il nostro paese, alle manifestazioni si affiancarono sin dall’inizio i corsi di lingua e cultura italiana che hanno visto un costante aumento di iscrizioni fino ad arrivare ad un vero e proprio boom alla fine degli anni 80. Il clima di generale apertura e ottimismo seguito alla caduta del Muro di Berlino e al dissolversi dei due blocchi, unito ad un’immagine vincente del made in Italy che caratterizzava la nostra politica culturale di quegli anni, possono almeno in parte spiegare lo straordinario interesse dimostrato per le proposte dell’ Istituto. Interesse che, grazie ad una oculata programmazione e gestione dei corsi, si conferma oggi, tanto che le presenze si attestano su un migliaio di corsisti a semestre.

Accanto a molti studenti universitari frequentano l’Istituto professionisti, insegnanti, laureati e in generale un pubblico che si avvicina alla nostra lingua per ragioni culturali in senso lato (letteratura, cinema, arte, ma anche enogastronomia, turismo, moda e altre manifestazioni dell’Italian style).

E così, oltre ai corsi di lingua a diversi livelli, che permettono agli studenti interessati di prepararsi agli esami di certificazione per la conoscenza della lingua italiana delle Università per stranieri nel nostro paese, l’Istituto offre una vasta gamma di corsi di storia dell’arte, letteratura e musica.

L‘ Istituto Italiano di Cultura collabora naturalmente anche con le Università organizzando convegni, conferenze, incontri con gli autori, cicli di film, mostre che possano venire incontro alle richieste e alle necessità di docenti e studenti.

A Vienna sono due le istituzioni universitarie che si occupano dell’insegnamento dell’italiano offrendo curricula completi.

Alla Hauptuniversität, presso la Facoltà che corrisponde a Lettere e Filosofia, corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne, sono iscritti ai corsi di italiano mediamente 1.000, 1.100 studenti ogni semestre, di cui più del 30% sceglie l’indirizzo  che prepara all’insegnamento. Per questo motivo accanto alle ore dedicate alla lingua, alla letteratura e alla civiltà sono attivati corsi specifici che si propongono di affrontare temi e problemi relativi alla didattica dell’italiano.

È interessante rilevare che numerosi studenti che seguono per esempio gli indirizzi di storia dell’arte o di musicologia scelgono l’italiano come esame fuori facoltà, perché sentono il bisogno di conoscere meglio la lingua e la cultura del Belpaese.

Presso la stessa Università è poi attivato anche un corso di laurea per interpreti e traduttori, che vede ogni semestre circa un migliaio di studenti iscritti ad italiano. Accanto ai corsi di preparazione specifica e di tecnica di traduzione e di interpretariato simultaneo o consecutivo vengono offerte lezioni relative ai linguaggi specialistici, alla civiltà, alla lingua dei mass media o della stampa.

La Wirtschaftsuniversität, un’ istituzione prestigiosa che festeggia nel ‘98 i suoi cento anni di vita, offre ai futuri economisti la possibilità di studiare italiano per tutto il corsi di studi. Essendo la maggiore università di studi economici dell’area di lingua tedesca, essa costituisce un notevole polo di attrazione per studenti di molti paesi, fra i quali Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Croazia, nonché di altri stati, oggi indipendenti, che facevano parte in passato dell’ Unione Sovietica.

Grazie ad una fama consolidata negli anni essa vanta inoltre rapporti e scambi con le maggiori università di studi economici del mondo (tra cui la Bocconi di Milano).

Sono circa un migliaio gli studenti ad iscriversi ogni semestre ed a frequentare le lezioni offerte dalla cattedra di italiano. Il livello richiesto agli studenti è molto alto; basti pensare che ai migliori, a coloro che ottengono ottimi risultati all’esame finale del secondo biennio, viene offerta la possibilità di scrivere la tesi di laurea in italiano. In questa università l’offerta dei corsi è molto ampia e diversificata: alle lezioni di lingua generale per principianti si affiancano altre incentrate sulla didattica dell’italiano in contesto economico, sulla civiltà, seminari sulla sociologia dell’Italia, sull’Europa Unita o su altri temi che variano ogni semestre.

L’ interesse testimoniato dal numero di studenti universitari che frequenta i corsi di italiano viene confermato da una discreta diffusione della nostra lingua anche nelle scuole superiori, sia come materia curriculare che facoltativa.

È certamente importante sottolineare che a Vienna, diversamente da molte capitali europee, non esiste una scuola italiana; ciò trova spiegazioni nella specificità della situazione austriaca: l’Austria non è infatti storicamente terra di emigrazione italiana di massa (come il Belgio, la Svizzera, la Germania, alcune regioni della Gran Bretagna, della Spagna e della Francia, per restare nei confini dell’ Europa) e la presenza italiana a Vienna, pur forte, è in gran parte costituita da individui che per scelta professionale o personale si sono velocemente integrati nella società che li ospita. Il Consolato d’Italia ha però attivato diversi decenni orsono un doposcuola italiano, la cui gestione è oggi affidata ad un comitato di genitori, che offre a bambini e ragazzi italiani la possibilità di mantenere viva la loro lingua in un contesto scolastico. Circa 100 allievi frequentano ogni settimana i 10 corsi attivati da 6 insegnanti per 20 ore di lezione complessive.

È interessante ricordare che questa scuola ha sede presso la Minoritenkirche, chiesa della comunità italiana a Vienna, negli stessi locali che videro la prima sede viennese della Dante Alighieri. Questo legame con la tradizione, con un luogo che da sempre è simbolo del cuore della nostra comunità a Vienna, sembra costituire un importante fattore di identificazione e di appartenenza per le famiglie e per gli studenti. La scuola italiana continua ad esistere grazie alla disponibilità degli insegnanti e delle famiglie; le sovvenzioni dello stato italiano (attraverso il MAE o il Ministero del Lavoro) coprono infatti solo il 55% dei costi.

Ma come si è già detto, l’interesse per la nostra lingua è molto diffuso a Vienna indipendentemente dalla comunità italiana che risiede in città. Molti austriaci frequentano così corsi di lingua offerti dalla Dante Alighieri, dalle Volkshochschulen e da numerose scuole private. Non bisogna infatti dimenticare che l’Italia rappresenta, dopo la Germania, il secondo partner commerciale per l’Austria e che l’Europa Unita consoliderà i rapporti di scambio fra questi due paesi sempre più vicini, non solo in senso geografico.

 

Carla Babini