Una proposta

di intervento

didattico:

il laboratorio

teatrale

 

 

Giosuè Piscopo è docente nei corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera, nella circoscrizione consolare di San Gallo.

 

I Corsi integrativi di lingua e cultura generale italiana istituiti in Svizzera, tranne rare eccezioni, non sono né inseriti né integrati nella scuola locale. Si tengono nel tardo pomeriggio, dopo che gli alunni hanno frequentato a tempo pieno la scuola svizzera. Il primo problema che il docente si trova ad affrontare è quindi quello di sollecitare la motivazione e di tenere viva l’attenzione in classe, adottando metodi, strategie e materiali didattici, capaci di rispondere alle reali esigenze degli alunni e proponendo attività che favoriscano il loro coinvolgimento. Nei programmi d’insegnamento per i Corsi approvati dal M.A.E. viene sottolineata, infatti, l’importanza che devono assumere “le tecniche attive, quali i procedimenti induttivi, deduttivi, l’individualizzazione, la socializzazione, la drammatizzazione, il lavoro di gruppo…”. Nei programmi per la scuola media dell’obbligo, inoltre, viene affermato che gli obiettivi didattici da conseguire devono essere strettamente connessi al miglioramento della vita sociale degli alunni, e devono condurli a saper utilizzare i diversi mezzi di comunicazione anche non linguistici che hanno a disposizione: espressioni del volto, gesti, movimenti, intonazioni della voce, ecc., e a comprendere i messaggi non linguistici che ricevono. Pertanto non devono essere trascurate attività che permettono di integrare più codici di comunicazione finalizzati ad un unico risultato espressivo, che favoriscono l’operatività e la socializzazione, che promuovono lo sviluppo di potenzialità comunicative, non solo linguistiche. L’intervento didattico non può quindi limitarsi alla presentazione ed elaborazione di una gamma ristretta di varietà e di generi testuali tradizionalmente connessa all’attività scolastica come il tema o il riassunto, ma deve prevedere compiti in grado di sviluppare le capacità di comprensione ed uso dei diversi codici di cui é composta la realtà comunicativa.

Il laboratorio teatrale rappresenta una proposta didattica capace di conseguire tali obiettivi. Da qualche anno, infatti, assistiamo ad un crescente interesse da parte della scuola italiana per le attività di animazione e drammatizzazione, la cui validità è già sottolineata nei programmi per la scuola media. Il fenomeno non è nuovo né casuale, ma trova la propria giustificazione nella ormai accertata valenza formativa di cui risultano portatrici tali attività, sperimentate anche all’estero, soprattutto in Francia, dove il teatro risulta una materia inserita nel curriculum scolastico. La realizzazione di una rappresentazione teatrale, basata su un testo ideato e scritto dagli alunni, può costituire un’esperienza di gruppo fondata sull’interazione, un’occasione educativa che promuove la socializzazione e il continuo confronto con gli altri e un ‘contenitore’ in cui si integrano organicamente le differenti attività volte al conseguimento degli obiettivi programmati e allo sviluppo delle capacità previste. Va chiarito, comunque, che non si tratta di un’operazione artistica, ma didattico-educativa che muove dalla creazione di un racconto per giungere alla rappresentazione di uno spettacolo teatrale, che ogni alunno ha contribuito a realizzare in maniera attiva.

L’attuazione di un simile intervento didattico comprende le seguenti fasi:

A. struttura del testo di teatro;

B. realizzazione di un soggetto;

C. trasposizione del soggetto in testo di teatro (copione);

D. rappresentazione teatrale;

E. raccolta e sistemazione del materiale relativo all’esperienza.

 

L’obiettivo della prima fase è di avvicinare l’alunno al testo di teatro, sviluppando le conoscenze e le abilità necessarie per l’elaborazione di un proprio testo. Attraverso la lettura di brani tratti da opere adeguate alla loro età, saranno messe in evidenza le caratteristiche strutturali di questo genere letterario. Inoltre si daranno delle indicazioni sulle modalità di recitazione, anche con l’ausilio di materiale video o con la partecipazione diretta ad uno spettacolo teatrale.

Nella seconda fase vengono date le indicazioni per l’elaborazione di un soggetto che servirà da traccia per la stesura del copione. L’attenzione è quindi focalizzata sugli elementi essenziali di cui si compone una storia: i personaggi, lo spazio - ambiente, il tempo, la trama, il titolo. Questa fase si conclude con la scelta di una storia (soggetto, racconto…) tra quelle scritte da ogni singolo alunno.

Nella terza fase il racconto scelto dalla classe sarà trasposto in testo teatrale con l’ideazione di situazioni, ambienti ed occasioni che richiederanno l’uso di differenti varietà linguistiche (della strada, aulico, tecnico, sportivo, ecc.), e che consentiranno di presentare, in ogni atto, testi strutturalmente definiti (poesia, barzelletta, lettera, canzone, ecc...). Il racconto sarà inoltre adattato alle esigenze del teatro e a quelle della classe: forse sarà necessario ideare nuovi personaggi o abolirne qualcuno, ambientare qualche scena in luoghi diversi da quelli previsti dal soggetto. In questa fase, inoltre, il teatro può configurarsi come mezzo di trasmissione di messaggi che analizzano criticamente la società, di riflessione a scopi educativi su scelte e comportamenti che i ragazzi assumono nella vita quotidiana.

Con la fase D si giunge alla messa in scena del testo scritto. Gli alunni dovranno curare l’esibizione di fronte ad un pubblico, organizzare i camerini, l’entrata in scena, gli aspetti tecnici, l’intervallo, l’attribuzione dei posti in sala, ecc. Distribuiti i ruoli, ogni interprete imparerà la propria parte, e potrà avanzare proposte per migliorarla: il testo diverrà così oggetto di studio di ogni singolo alunno. Prima di passare alle prove sul palcoscenico, il testo sarà letto più di una volta collettivamente e rappresentato in classe, in modo che ogni alunno si appropri del proprio personaggio, mettendone in risalto le caratteristiche (espressione linguistica, comportamento in scena, impostazione fonetica da integrare con espressioni gestuali, ecc.). Le prove saranno filmate e riviste insieme al docente in maniera che gli alunni possano verificare e, quindi, migliorare la loro interpretazione.

La quinta ed ultima parte riguarda la raccolta di tutto il materiale occorso per la rappresentazione teatrale (lavori manoscritti degli alunni, copione, foto, locandina, ecc.) in un volume da consegnare ad ogni allievo. Tale volume costituisce il risultato tangibile di un’esperienza di vita scolastica formativa e ha la funzione di rappresentare “l’opera” alla cui realizzazione ha contribuito il singolo alunno, secondo un percorso di apprendimento individualizzato ma attuato attraverso attività collaborative orientate al conseguimento di uno scopo comune.

 

 

Riferimenti Bibliografici

 

Passatore F. , Lastrego C., Testa F., Mi piace fare teatro, Milano, Arnoldo Mondadori, 1987.

Mordivita G., Teatrovivo, Catania, Edizioni Greco, 1993.

Magni L., Il teatro, Milano, Signorelli, 1983.

Griffiths T.R., Fare teatro, Roma, Gremese editore, 1983.

De Filippo E., Lezioni di teatro, Torino, Einaudi, 1986.

Magliuolo A., Invito al teatro, Napoli, Liguori, 1991.

Propp V. Ja., Morfologia della fiaba, Torino, Einaudi, 1988.

Berruto G., Berretta M., Lezioni di sociolinguistica e linguistica applicata, Napoli, Liguori, 1980.

 

Giosuè Piscopo