CINEMA
ANTONIONI RIMASTICATO
Al secondo film, ..........(1) inverno,
delude ..........(2) regista Di Majo.
Due coppie in crisi, sullo sfondo di una città distratta. Leo è
uno scrittore, in crisi prima ancora di essere affermato. Marta, ..........(3) moglie, cerca di aggirarne ..........(4) nevrosi gestendo, non si sa se con scarsa
competenza o minor fortuna, una galleria d’arte. Si imbattono in un’altra
coppia non meglio assortita e di questa finiscono per assorbire tutta ..........(5) carica negativa che sprigiona, fino a restare
sommersi da una montante marea di insicurezza e depressione. Tanto era genuino
Autunno, altrettanto astratto e cerebrale è ..........(6) inverno. Nell’opera prima, Nina Di Majo
seguiva ..........(7) raccomandazione di Flaubert agli esordienti:
«Raccontate ..........(8) vostra stanza». Essendo sincero, spontaneo,
Autunno era originale, schietto, convincente. Qualità che mancano a ..........(9) inverno, nel quale
si ammucchiano disordinatamente tutti .....(10) luoghi comuni e ...............(11) stereotipi dell’incomunicabilità e dell’alienazione. In programma
al Festival di Berlino, ..........(12) inverno è
stato presentato come «storia di un grande equivoco». Cioè di un fastidioso
déjà vu che nasce da rimasticature mal digerite del cinema di Antonioni. Nina
Di Majo mette in scena un campionario che in America viene catalogato come
underplaying, ..........(13) lista nera di tutto ciò che è sottotono e
povero di mezzi espressivi. Come ..........(14) scrittore sempre spettinato e mal rasato
quando è privo di ispirazione; o feste e ricevimenti sprofondati in colori
funerei per dare ..........(15) sensazione di noia e futilità.
..........(16) INVERNO (Italia, 2002) di Nina Di Majo.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Yorgo
Voyagis.
Classifica della Cnvf: DISCUTIBILE/SCABROSITÀ.
[Enzo Natta - Famiglia Cristiana, n. 8, 24 febbr. 2002]