CRONACHE ITALIANE

VIAGGIO (E SORPRESE) DI UNA..................(1)  CITTÀ SOTTO LA CITTÀ

NEL VENTRE DI NAPOLI

 

Storia delle bande del buco e dei quattro detective della "Polfogna" tra tesori, topi, cimeli di guerra, le spoglie della buonanima del conte di Cerreto e molto altro.

Sotto Napoli c’è un’..................(2) altra città. Una..................(3)  città fatta di grotte, cavità, gallerie, cisterne, strade, tubi, cunicoli, pozzi. La sola rete fognaria, messa in fila, misura 1.200 chilometri, come dalle Alpi alla Sicilia. è un............(4)  mondo sotterraneo che talvolta inghiotte la città di sopra. Bastano un............(5)  po’ di piogge pesanti e il suolo di Napoli, che in buona parte della città si regge sul vuoto, sprofonda nelle viscere della terra. La Napoli che non si vede non è una..................(6)  città deserta. Gli abitatori più numerosi e indaffarati sono i topi, normali frequentatori del sottosuolo delle grandi metropoli. In qualche cavità c’è gente che lavora. In alcuni luoghi del centro storico possono scendere i turisti. I fognaroli svolgono il loro lavoro di manutenzione della rete fognaria. Poi ci sono altre due categorie di persone che frequentano il ventre di Napoli: le guardie e i ladri.

I ladri sono quelli delle "bande del buco", cioè rapinatori che attraverso il sottosuolo scavano tunnel e sfondano pareti per raggiungere banche, uffici postali e gioiellerie. Le guardie sono i poliziotti del servizio antirapine della Questura di Napoli. In particolare i quattro uomini che, quando serve, indossano tuta e stivali per scendere sottoterra. «Eccoci qua, conoscevate già la Polfer e la Polstrada, noi invece siamo la Polfogna», scherzano i poliziotti Antonio De Falco, Nando Cimino, Rocco Giaquinto e Raffaello De Vita.

Maurizio Vallone, vicequestore aggiunto e dirigente della sezione criminalità organizzata, spiega: «I rapinatori accedono al sottosuolo attraverso cavità naturali, stazioni di pompaggio, cantine, vecchi passaggi, ricoveri del tempo di guerra. Una..................(7)  volta sotto, percorrono i vecchi acquedotti, le gallerie di servizio e anche le stesse fogne. Lavorano spesso per settimane prima di raggiungere il loro obiettivo».

Tra il 1994 e il 1996 le "bande del buco" attive a Napoli furono almeno tre. Nel giugno del 1996 ci fu una..................(8)  retata di 16 persone e il fenomeno si arrestò. Ancora colpi a segno tra il 1998 e il 1999, quando sette arresti "stoppano" i banditi. Ma la tregua dura poco. Il 4 dicembre del 2001 la banda colpisce una..................(9)  filiale della Banca di Roma e scappa con 200 milioni di lire. Il colpo viene ritentato alla stessa banca a metà gennaio, ma la reazione di una..................(10)  guardia giurata mette in fuga i ladri. Talvolta ai banditi va male, molto male. Nel 1993 tre tizi che scavavano sotto una..................(11)  banca in via Marina morirono asfissiati dai gas di scarico del gruppo elettrogeno che si erano portati sottoterra. Pochi anni fa, invece, un............(12)  bandito davvero sfortunato sbucò dal pavimento di un............(13)  ufficio postale di Secondigliano, proprio sotto i piedi di un............(14)  carabiniere. I due misero mano alle pistole e il bandito restò ucciso sul colpo.

Gli agenti della "Polfogna" scendono sottoterra quando arrivano "soffiate" da parte dei loro informatori, oppure se dalle banche o dagli uffici postali segnalano rumori sospetti sotto il pavimento o dietro le pareti. Spesso, per fortuna, si tratta di falsi allarmi. L’ispettore Antonio De Falco, 34 anni, ormai confessa di orientarsi meglio nella Napoli sottoterra rispetto a quella di sopra. «Un............(15)  po’ mi sono appassionato a questo mondo sotterraneo maleodorante, umido e popolato di topi e scarafaggi», confida scherzoso, «forse devo essere un............(16)  po’ pazzo, in realtà sono un............(17)  tipo molto curioso». Ma per fortuna il ventre di Napoli non sempre nutre solo la malavita. Tra la Sanità e Capodimonte, a poche decine di metri dalla casa natale di Totò, si aprono delle grandi e altissime grotte scavate nel tufo. Qui, in ambienti vasti come quelli di una..................(18)  cattedrale, lavorano da tempo due aziende produttrici di giocattoli pirici. I gestori delle aziende assicurano che non c’è pericolo. «Facciamo solo giocattoli», dicono, «qui non ci sono fuochi pericolosi». Sempre alla Sanità, attraverso la chiesa di Maria Santissima del Carmine alle Fontanelle, si accede alle grotte che ospitano il cosiddetto cimitero delle Fontanelle (‘o campusantiello), dove nel 1836 vennero portati migliaia di teschi e di ossa che non potevano più stare nelle chiese a causa di un’..................(19) epidemia di colera. Oggi questi resti umani giacciono ammucchiati dentro le grotte. C’è anche una..................(20)  vecchia bara aperta in cui riposa mezzo mummificato il corpo del fu Filippo Carafa, conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morto nel 1793. Il luogo, suggestivo e un............(21)  po’ macabro, ora è stato chiuso perché con la devozione popolare per le anime del purgatorio si era mischiata l’oscura attività di fattucchiere e altri loschi personaggi del genere. Due associazioni, infine, offrono ai turisti visite guidate nella città sotterranea. Una..................(22)  si chiama "Napoli e la città sotterranea", l’altra "Napoli sotterranea". Si fanno un............(23)  po’ concorrenza, ma entrambe le visite sono interessanti e ricche di spunti curiosi. Una..................(24) , attraverso una..................(25)  lunga scalinata scavata nel tufo, porta sotto i Quartieri Spagnuoli, l’altra scende sotto piazza San Gaetano, nel cuore della città, e si conclude all’interno di un............(26)  tipico "basso" dove una..................(27)  botola consente di scendere sottoterra per ammirare i resti di un............(28)  antico teatro romano. Si scopre un............(29)  mondo affascinante. E non si fanno brutti incontri.

 

[Roberto Zichittella - Famiglia Cristiana, n. 8, 24 febbr. 2002]