Gran festa per l’Arcitraviata.
Vista di notte fa l’effetto di ..................(1) astronave, allunata qui per caso, in
questa landa silenziosa che è il quartiere della Bicocca, quando i suoi giovani
vicini di casa, gli studenti dei poli universitari, sono tutti rientrati alle
magioni e l’austero edificio accanto, ..................(2) delle varie fabbriche dismesse della Pirelli,
le sorride lieve attraverso le bocche delle finestre vuote, i vetri centrati da
..................(3) inutile
quanto tenace tiro al bersaglio. Eccolo, il Teatro degli Arcimboldi: bianco
candido, facciata trasparente obliqua, a ricordare ............(4) po’ le moderne costruzioni nordiche di Amsterdam o Helsinki, tante
luci dentro e fuori, a dire il clima festoso dell’inaugurazione della nuova
casa della musica. Cresciuta in fretta, in tempi record - due anni - nel Paese
dell’immobilismo della Fenice e del Petruzzelli, dei ritardi (il Carlo Felice
di Genova fu esemplare, l’Auditorium in fieri di Roma ne segue la scia) e della
lievitazione dei bilanci.
Non che su questa voce gli Arcimboldi siano stati mosche bianche:
dal budget iniziale di 55 miliardi si è passati a 85. Ma facendo due conti in
tasca agli altri, il Comune di Milano, che ne è il proprietario, si rallegra
perchè pare che tutto sommato il costo "pro poltrona" non sia nemmeno
così spropositato. Proficuo sarebbe ............(5) raffronto con l’estero, per sapere se
veramente siamo stati così bravi. E disinteressati. Due quesiti giravano ieri
sera, tra il risotto e lo champagne del "dopo Traviata" - la Traviata
sempre più sfaccettata di Muti, sottilmente indagata nella punteggiatura
interna, con due nuovi protagonisti, Inva Mula e Marcelo Alvarez -. La prima domanda
era: ma perchè proprio qui?, perchè decentrare il cuore teatrale della città
(l’unico teatro d’opera rimasto a Milano) in ..................(6) zona così faticosamente accessibile e senza servizi, dove tutto è
ancora da costruire e non pare secondo il modello degli equilibri
rinascimentali della città ideale? I musicisti dell’orchestra, che nelle
emergenze sfoderano ..................(7) capacità di adattamento e ..................(8) fantasia ironica senza confronti nelle altre
categorie di lavoro (basta vederli nelle tournèe), offrivano le risposte
migliori: pragmatici, maniche rimboccate, volontà di tenersi fedeli a quel
"suono Scala" che sarebbe davvero ............(9) peccato buttar via, incantati di fronte alla velocità con cui ogni
giorno, in questi ultimi, il teatro è lievitato: c’erano macerie intorno agli
ingressi? dall’oggi al domani ecco ............(10) tappeto d’erba e piante; mancavano i bagni
per i musicisti? subito pronti, pochi, promiscui, ma ci si fa l’abitudine; la
cambusa? ha il nome scritto a penna, su ............(11)
foglietto, ma c’è, fornitissima di gelati
perchè siamo in estate e senza tavolini. La seconda domanda sugli Arcimboldi
era la più spinosa, quella su cui si gira intorno da quando la nuova sala ha
messo qui radici: l’acustica. Di primo acchito non fa innamorare. Ma va
studiata. E non essendo solo ..................(12) idea
astratta, si costruirà. Certo, non sembra avvolgere ipnotica e conturbante come
capita in certe nuove sale del Giappone o nelle storiche aule da concerto della
vecchia Europa, il Musikverein di Vienna, la Herculessaal di Monaco,
l’Auditorium di Francoforte (dove tra l’altro si arriva direttamente
dall’aeroporto, con il metrò). Auscultati i tre atti di Traviata ciascuno da ............(13) posto diverso, se ne ricavava che con tutta
probabilità il luogo più acustico degli Arcimboldi è il loggione. Ossia la
seconda loggia, in alto: contenti, loggionisti? Niente di nuovo sotto il sole:
anche in Scala lo sapevano anche i muri che i posti privilegiati per l’assieme
di buca e palcoscenico erano quelli lassù, attaccati al soffitto. Qui non sono
scomodissimi da raggiungere, con le scale ............(14)
po’ strette (gli ascensori ci sono, ma lenti
e in rodaggio), foderate di moquette rossa. Su questi gradini non si scivola,
ma attenzione signore con le scarpine e i tacchi, perchè invece le alzate di
quelli in sala sono imprevedibili e, tutto legno lucidato, ............(15) po’ rischiose.
Seduti in cielo, il terzo atto di Traviata prendeva nelle fibre,
malato e stanco, quasi rilasciato e disilluso, dopo le corse passionali e
rabbiose dei primi due atti. Di ghiaccio il Preludio. Sorretti da ............(16) ultimo alito di speranza gli inutili
interrogativi. Quella punteggiatura di ogni frase, così sensibilmente ricercata
dalla concertazione di Muti. Restituita con fedele diligenza dalla Violetta di
Inva Mula, soprano con bella facilità nel registro acuto, di volume piuttosto
corposo, meno duttile nel timbro. Superba comunque nel primo atto, dei tre a
lei il più adatto. Vincente invece sempre, e di nuovo una..................(17) conferma, il tenore Alvarez, ............(18)
Alfredo dal registro brunito e dalla
resistenza vocale sconfinata (per lui davvero, tutti i "da capo" erano
..................(19) passeggiata), ma credibilmente ragazzo
nell’interpretazione. ............(20) Alfredo che restituisce due nodi emotivi
dell’opera con autenticità da brivido: nello scontro col padre - che è quasi ............(21) venire alle mani - e nel pubblico sfregio
all’amata. Germont è Roberto Frontali, ............(22) papà sempre ............(23) po’ junior, ma di accattivante bellezza nel colore e fraseggio,
tanto da tenere il "Di Provenza" come ..................(24) ballata che, pur portata all’estrema lentezza, non si vorrebbe mai
finita. Bene il suono da lassù. Ma come è lontano visto da qui il palcoscenico!
La Traviata della Cavani sembra in cartolina. In compenso l’assieme, seppure in
diversa scala, si gode perfettamente quasi dappertutto. Non ci sono – per ora -
i promessi monitor per le traduzioni simultanee sugli schienali di legno. Nè
francamente sembrano utili, con questa angolazione del palcoscenico: per
leggere bisognerebbe stare con la testa bassa. Forse, col tempo, chissà che non
si rimedi secondo la soluzione in uso presso gli altri teatri, dello schermino
in alto sul boccascena. Illusi, disillusi, sognatori, concreti, chiunque ami la
musica non può che rallegrarsi che le sia stata consegnata ..................(25) nuova casa. Se gli Arcimboldi diventeranno
grandi - come quell’"arci" augurale promette - lo diranno nel tempo
non l’ingegnosità dell’edificio, ma il cuore e la forza degli artisti che
l’abiteranno. Perchè ............(26) Teatro non è ............(27) museo, non è ............(28) luogo di culto o ............(29) reperto archeologico, niente a che vedere con Notre-Dame o il
Partenone. La Scala non era ............(30) mito: la sua storia, nel divenire la faceva
grande. Il Teatro è ............(31) castello di carte, che diventa ..................(32) fortezza se lo abitano i grandi musicisti.
Non è mai dato ..................(33) volta per tutte: a ogni apertura di sipario
ricomincia, e aggiunge ............(34) tassello. A questo primo, degli Arcimboldi,
leviamo il calice.
[Carla Moreni - IL SOLE 24 ORE, 23 genn. 2002]