Debutta il 26 febbraio ad Agrigento lo spettacolo tratto dai
celebri film
Jerry Calà nel ruolo che fu di Ugo Tognazzi
"Ceffoni a teatro per il ritorno di Amici miei"
Monicelli: una storia di zingarate ereditata da Germi, io aggiunsi
la comicità toscana
Tornano gli amici miei, ..........................................(1)
stimati professionisti cinquantenni o giù di
lì che si facevano burla della vita e le organizzavano contro, per esorcismo,
frizzi e lazzi, schiaffeggiando i viaggiatori alla stazione.
Tornano in uno spettacolo teatrale che riunisce tre dei quattro
Gatti di Vicolo Miracoli (manca solo Smaila), dalla costola dei due popolari
due film di Mario Monicelli, autore ora con Pinelli, De Bernardi e Bellomo, di
un copione teatrale che, con la regia "tecnica" di Claudia Insegno,
le musiche adattate di Rustichelli, ma la sua paternità storica, debutterà ad
Agrigento il 26 febbraio e approderà al Manzoni di Milano in maggio. Cifre da
capogiro: le due commedie alla toscana incassarono allora, nel ‘75, una cifra
che oggi rasenterebbe i 90 miliardi di lire. Cult da capogiro: il produttore
Francesco Bellomo assicura di avere visto 25 volte il primo episodio e 27 il
secondo. "Per mia passione ma anche per rinnovare un po’ la nostra
drammaturgia, ho deciso di rifare "Amici miei" in teatro. Ma ..........................................(2)
è uno spettacolo macchinoso, con 18 cambi di
scena e lo sforzo economico di 30 persone tra attori e tecnici: saranno loro
che, a turno, secondo la condotta, si sporgeranno ogni sera dalla sagoma di un
treno per prendersi ............................(3)
famosi ceffoni, avendo accantonato l’idea di
darli davvero al pubblico. Abbiamo dovuto rinunciare a molte cose, ma la
struttura base è ..........................................(4)
del primo film con alcune contaminazioni dal
secondo". In locandina il passaggio delle consegne è ..........................................(5)
:
Jerry Calà sarà il Mascetti, cioè Tognazzi, rabbrividendo all’idea di
identificarsi col suo attore prediletto; Franco Oppini sarà il Melandri, ovvero
Moschin, Nini Salerno sarà il Perozzi-Noiret cui spetta anche il compito di
narratore, Gaetano Aronica il Necchi-Del Prete e Stefano De Sandro, che è oggi
la voce di De Niro, il dr. Sassaroli-Celi, mentre le ragazze rispondono ai nomi
di Veronica Maia e Francesca Nunzi.
Racconta Monicelli: "Il cinema che diventa teatro testimonia
una certa crisi di idee, ma comunque il progetto mi divertiva. Ci siamo messi
al lavoro. Gli attori, con cui ho parlato a lungo, hanno un passato in comune
di scherzi da cabaret che permette loro una giusta e complice sintonia. E tutto
mi fa andare indietro a un periodo bellissimo, a un set senza litigi, dove ci
siamo divertiti davvero, a un’epoca in cui era ancora possibile occupare la
notte con un set la splendida Firenze". "Amici miei" ha un lungo
passato, oltre che un avvenire, dietro le spalle.
Ancora il viareggino 87enne Monicelli: "..........................................(6)
che pochi sanno è che si tratta di vita e di
scherzi vissuti, da un certo Raffaello Pacini, il ruolo di Tognazzi, e che
davvero faceva scherzi ai camerieri, schiaffeggiava i viaggiatori dei treni,
diceva gli scioglilingua: storie in parte vere e in parte tramandate come
leggende metropolitane, che hanno dato l’idea del film agli sceneggiatori
Benvenuti e De Bernardi, che la proposero al genovese Germi".
Che sposò subito la causa.
"Sì , ma non essendo fiorentino trasferì tutto nella grassa
Bologna, anche perché allora la comicità in accento toscano, era considerata
per il cinema troppo ostica, pungente, agra".
E poi che accadde?
"Che Germi si ammalò e si rese conto di non poter portare a termine
il progetto. Così mi chiamò e mi chiese di girare ..........................................(7) storia di zingarate, che produceva con la
Cineriz. A ..........................................(8)
punto ebbi un moto di orgoglio e di coraggio
e decisi di tornare a Firenze e parlare davvero in toscano".
Ma nessuno del cast lombardo-francese era del posto.
"Infatti. Gli unici che parlano davvero toscano sono i
comprimari e le comparse. Gli altri, a cominciare dal cremonese Tognazzi fino
ai francesi Blier e Noiret, che era alla sua prima esperienza in Italia ma fu
doppiato dal toscano Renzo Montagnani, si limitano a non avere particolari
accenti: alla fine tutto fu credibile".
Nacque così il boom del cine toscano.
"È vero, ma oggi non se ne può più.Sono più di 20 anni che
l’hanno scoperto. Basta".
[Maurizio Porro - CORRIERE DELLA SERA, 20 Febbraio 2002]