Questa quinta edizione del Seminario ha trattato un tema molto delicato sia per la vita interna delle Università italiane sia per la loro possibilità di raccordo con il sistema universitario, scientifico e produttivo europeo.
In questi tre giorni abbiamo riflettuto sul fatto che
tali "insegnanti di lingua straniera" operano talvolta sotto la guida di docenti universitari, altre volte in piena autonomia; lavorano talvolta all'interno di corsi che portano ad un esame universitario, altre volte preparano ad idoneità in lingua straniera, spesso insegnano l'italiano a studenti Erasmus in arrivo o la lingua straniera a studenti Erasmus in partenza - quindi senza alcun esame conclusivo - oppure svolgono un servizio al territorio;
a fronte di tale mole quantitativa, non esiste una analisi qualitativa sistematica, condotta su basi omogenee tra le varie università, sulla natura del personale da reclutare, sulla formazione continua del personale in servizio, sul prodotto finale di tale imponente sforzo di formazione di studenti e di altri utenti del servizio;
in alcune Università questi "insegnanti di lingue" sono incardinati in un Centro Linguistico, mentre in altre dipendono direttamente dalle Facoltà; molte Università hanno situazioni miste, o hanno più Centri Linguistici - spesso definibili "aule multimediali di lingua" piuttosto che "centri" nell'accezione del CERCLES, l'associazione dei Centri Linguistici Europei, e della neo-istituita Associazione Nazionale dei Centri Linguistici Universitari in Italia;
in molti statuti di corsi di laurea, soprattutto scientifici, si chiedono idoneità in lingue straniere, mentre in altri (soprattutto di Scienze Politiche, Scienze delle Comunicazioni, Storia, Scienze della Formazione, ecc.) troviamo diciture del tipo: "Il corso consta di 20 annualità, più 2 annualità di due lingue straniere", il che indica in modo ufficiale la peculiarità dell'insegnamento linguistico, sia quando è puramente strumentale ("idoneità"), sia quando entra in un piano di formazione culturale ("corso annuale").
procedere ad una ricognizione qualitativa delle competenze che fanno di un madrelingua (ma non tutti gli insegnanti lo sono) un "docente" della lingua straniera: ricognizione, si noti, finalizzata non alla valutazione del personale ma all'anagrafe delle competenze esistenti, insieme a quella delle carenze, al fine di poter utilizzare le prime per colmare almeno in parte le seconde, secondo un piano di valorizzazione delle risorse esistenti, con seminari tra colleghi, tutorato, e così via;
procedere alla definizione del profilo professionale dell'insegnante di lingua nelle università; il Seminario Permanente dei Centri Linguistici, nato cinque anni fa come struttura di ricerca scientifica in ambito glottodidattico, può fornire la sua riflessione (che si concretizzerà entro due mesi nella pubblicazione degli atti del quinto incontro) e la sua esperienza in tal senso, anche se è l'Associazione Nazionale dei Centri Linguistici che deve procedere ad una "codifica" definitiva;
conseguentemente alle ricognizioni dell'esistente, in termini di presenza o carenza di competenze, e alla definizione del profilo professionale, istituire un corso di formazione (frontale, regionale, a distanza, con mezzi telematici) ed una certificazione finale della qualità glottodidattica dell'insegnante oggi operante nelle Università, oltre a corsi di formazione per futuri insegnanti che, oltre alla formazione didattica di base nel loro paese, devono anche essere esperti nei problemi specifici dell'insegnamento della loro lingua a italofoni in ambiente accademico.
E' comunque compito dell'Associazione dei Centri Linguistici prendere in considerazione queste proposte, poiché il Seminario Permanente è solo un forum di riflessione e proposta (e la mia "direzione" del seminario si giustifica solo in questa logica, visto che non faccio parte di nessun Centro Linguistico), ma non un'associazione che può promuovere azione di politica accademica, di proposta amministrativa, ecc.
Infine, i partecipanti al Seminario hanno discusso l'opportunità di procedere a due operazioni di ordine giuridico per uscire dalla attuale situazione di frammentazione e per dare una risposta nuova ed efficace alle richieste del mercato internazionale delle idee oltre che delle professioni:
l'invito a tutte le Università a creare un Centro Linguistico per organizzare l'insegnamento delle lingue nell'Ateneo, secondo gli standard concordati con le varie Facoltà - centro cui dovrebbero afferire tutti gli insegnanti di lingua per trovarvi formazione e coordinamento scientifico; centri di questo tipo possono a pieno titolo chiedere fondi statali o europei specifici per la formazione linguistica degli studenti, dei visitatori in programmi europei di scambio, del personale accademico, dei cittadini in generale, in diretta connessione con le realtà produttive del territorio;
l'adozione di un modello per cui, accanto a un forte corpo di docenti di madrelingua straniera, sia possibile avere anche docenti italiani di lingua straniera, il cui ruolo è essenziale soprattutto per le fasi iniziali dell'apprendimento linguistico, e sia possibile usufruire di studenti Erasmus che svolgano, nell'ambito di scambi interuniversitari, ore di conversazione, portando la loro freschezza e innovazione linguistica all'attenzione degli studenti intermedi e avanzati, fornendo una vitalità nuova (e per altro di nessun costo) a corsi che per loro natura rimangono comunque accademici, dedicati ad una lingua "estranea", molto spesso, oltre che "straniera".