Vita Nova
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La Vita nova |
Tra il 1292 e il 1294 Dante compone la Vita nova. L'opera è un prosimetro cioè un testo misto di prosa e versi. Nei quarantadue capitoli in prosa sono presentate e commentate trentun liriche (venticinque sonetti, quattro canzoni, una ballata e una stanza di canzone). Tra le proprie liriche composte nel decennio precedente, il poeta sceglie quelle che giudica più adatte a significare una vicenda amorosa esemplare, che è commentata dalle parti in prosa. Anzi, l'organicità dell'antologia dei versi è garantita dai raccordi in prosa che secondo la volontà del poeta hanno funzione di racconto e commento della vicenda.In effetti il "libello" dantesco ("libello" significa "libricino", così Dante lo chiama affettuosamente) è un commento ai propri versi ed una autobiografia ideale. L'opera è il primo esempio in un volgare italiano di commento di un autore ai propri versi.
I modelli letterari di Dante sono da ricercare nella letteratura latina, ma anche nella letteratura provenzale e toscana. Tra i modelli latini è necessario ricordare: il De consolatione philosophiae (La consolazione della filosofia) di Severino Boezio, IL Laelius, de amicitia (Lelio o dell'amicizia) di Cicerone. All'opera di Boezio Dante si richiama esplicitamente: nel Convivio (II,XII,2) egli dice di aver letto quel testo dopo la morte di Beatrice per trarne conforto. Il dialogo di Cicerone d'altra parte offre a Dante lo spunto per sviluppare un tema che gli è particolarmente caro: l'amore disinteressato, che ha in sé la propria ricompensa e che non può esistere senza virtù.
Tra i modelli volgari possiamo annoverare: le vidas, cioè le biografie di trovatori provenzali, le razos, cioè brevi introduzioni in prosa ai canzonieri provenzali, la Rettorica di Brunetto Latini
Tema dell'opera è l'amore di Dante per Beatrice, dal primo incontro fino ed oltre la morte di lei. La memoria dell'amata si esprime dapprima in forme cortesi, per diventare sempre più esperienza mistica, in cui l'amore diventa mezzo di elevazione a Dio. Della poesia provenzale e cavalleresca anche Dante, come Guinizelli, Cavalcanti e altri poeti toscani, accoglie i temi dell'amor cortese. Così nella Vita nova compaiono molti dei temi propri del codice del fin amour, temi che a loro volta s'articolano in diversi motivi.
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L'amore ha origine da uno sguardo: la vista della donna amata che "passa per via", spesso accompagnata da altre fanciulle, provoca l'innamoramento.
La "gentilezza" è la qualità propria di chi è capace d'amore. "Gentile" nella lirica provenzale è il nobile, il signore feudale. Ma già in Guinizelli è "gentile" chi ha proprie qualità morali: esse sono la condizione per essere permeabili al sentimento d'amore. In Dante l'amore è grazia che chiunque può ricevere purché lo voglia.
L'amante rende omaggio all'amata con i versi della sua poesia che ne elogiano la bellezza e le alte qualità morali. Egli indica a tutta l'umanità la grandezza della sua donna, ma si comporta con discrezione proteggendone l'identità.Sceglie perciò un'altra donna come destinataria dei propri versi.
L'effetto della contemplazione dell'amata è duplice nell'amante: egli considera la propria inferiorità rispetto a lei, disperando di poter mai raggiungere la sua perfezione morale. Ma nello stesso tempo la visione che si para davanti all'uomo gli conferma la via da seguire per la salvazione della propria anima e gli dà la speranza della vita eterna.
Da segnalare l'originalità della raccolta di Dante, non solo se confrontata con il repertorio francese, ma anche con la stessa lirica di Guido Guinizelli e di Guido Cavalcanti. Dalla poesia provenzale e cavalleresca anche Dante, come Guinizelli e Cavalcanti, accoglie i temi dell'amor cortese, ma in modo più coerente e rigoroso egli sottopone questi temi ad una revisione teorica tesa a cancellare ogni contraddizione possibile tra il tema stesso d'amore e i principi della dottrina cristiana, che nell'amore vede una formidabile occasione di errore per l'attrazione che esso esercita verso ciò che è terreno e dunque effimero
Due temi sono particolarmente originali nella Vita nova sono:
- il saluto della donna amata.
- Esso è insieme segno della sua benevolenza e pegno di salvezza eterna. L'apparizione di Beatrice ed il suo saluto non provocano come in Cavalcanti, la costernata consapevolezza della propria inferiorità di fronte a tanta perfezione. Al contrario il saluto è atto che ricambia la devozione amorosa dell'amante e gli dà speranza di beatitudine eterna. Esso è quindi rivelazione della via che conduce alla salvezza eterna, che Dio nella sua misericordia vuole rendere evidente a tutta l'umanità. Il saluto dell'amata è infine esempio per le altre donne, che si facciano anch'esse segno manifesto della bontà divina verso l'umanità intera.
- la morte della donna amata.
- Un altro importante tema dell'opera è quello della morte. Più volte ricorrente, esso riassume il senso della dottrina amorosa dantesca. La donna amata è creatura toccata dalla Grazia divina: uno dei segni che rivela la predilezione di Dio per Beatrice è il numero nove che nei suoi multipli e sottomultipli ha a che fare con la sua vita e la sua morte. La morte di Beatrice così non è soltanto un evento drammatico e luttuoso: occorre riconoscene il significato simbolico. La morte non è fine della vita, ma inizio della vita vera, non più immersa nel flusso del tempo che scorre, ma perenne nell'eternità. La morte di Beatrice è la morte del giusto che è destinato alla beatitudine eterna nella gloria di Dio. Comprendere tutto ciò è laborioso, difficile per l'uomo che ha perduto colei che ama e cerca conforto al proprio dolore: ma ogni consolazione è erronea, se della morte non si comprende il significato di trapasso verso il regno di Dio.
Le interpretazioni di quest'opera sono molteplici.
- La Vita nova è un'agiografia.
- Per il significato attribuito nell'opera alla figura di Beatrice, mediatrice di conoscenza e salvezza e per il modo stesso del racconto molti critici hanno voluto leggere la Vita nova come una sorta di "Legenda Sanctae Beatricis", cioè come un'opera agiografica. Nelle "Vite dei Santi" l'uomo di Dio è riconoscibile per molti segni, comprensibili a chi sappia guardare oltre la lettera; e nell'attività del santo, nei suoi miracoli, si dispiega la potenza divina. Allo stesso modo nel libello dantesco Beatrice si preannuncia fin dall'inizio come creatura eletta.
- La Vita nova è teoria e storia di una poetica.
- Altri lettori hanno sottolineato i valori poetico-letterari dell'opera: sintesi e superamento della poesia d'amore siciliana e toscana della prima metà del XIII secolo. Il giudizio è motivato dall'originalità della dottrina amorosa dantesca che, come già detto, si sforza di assegnare al tema d'amore un significato non contrastante con il pensiero religioso, ed anche dalla grande perizia tecnica che Dante già mostra in questa raccolta: moduli della versificazione siciliana, guittoniana, guinizelliana sono qui presenti, ma soprattutto è forte l'eco di Cavalcanti. Nel sonetto lo schema alterno nelle rime viene via via abbandonato per accettare, secondo la lezione cavalcantiana, formule variamente incrociate.
- La Vita nova è un'autobiografia.
- Infine c'è chi ha insistito nel ricercare corrispondenze tra l'opera e la vita del suo autore. Ma occorre anche osservare che la vicenda, benché presentata come autobiografica, assume un significato simbolico molto alto. Non dobbiamo dimenticare che Dante concepisce la lettura come un'attività che prende le mosse dalla lettera del testo, ma è capace di guardare oltre la lettera, in modo da cogliere il suo senso simbolico. Perciò se pure si possono individuare le corrispondenze tra l'opera e la vita di Dante, è necessario comprendere di quest'opera il significato allegorico del suo complesso sistema di simboli e la sintesi formale di cui dà prova il poeta per la presenza nell'opera di modi espressivi che derivano dalla poesia siciliana e guittoniana subito superati per avvicinarsi alla poesia amorosa di Cavalcanti, da cui il poeta presto diverge per scegliere come nuovo punto di riferimento la "loda" guinizzelliana, che abbandona infine manifestando il desiderio di scrivere per la "gentilissima" un' opera "inaudita"
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