Un altro suffisso indo-europeo è tar che si ritrova sotto questa forma in sanscrito, in greco THR e TWR. In latino troviamo in genere dei nomi d'agente come visor, factor. Vedremo nuovi nomi foggiati in italiano.Partendo dall'indo-europeo troviamo che in origine la forma tar era identica pel mascolino e pel feminino; se ne ritrova il riflesso anche in latino (mater, pater); QUGATHR a duhitar sanscrito che vuol dire "quella che
[parola non comprensibile]
" corrisponde e se ne ha il riflesso nel daughter e nel Tochter dell'inglese e del tedesco e perfino nel Boemo tci che si pronunzia tsi.Così mater è "quella che partorisce" dalla radice ma "creare", e logicamente corrisponde a genitrix; pater viene dalla radice pa che significa "difendere", e in sanscrito ha la forma con attenuamento di a in i.
Frater si connette con di radice incerta e con questo si connettono anche il greco FRATHR, FRATWR e il brother e il bruder inglese e tedesco.
In quanto all'ADELFOS greco che sta per SADELFOS vorrebbe dire "couterino" cioè "avente comune il ventre".
Soror latino si connette con che vuol dir "femina" e quindi soror sarebbe: "la sua donna" rispetto al fratello; questa forma di svastri = svastar si ritrova in sister e in schwester inglese e tedesco, e soror in latino sta per sosor.
Così pactar è "il cuocitore"; gianitar "il genitore".
Lo ja è il carattere del feminino e in sanscrito si è contratto in i, e in greco si ritrova nelle forme in TEIRA che stanno per TERIA che riflette l'indo-europeo tarja.
Nel campo indo-europeo il suffisso di cui parliamo fu specialmente applicato ai nomi di famiglia, ma poi nelle singole lingue è venuto a dare degli appellativi.
Venendo più specialmente al latino in confronto dell'italiano troviamo dei nomi d'agente in ambedue le lingue come si vede dai seguenti nomi: assessore, attore, cantore, autore, debitore, difensore, littore, latore, lettore (e l'altra forma più propriamente neo-latina leggitore), oratore, pastore, redentore, senatore, stimatore ecc....
Non da tutti i verbi si derivano siffatti nomi e non si ha ad esempio sapitore, avitore da avere ecc.... L'italiano come abbiamo notato per leggitore, modifica questa forma e quindi per cursor oltre cursore che ha un significato speciale fa corridore, per revisor reveditore, e così provveditore, raccoglitore, apparitore; pittore è forma latina ma si ha anche dipintore e negli antichi monumenti d'arte sanesi si trova dipingitore; così abbiamo vincitore, spegnitore ecc....
Anche hannosi molti nomi di mestiere che erano passati in parte a questo uffizio nella stessa lingua latina; quindi: battitore, conciatore, filatore, tintore, incollatore, purgatore, pettinatore, tessitore, vagliatore ecc....
Il finimento in trice pei feminini non si può dire che sia essenzialmente vivo nella coscienza linguistica italiana; il finimento proprio dell'italiano pel feminino è a ed essa (greco issa e in latino issa come vedremo). Questo finimento in a fu anche a questi nomi applicato e quindi si avrà reveditora, reggitora, tintora, che prevalgono ora in toscano dove prima non erano molto frequenti.
Il piemontese ha il finimento oira che corrisponde ad ora e quindi colla solita regola della eliminazione della dentale per stiratora fa stiroira, per depanatora fa davanoira, per pettinatora fa pettnoira; per vegghiatora (cioè per le donne che vegliano i malati) fa vioira.
In sartoira si conserva il t perché l'r è un elemento di conservazione; così in piemontese si conserva l'r in Marta.
Nei nomi che hanno perduto il t, questo prima di eliminarsi era divenuto d; così lairon non da latrone ma da ladrone provenne; così pare non da patre ma da padre deriva. Il piemontese ha anche sarzioira che corrisponde a sarcitora e qui si è perduto il t.
Poiché questo suffisso forma dei nomi di mestiere è assai naturale che vi sieno anche dei nomi di famiglia da questi derivati come si vide già parlando del suffisso ario. Quindi sono comuni i nomi di Muratori, Pescatori, Salvatori, Carradori, Sartori, Fabbricatori, Parlatori ecc....
Tra le forme che più strettamente si connettono col suffisso tar si ha turo suffisso formativo del participio futuro ed anche di nomi, in cui l'o si è attenuato in u. Il Corssen ne ha ampiamente parlato.
Se fosse esistito nell'indo-europeo il suffisso turo sarebbe stato tara. Anche qui abbiamo le due forme equivalenti turus, e surus. La lingua italiana non ha ammesso per regola la forma turo per il participio futuro come in latino ed ha mantenuto solo qualche esempio come: futuro, venturo sebbene questi appartengano più al linguaggio colto che al linguaggio popolare.
Negli atti notarili si ha nascituro per naturo. Il Monti nella sua traduzione dell'Iliade usa redituro là dove dice de' cavalli di Nettuno:
Ed attendon lì fermi il redituro
Lor re ecc....In quanto ai nomi feminini, molti dal latino passarono all'italiano come: ventura, sepultura, natura, caricatura, rigovernatura (che è la broda che rimane dopo lavati i piatti) ed ha anche la nostra lingua creato dei nomi nuovi come tosatura, scanalatura ed in genere molti nomi per arti e mestieri.
Maturus in latino è considerato dai critici come una forma participiale.
In altura non si deve vedere che il solo suffisso ura e così in tutti quei nomi come: bravura, caldura, freddura, frescura, verzura, sozzura, lordura che non entrano in questa categoria, e vi si connettono solo per il suono materiale del finimento e non si trovano questi nomi nella lingua latina.
In alcuni come in paura c'è una deviazione all'ore latino; sciagura è connesso con exaugura, come sciagurato con exauguratum.